La calvizie e il destino delle cellule staminali

Il ciclo di vita del capello è dovuto alla presenza di cellule staminali in ogni follicolo che portano alla ricostituzione del capello ogni volta che cade. È importante capire se le staminali vengono perse con la calvizie comune. Vediamo le questioni sul tappeto.

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Cellule staminali e calvizie senile

Uno studio recente individua nella “fuga” nel derma delle staminali dei follicoli dei capelli la possibile causa dell’alopecia senile. Questo avviene con l’eliminazione dei due fattori Foxc1 e Nfatc1 che servirebbero per mantenere le staminali nel “rigonfiamento” (bulge) del follicolo.

Due “vecchie conoscenze”

Questi due fattori non sono nuovi nella ricerca mirata sui capelli e sulla calvizie. Foxc1 è stato individuato dagli stessi ricercatori come un fattore che permette il rinnovo delle cellule staminali dei follicoli.

Inoltre, Foxc1 è stato al centro di uno studio di Elaine Fuchs che lo ha collegato anche con le cellule staminali dei melanociti che assicurano la pigmentazione dei capelli. La stessa ricercatrice statunitense aveva individuato in precedenza nel Nfatc1 il fattore per cui la ciclosporina A fa ricrescere i capelli affetti dal calvizie.

Credits: Di Presidenza della Repubblica, Attribution, Collegamento

Fig.1: Le centenarie come il premio Nobel Rita Levi Montalcini mantengono spesso una folta capigliatura. 

La quiescenza

La ciclosporina è un inibitore della Nfatc1: questo fattore nucleare regola la quiescenza delle cellule staminali. In compenso, i ricercatori ritengono che la quiescenza delle staminali le mantenga più a lungo in grado di proliferare e di rigenerare ad ogni ciclo i follicoli e, quindi, i capelli.

Cellule staminali: la teoria dell’esaurimento

Queste ricerche riportano in auge la teoria dell’esaurimento delle cellule staminali dei follicoli ciclo dopo ciclo. Questa teoria afferma che i capelli possono rigenerarsi per 20-25 cicli prima di esaurire staminali. In pratica, se i capelli hanno dei cicli da capelli sani della durata di alcuni anni ciascuno, finiscono per rigenerarsi per tutta (o quasi) la vita umana fino alla vecchiaia. Se la fase di crescita si riduce, per esempio, a un solo anno, i capelli sarebbero presenti solo per alcuni anni dopo la maturità (considerando che i primi cicli siano durati di più).

La conseguenza

Secondo queste teorie, le fasi di crescita sempre più brevi dovute alla calvizie comune porterebbero a un rapido esaurimento delle staminali. Quindi, si spiegherebbe in questo modo l’apparire prima dei diradamenti e poi della cute glabra dello scalpo affetto da calvizie avanzata.

I peli no?

La teoria dell’esaurimento dovrebbe valere per tutti i follicoli piliferi e, quindi, non solo per quelli dei capelli. I peli del corpo hanno però un ciclo di vita molto più breve dei capelli (da 20 a 150 giorni) e non si esauriscono con l’avanzare dell’età. Al contrario, in alcuni casi con la vecchiaia crescono di più e si infoltiscono in alcune zone del corpo. È il caso delle sopracciglia, dei peli del naso e delle orecchie.

In altre parole, i peli corporei per rispettare la teoria dell’esaurimento delle staminali capelli dovrebbero possedere una riserva di cellule staminali nettamente superiore a quella dei capelli. Tuttavia, non c’è evidenza di una differenza di questo genere tra i follicoli dei capelli e gli altri follicoli piliferi.

Piccoli, ma vivi

Anche il fatto che uno scalpo affetto da calvizie molto avanzata presenti sempre dei minuscoli capelli trasparenti contrasta con la teoria dell’esaurimento delle cellule staminali dei follicoli. Infatti, l’esaurimento delle staminali non dovrebbe portare ad alcuna crescita di qualsiasi tipo di peluria. Invece, sullo scalpo glabro si possono intravedere in controluce diversi peli molto piccoli. Questo significa che i follicoli sono ancora vivi e vegeti per quanto minuscoli.

Fig.2: I peli corporei si mantengono sino a tarda età pur avendo dei cicli di vita molto ridotti, proprio come gli analoghi capelli vellus o miniaturizzati.

Cellule staminali capelli: teoria smentita?

Il famoso studio di Garza e Cotsarelis nel 2012 ha mostrato poi che con la calvizie comune le cellule staminali non vengono eliminate, ma risultano in gran parte bloccate, non trasformandosi in cellule progenitrici.

Questo studio ha riportato la speranza di poter recuperare i capelli persi sbloccando il passaggio delle staminali a progenitrici. In pratica, se con la calvizie si ha un blocco del funzionamento dei follicoli dei capelli, ha senso trattare la calvizie con i vari rimedi, mentre se fosse vera la teoria dell’esaurimento delle staminali non avrebbe senso provare a recuperare i capelli perduti con i vari trattamenti topici e orali.

Capelli che ricrescono

Di fatto, con trattamenti come minoxidil, finasteride, antiandrogeni e con sostanze analoghe dei capelli ricrescono, anche se la ricrescita è quasi sempre incompleta. Anche in questo caso ci sono due teorie in apparenza opposte. Una indica nel recupero di alcuni capelli miniaturizzati la ricrescita ottenuta con i trattamenti più efficaci. L’altra, sostenuta da ricercatori come il belga Van Neste e il nostro Rebora, indica nella ripresa del ciclo dei follicoli dei capelli in fase di pausa il segreto dei rinfoltimenti con i trattamenti contro la calvizie comune.

Fig.3: 11 capelli di varia dimensione seguiti per 4 anni di cui gli ultimi 2 anni con finasteride. Le fasi di crescita sono in rosso, quelle di non crescita in giallo. I capelli fini (3, 4 e 6) non sono diventati terminali (dal supplemento della pubblicazione di Van Neste).

Questione di kenogen

Negli studi di Van Neste, è stato seguito per 4 anni un gruppo di capelli trattati con finasteride e minoxidil e si è visto allungamento della fase anagen e dello spessore sulla maggior parte di questi capelli. Ma non vi è stato sviluppo dei capelli miniaturizzati. I grandi recuperi secondo questa teoria avvengono con l’accorciamento della fase di pausa, ossia con la ripresa del ciclo del follicolo del capello. Secondo questa teoria, nelle zone diradate impererebbe una fase kenogen molto lunga per tutti i capelli terminali dell’area colpita dalla calvizie.

Vellus stabili

La teoria che indica nella ripresa del ciclo dopo la fase kenogen la base dei recuperi con i trattamenti più efficaci è nata dalla costatazione che i capelli miniaturizzati, i cosiddetti vellus, non variano di numero prima e dopo le cure. Aumenta, invece, la conta dei capelli più spessi come se spuntassero dal nulla. In pratica, il recupero in copertura dello scalpo sarebbe dovuto a capelli che migliorano il loro spessore e la durata della crescita e da capelli che si risvegliano dalla fase di quiescenza.

Fig.4: I gradi di displasia della calvizie comune

Classificazioni coincidenti

Il recupero in copertura in seguito ai trattamenti è dovuto a una forte componente di capelli non vellus che migliorano in spessore e durata della fase di crescita. Questo conferma la vecchia regola della tricologia per la quale si possono recuperare al massimo due gradi di displasia. Negli studi recenti, si classificano i capelli in base al loro diametro. Sotto i 20 micrometri (micron) i “vellus” vengono anche chiamati nano-capelli, mentre i vellus veri e propri arriverebbero a 40 micron negli studi europei. Prima dei capelli terminali, alcuni collocano i capelli intermedi con diametro da 40 a 60 micron.

In questo modo, si ricreano in gran parte le categorie usate in precedenza con i capelli vellus, alopecici, displasici, pseudo-displasici, anagen 6 e anagen 7. Un pelo vellus, inteso come nano-capello, potrebbe quindi al massimo diventare displasico, ossia non superare mai lo spessore di 40 micron.

Scarsa copertura

Lo spessore inferiore ai 40 micron indica anche che il capello cresce in lunghezza solo di pochi centimetri, quindi ha un ciclo breve, di solito inferiore all’anno, oltre ad essere posizionato più in superficie nel derma ed essere poco pigmentato. Un tipo di capello che da solo apporta poca copertura se non accompagnato da molti terminali per creare una specie di “sottopelo” che rafforza la copertura dei capelli terminali. In una capigliatura sana, capelli di questo tipo possono essere i capelli secondari delle unità follicolari in cui c’è un capello terminale principale.

Diminuzione dei follicoli attivi

Non resterebbe, quindi, che contare sul risveglio dei capelli terminali dalla loro lunga fase di pausa. Questo è ovviamente benvenuto quando si verifica, ma in molti casi potrebbe non verificarsi mai. Follicoli che stanno troppo a lungo in fase di pausa potrebbero finire per essere fagocitati nel tempo e, pertanto, non risultare mai più attivi. Del resto, col passare degli anni, i follicoli dei capelli si riducono anche sugli scalpi non affetti da calvizie, probabilmente per lo stesso motivo.

Il solito consiglio

Inutile dire che queste considerazioni ribadiscono un altro concetto acquisito da diversi anni dalla tricologia che è quello che la calvizie è tanto più contrastabile quanto più si agisce per tempo. Spesso, per non dire quasi sempre, l’azione tempestiva non avviene perché ci si accorge visivamente dei diradamenti solo quando si è perso almeno il 50% dei capelli terminali. A quel punto, si può ancora ottenere un recupero che riporti sopra il 50% della situazione originaria, ma se non si agisce o si agisce con trattamenti inefficaci si arriva a un punto in cui non si può più ottenere una copertura estetica dello scalpo soddisfacente.

Rigenerazione

Un’ultima speranza di recupero quando la situazione è compromessa può venire dalle tecniche di rigenerazione tipo quelle messe in atto con il protocollo di Follica. Questo però si è mostrato particolarmente efficace nel produrre capelli vellus aggiuntivi, ma non altrettanti capelli terminali. Il concetto di rigenerazione è comunque coerente con le teorie esposte sopra perché punta a generare nuovi capelli in sostituzione di quelli che si perdono naturalmente o a causa della calvizie.

Negli studi di Follica è stata anche rilevata un’attività spontanea generatrice di nuovi capelli. Questa però risulta molto ridotta e sporadica e non può compensare la perdita di capelli altrettanto spontanea nel succedersi degli anni. Resta comunque un processo esistente che si potrebbe incentivare con degli appositi trattamenti. Notoriamente l’attuale protocollo di Follica prevede come trattamenti a questo fine un intenso microneedling bisetimmanale e l’uso del comune minoxidil al 5% giornaliero.

 

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