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Alopecia cure: esiste un limite invalicabile?

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L’inganno della copertura

La calvizie (o alopecia androgenetica) è una questione estetica e, in definitiva, di tipo visivo o ottico. La copertura della cute dello scalpo è garantita dalla densità dei capelli, ma anche dal loro spessore e dalla loro lunghezza. Per questo motivo, la calvizie viene percepita solo quando la densità dei capelli in un’area dello scalpo si riduce di più del 50%. A questo punto con i trattamenti è possibile ritornare sopra la soglia esteticamente e visivamente valida, ma molto difficilmente si recupera la situazione originaria, ossia la densità iniziale.

Alopecia cure: la tempestività

Purtroppo, la maggior parte degli affetti da alopecia arriva a utilizzare i trattamenti giusti solo quando i diradamenti più o meno estesi raggiungono densità anche inferiori al 20% rispetto a quella originaria. Le cure per alopecia efficaci possono portare a incrementi del 25%, che porterebbero però la densità solo intorno al 25% di quella originale. Inoltre, questa andrebbe almeno raddoppiata per avere dei risultati esteticamente accettabili, simili a quelli di un trapianto di capelli.

Solo il trapianto

Da qui, l’insoddisfazione di molti e l’accusa ai trattamenti esistenti di non essere per nulla efficaci. Questi però per essere efficaci dovrebbero fare dei veri miracoli. Questo spiega anche la fortuna dei trapianti capelli, i quali riportano semplicemente la densità a quel fatidico 50% che funziona a livello ottico e, quindi, estetico.

L’età c’entra

Va anche detto che la densità dei capelli scende col passare degli anni in modo fisiologico. Di conseguenza, le cure contro calvizie devono lavorare, per così dire, in salita anche contro la riduzione fisiologica della densità che si ha con l’invecchiamento. Invecchiamento che non significa vecchiaia, ma il lungo processo che procede negli anni dopo la maturità fisiologica raggiunta dall’individuo adulto intorno ai 20 anni.

A prova di invecchiamento?

Certamente, il diradamento dovuto all’invecchiamento senza che si abbia calvizie comune è un diradamento piuttosto omogeneo che può anche non scendere mai sotto la soglia del 50% e, quindi, restare esteticamente valido per tutta la vita. Tuttavia, la regola è che la calvizie prevalga con l’età nella grande maggioranza degli uomini e almeno nella metà delle donne.

Visto da vicino

Queste dinamiche estetiche della calvizie riguardano in ciascun individuo migliaia di capelli con i relativi follicoli. Sono, quindi, questioni di tipo quantitativo che hanno alla base però la qualità dei singoli capelli e follicoli e delle loro aggregazioni per gruppi omogenei.

Fig.1. La classificazione dei capelli in base ai gradi di displasia. 

Da terminale a vellus

La classificazione dei gradi di displasia dei capelli prevede una scala che va dal capello terminale femminile spesso e pigmentato con diametro fino a 100 micron al vellus esile e depigmentato sotto i 30 micron, passando per il capello terminale maschile, lo pseudo-displasico, il displasico e l’alopecico. Per i possibili recuperi in spessore di queste categorie di capelli, si è parlato in un primo tempo di un solo grado di displasia. In seguito, si è stabilito che è possibile recuperare fino a due gradi, ma non di più. Pertanto, un vellus con i migliori trattamenti non potrebbe mai tornare terminale, al massimo potrebbe fermarsi a displasico. Questo tipo di capello caratterizza le prime fasi della calvizie,  ha durata in fase anagen da 6 mesi a 1 anno, ancoraggio poco profondo e crescita di pochi decimi di millimetro al giorno.

Miniaturizzazione

La miniaturizzazione dei capelli è una conseguenza della miniaturizzazione dei follicoli. La stessa papilla dermica, che è minuscola ma è la parte del follicolo fondamentale per la crescita dei capelli, arriva ad avere dimensioni inferiori di 10 volte nei follicoli di capelli vellus rispetto ai capelli terminali. La miniaturizzazione comporta poi una profondità del bulbo sempre più superficiale, la perdita della pigmentazione e la scomparsa del piccolo muscolo erettore del pelo.

Non solo calvizie

I follicoli e i capelli miniaturizzati non sono un prodotto esclusivo della calvizie. L’intero corpo umano (tranne le palme delle mani e dei piedi, e le labbra) è coperto di peli di piccole dimensioni. Lo scalpo non fa eccezione: anche se non si soffre di calvizie, a fianco dei capelli terminali si trovano sempre numerosi vellus o comunque i loro follicoli.

Vellus stabili

Il motivo per cui alcuni studiosi hanno messo in dubbio che le ricrescite in seguito ai trattamenti più efficaci, come il topico minoxidil e la finasteride orale, siano dovute a vellus che si trasformano in terminali è legato alla conta dei capelli. Infatti, nelle zone trattate che hanno avuto un recupero i capelli terminali aumentano di numero, ma questo non avviene a discapito del numero di vellus che resta costante o addirittura cresce.

Il ruolo della quiescenza

L’aumento dei terminali per effetto dei trattamenti contro la calvizie viene attribuito alla ripresa dei follicoli in quiescenza. Questa sarebbe un’ulteriore fase del ciclo di vita dei follicoli che segue la fase finale, ossia il telogen, viene definita kenogen. Pertanto, una volta che il capello è fuoriuscito dal follicolo, la nuova fase di crescita non si verificherebbe immediatamente, ma dopo un certo tempo. Un intervallo di tempo che nelle zone diradate affette dalla calvizie andrebbe estendendosi e sarebbe la causa primaria dei diradamenti.

Condizioni iniziali

Si può ipotizzare che la fase di quiescenza del ciclo dei capelli affetti da calvizie si allunghi con i vari gradi di displasia. Le cure più efficaci, anche quando non sono esteticamente soddisfacenti, fanno spuntare diversi vellus e capelli miniaturizzati che prima erano in quiescenza. Pertanto, i successi delle terapie sembrano dipendere dalle condizioni iniziali. Il recupero sarà tanto più consistente quanti più follicoli di capelli terminali o con bassi gradi di displasia usciranno dallo stato di quiescenza grazie ai trattamenti.

Fig.2: A sinistra un capello che da vellus si sviluppa come terminale (da uno studio di D. Van Neste). 

Alopecia cure: le casistiche

Condizioni iniziali di questo tipo sono più probabili quando la calvizie è agli esordi. Tuttavia, in molti casi possono valere solo per alcune aree diradate dello stesso individuo, di solito quelle che si sono diradate più di recente. Queste condizioni favorevoli ai recuperi in alcuni casi possono mantenersi inalterate per anni e permettere di recuperare capelli in buona quantità in età matura.

Mantenimento

Molte terapie portano al mantenimento della situazione, un risultato che viene spesso sottovalutato per due motivi. Il primo motivo è che di solito ci si muove per contrastare la calvizie quando questa è già in corso da un po’ e non si ottiene il recupero sperato, ma solo la conservazione della situazione riscontrata a inizio terapia. Il secondo è che si dà per scontato che il processo della calvizie sia stabilizzato e che quindi le terapie siano del tutto inefficaci. In realtà, se prolungato nel tempo, il mantenimento è un risultato importante perché, anche solo per questioni fisiologiche, ci dovrebbe essere un peggioramento con l’avanzare dell’età.

Conservare per il futuro

Inoltre, il mantenimento, congelando la situazione in uno stato iniziale, aumenta le probabilità di un recupero importante con le terapie a cui risponde meglio un soggetto. Terapie che potrebbero essere adottate dopo alcuni anni nei quali si è comunque bloccato il processo della calvizie. In questo caso, il mantenimento terrebbe in quiescenza per anni quanti più capelli capaci di poter tornare terminali.

Alopecia cure: ne servono nuove?

Se il limite del capello vellus che non può tornare terminale fosse fisiologico, risulterebbe invalicabile anche per i sempre tanto attesi nuovi trattamenti contro la calvizie. Che questo limite venga considerato oggi invalicabile lo testimonia il sempre maggiore ricorso ai trapianti di capelli, ma anche l’interesse per la clonazione dei follicoli, per la loro rigenerazione o neogenesi che punta a ripercorrere lo sviluppo embrionale dei follicoli nell’individuo adulto.

La clonazione dei follicoli rimanda comunque ai trapianti di capelli, mentre la rigenerazione potrebbe essere la vera nuova terapia su cui puntare.

Limite confermato?

Parlare di rigenerazione dei follicoli significa parlare della compagnia biotech che da più anni è impegnata su questo fronte, vale a dire Follica. Al momento il protocollo indicato da Follica prevede l’utilizzo del microneedling e di minoxidil topico. I dati di questo protocollo mostrano un’importante ricrescita di capelli, ma soprattutto di vellus. Il metodo sarebbe, quindi, più efficace del singolo microneedling e del solo uso di minoxidil, ma al momento non sembrerebbe aver infranto il limite dei vellus che non si riconvertono in terminali.

Fig.3: Il distacco progressivo del muscolo erettore del pelo sarebbe alla base per alcuni ricercatori dell’irreversibilità finale della calvizie comune. 

Cosa impedisce la ricrescita?

Per alcuni studiosi, la perdita nei follicoli vellus del muscolo erettore del pelo farebbe la differenza tra la calvizie comune che finisce per diventare irreversibile e l’alopecia areata e il telogen effluvium che invece risultano reversibili. Dall’altro lato, per altri studiosi sono le formazioni fibrose dette corpi di Arao, che appaiono sotto i follicoli miniaturizzati e che sarebbero tipiche della calvizie, a impedire la ridiscesa dei follicoli alla profondità cutanea a cui sono ancorati i follicoli dei capelli terminali.

A questo proposito va anche fatto notate che lo spessore dello scalpo affetto da calvizie risulta assottigliato e, quindi, presenta una situazione in cui è oggettivamente impossibile per i follicoli poter scendere alla profondità adeguata per generare capelli terminali.

Esistono rimedi?

Viene da chiedersi se per superare questi impedimenti alla ricrescita di capelli terminali esistano dei rimedi. Al momento, si ha solo la proposta di sperimentare GABA (acido gamma-amminobutirrico) per rimodellare la fibrosi sotto il follicolo, ma non risulta alcuna sperimentazione ufficiale in corso. Tuttavia, potrebbero rivelarsi utili in questo senso il microneedling e l’uso topico di sostanze che possono rendere meno atrofico lo scalpo come l’acido ialuronico e gli estrogeni deboli.

La speranza dall’ipertricosi

L’ipertricosi è l’anomalo accrescimento e irrobustimento di peli vellus che si trasformano in peli terminali. Pertanto, questo passaggio è possibile anche se per i capelli trattati con sostanze che danno ipertricosi come minoxidil viene ritenuto marginale. Tra i casi di ipertricosi più frequenti e interessanti spiccano quelli prodotti localmente da ingessature e tutori.

I casi documentati

Negli ultimi anni, sono stati documentati con pubblicazioni scientifiche almeno tre casi di cosiddetta “ipertricosi localizzata acquisita” per ingessature o uso di un tutore. Un caso documentato si è verificato su un bambino cinese di poco più di due anni in cui la gamba liberata dal gesso ha mostrato una crescita di molti peli lunghi e pigmentati. Per ricercatori, questo fenomeno è comune almeno a un terzo dei soggetti sottoposti a ingessatura o costretti a indossare un tutore per circa un mese e mezzo, ma è più frequente tra gli adolescenti senza distinzione di sesso.

Dopo la rimozione del gesso o del tutore l’ipertricosi permane per un periodo che va dai tre ai nove mesi successivi.

Fig.4: La crescita di peli terminali nel punto dell’intervento alla rimozione dell’ingessatura.

Le possibili cause

I ricercatori ipotizzano che alla base di queste trasformazioni di minuscoli vellus in peli terminali vi siano varie possibili cause. In primo luogo, l’afflusso di sangue e di fattori di crescita che non vengono smaltiti per l’occlusione praticata dall’ingessatura o dal tutore. Per alcuni studiosi, invece, è la guarigione dalle fratture a produrre fattori che portano allo sviluppo dei peli terminali. In effetti, in uno dei casi pubblicati (Fig.4), si evidenzia la crescita dei peli terminali solo in corrispondenza della zona dell’intervento e non in altre zone coperte dall’ingessatura.

Ipertricosi sullo scalpo?

Vengono esclusi i fattori ormonali per l’ipertricosi indotta da ingessature e tutori. Tuttavia, non pare esistano casi di ipertricosi su teste fasciate affette da calvizie. Allora occorre ricordare che i follicoli dei peli del corpo, al contrario di quelli dei capelli, si accrescono sotto l’effetto degli androgeni e, in particolare, del DHT che è l’ormone che alimenta il processo di miniaturizzazione nella calvizie comune. Un caso clamoroso di ricrescita dei capelli in una persona calva e anziana è quello dovuto a una bruciatura provocata da un attizzatoio.

In definitiva, il limite della trasformazione dei vellus in terminali potrebbe cadere con ricerche che approfondiscano sulle peculiarità di casi come questo e, in generale, sui casi più frequenti, ma non comuni, di significative ricrescite in età matura.

 

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Redazione Calvizie.net
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La redazione di Calvizie.net è formata da medici, specialisti e appassionati al tema della tricologia. Dal 1999, ci dedichiamo a diffondere informazioni sempre aggiornate sulla cultura della salute dei capelli.
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2 COMMENTS

  1. Secondo me non esiste un limite invalicabile in medicina, solo che non abbiamo ancora capito come superarlo.
    Vedi tipo la ricostruzione o ricrescita dei nervi oppure la possibilità di riavere arti amputati.
    Prima o poi ci arriveremo, il limite é la nostra non completa conoscenza della biologia umana.

  2. Forse potrebbe essere esteso il limite in avanti, ma non su tutti ha funzionato il beta estradiolo. Estrogeni deboli potrebbero essere parimenti utili, perché incrementano l’aromatasi locale.

    Ciao

    MA – r l I n

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