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Attivi naturali per ringiovanire la pelle e far crescere i capelli

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Contrastare rughe e calvizie

Due ricercatori britannici hanno di recente pubblicato un articolo scientifico sugli attivi topici e sistemici che favoriscono la salute dei capelli e rallentano l’invecchiamento cutaneo. In particolare, sono stati presi in considerazione dei peptidi vegetali a doppia azione, i fitoestrogeni e i cannabinoidi.

Retinoidi problematici

I retinoidi, dei derivati della vitamina A, costituiscono al momento i trattamenti cosmetici più efficaci contro l’invecchiamento cutaneo. Peraltro, è noto che alcuni farmaci a uso orale a base di retinoidi possono causare effluvi dei capelli. Alcuni specialisti in capelli sconsigliano anche l’uso inteso di integratori di vitamina A e di betacarotene, un precursore della vitamina A molto usato d’estate per favorire l’abbronzatura, per scongiurare l’effluvio stagionale di post-estivo.

I due TGF-beta

I retinoidi portano alla sintesi di TGF-ß2 che porta a sua volta alla produzione di collagene. Da qui, la loro utilità nell’azione contro l’invecchiamento cutaneo. Lo scalpo affetto da calvizie esprime elevate quantità di TGF-ß1 e basse quantità di TGF-ß2. L’aumento tramite i retinoidi di TGF-ß2 può aiutare la crescita dei capelli affetti da calvizie, ma può portare alla caduta di quelli ancora non affetti per l’eccesso di questo fattore.

betacarotene - capelliFig.1: Secondo alcuni specialisti il beta-carotene e la vitamina A in eccesso possono portare a caduta dei capelli.

Fibroblasti e cheratinociti

Entrambi gli isotipi di TGF-ß portano alla sintesi di collagene da parte dei fibroblasti dermici e, quindi, anche della papilla dermica dei follicoli. Tuttavia, lo stesso processo blocca la proliferazione dei cheratinociti e la sintesi di cheratina, la sostanza di cui sono fatti i capelli. Per questo, i retinoidi risultano efficaci per rinnovare la cute, ma possono essere problematici per i capelli se portano a un’eccessiva produzione di TGF-ß.

Aggirare i TGF-beta

Nell’articolo si propone, quindi, di evitare il percorso che porta alla sintesi di TGF-ß, scegliendo altri percorsi che sortiscano gli stessi effetti antinvecchiamento e possano giovare ai capelli.

In particolare, gli attivi che promuovono l’espressione del collagene attraverso un agonismo parziale dei recettori dell’adenosina A2a possono essere benefici per i capelli. Questo perché l’agonismo completo dei recettori dell’adenosina può creare fibrosi e, quindi, non essere benefico per i capelli.

I rame peptidi

Tra le prime molecole antinvecchiamento cutaneo di cui beneficiano anche i capelli, i ricercatori annoverano i rame peptidi. Il primo di questi, il GHK-Cu, creato dal dr. Pickart nel 1973, porta alla proliferazione dei fibroblasti e all’espressione di proteine della matrice extracellulare e proteoglicani preservando la replicazione dei cheratinociti. Inoltre, il GHK-Cu sopprime l’espressione di TGF-ß1, la quale è particolarmente elevata nello scalpo affetto da calvizie comune.

Un tetrapeptide analogo al GHK-Cu è l’AHK-Cu, che ha simili proprietà. Tuttavia, queste sostanze sono altamente idrofile e si dubita che le applicazioni topiche possano avere gli stessi effetti delle applicazioni tramite mesoterpaia o microneedling.

Lisina e arginina

La ricerca negli ultimi anni ha puntato su sostanze presenti nel regno vegetale con caratteristiche simili ai rame peptidi, ma con penetrazione cutanea più accentuata. Sostanze contenenti aminoacidi con carica positiva a pH omeostatico (pH 7,3-7,4), come arginina e lisina. Peraltro, la lisina è l’aminoacido che caratterizza i rame-peptidi GHK-Cu e AHK-Cu, dove è appunto indicata con la lettera “K”.

Estratti vegetali

Questo tipo di peptidi viene estratto dalle mandorle amare, dai semi di soia, dal fieno greco, dai germogli di pisello e da un’alga (Pyropia yezonensis). Questi estratti vegetali vengono usati nei sieri antinvecchiamento e nei preparati per la crescita dei capelli. Una delle composizioni più comuni è l'”acetil tetrapeptide-3” (Capixyl™), che è composto dalla sequenza aminoacidica di acetil-K-G-H-K-NH2, con due gruppi di lisina. Un’altra composizione comune è l’estratto di germogli di pisello (Anagain™) in cui vengono creati diversi peptidi ricchi di lisina con la germinazione.

acqua di cocco - capelliFig.2: L’acqua di cocco contiene, tra le altre cose, la chinetina.

Citochinine

La ricerca di attivi derivati dalle piante che siano agonisti parziali dei recettori di membrana dell’adenosina A2a indirizza verso le citochinine. Si tratta di ormoni vegetali che modulano vari processi cellulari nelle varie fasi di sviluppo delle piante. Sono citochinine con interessanti proprietà antinvecchiamento la zeatina estratta dal mais e la chinetina che si trova anche nell’acqua di cocco. La loro azione sui fibroblasti porta alla produzione di collagene di tipo I e di tipo III. Quest’ultimo sarebbe il tipo di collagene più presente nel derma giovanile.

Cannabinoidi

I cannabinoidi sono un altro genere di attivi vegetali che possono risultare utili contro l’invecchiamento e per la crescita dei capelli. Su queste pagine abbiamo di recente evidenziato uno studio in cui il cannabidiolo topico avrebbe ottenuto risultati significativi nel trattamento della calvizie. Tuttavia, questa pubblicazione si indirizza a un altro cannabinoide, il cariofillene. Questo cannabinoide promuoverebbe la proliferazione delle cellule staminali dei follicoli dei capelli.

Anche con il cariofillene viene proposto l’utilizzo del microneedling, non perché la molecola abbia difficoltà di penetrazione cutanea, ma perché la sua azione è stata sperimentata sulla guarigione delle lesioni cutanee e questa tecnica crea appunto delle microlesioni.

Fitoestrogeni

Gli estrogeni sono considerati superiori ai retinoidi nel contrasto dell’invecchiamento cutaneo e sono ritenuti attivi efficaci, anche se problematici, per far crescere i capelli. È quindi sempre molto grande l’interesse per le sostanze di origine vegetale che hanno attività estrogenica, i cosiddetti fitoestrogeni.
L’uso di fitoestrogeni come gli isoflavoni per la crescita dei capelli è piuttosto consolidato. Tuttavia, per i ricercatori britannici le sostanze naturali non agirebbero sul recettore degli estrogeni giusto.

Il dilemma dei recettori

Nella pubblicazione si cita uno studio del 2002 in cui il recettore degli estrogeni ER-α, e non ER-ß, è coinvolto nella regolazione del ciclo dei follicoli piliferi. I fitoestrogeni tendono però a essere agonisti di ER- ß e quindi, secondo gli autori, risulterebbero poco attivi sui capelli. Lo studio era però stato effettuato sui topi ed è stato inoltre smentito da uno studio successivo.

Nell’uomo
le cose dovrebbero stare in modo comunque diverso dal momento che i capelli nella nostra specie sono “peli”  davvero molto particolari per lunghezza, spessore, densità e posizionamento, e rappresentano un discreto elemento di dimorfismo sessuale. Pertanto, sono fortemente influenzati dagli ormoni sessuali.

ER-alfa o ER-beta?

Al momento per la crescita dei capelli c’è chi punta sugli agonisti selettivi del recettore ER-ß. Questo perché il principale problema dell’utilizzo delle sostanze estrogeniche è la ginecomastia che dipende soprattutto dal recettore ER-α. È, quindi, importante capire se agire su ER-ß può portare a ricrescita dei capelli. Il fatto che i fitoestrogeni non si siano fin qui rivelati risolutivi per far crescere i capelli può indicare che agiscano sul recettore meno significativo, oppure che non hanno sufficiente potenza.

far crescere i capelli - estrogeniFig.3: Gli estrogeni possono portare a incrementare il seno maschile.

Il caso equolo

Nella pubblicazione esaminata tra i tanti fitoestrogeni viene evidenziato l’equolo. Qui da noi questa sostanza ricorda il preparato del dr. Brotzu che ha creato tante aspettative negli anni scorsi, ma che non pare avere dato i risultati sperati. In questo preparato, l’equolo è stato inserito in dosi molto contenute perché la veicolazione di questo attivo è stata delegata a liposomi cationici. Questi liposomi dovrebbero consentire dosaggi bassi degli attivi che verrebbero veicolati più efficacemente sulle cellule obiettivo.

In definitiva, questo attivo non è mai stato provato adeguatamente a dosaggi significativi, quindi non sarebbe da scartare a priori. L’equolo, infatti, oltre a essere un fitoestrogeno, è una sostanza che blocca direttamente il DHT e non gli enzimi che lo sintetizzano.

Affinità per gli ER

L’equolo tra i fitoestrogeni non brilla per l’affinità di legame con i recettori ER. Tra i ligandi degli ER, in cui l’estradiolo viene posto convenzionalmente al 100% per entrambi i recettori ER, l’equolo mostra un’affinità massima dello 0,287% per ER-α e dello 0,85% per ER-ß. La genisteina, che è il principale isoflavone della soia, ha affinità media per ER-α dello 0,445%, ma addirittura del 33,24% per ER-ß. Ancora più affinità ha il cumestrolo, un fitoestrogeno di cui sono ricchi il trifoglio, il cece e l’alfalfa o erba medica, con una media del 9,225% per ER-α e del 64,125 per ER-ß.

Altre sostanze estrogeniche naturali che hanno spiccata attività estrogenica con predilezione elevata per il recettore ER- ß sono l’apigenina di cui è ricca la camomilla, il prezzemolo, ma anche l’agnocasto e la liquiritigenina della radice di liquirizia.

Far crescere i capelli: la ricerca continua

Le sostanze naturali vengono spesso sottovalutate da chi sta cercando come far crescere i capelli. Alcuni pensano che si tratti di rimedi tradizionali già sperimentati per secoli senza dare risultati decisivi. In realtà, la fisiologia dei capelli è rimasta fino ad alcuni decenni fa del tutto sconosciuta e difficilmente le sostanze naturali sono state utilizzate in passato pure, concentrate e per i tempi necessari a vederne gli effetti sui capelli.

Pertanto, la ricerca di attivi naturali più efficaci per far crescere i capelli ha avuto senso fino a qui e continuerà ad averlo finché si cercheranno trattamenti farmacologici che siano più efficaci di quelli attualmente disponibili.

 

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Redazione Calvizie.net
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La redazione di Calvizie.net è formata da medici, specialisti e appassionati al tema della tricologia. Dal 1999, ci dedichiamo a diffondere informazioni sempre aggiornate sulla cultura della salute dei capelli.
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15 COMMENTS

  1. Veramente nell’articolo si mette in discussione il fatto che il recettore che conti sia ER-beta. ER-beta è stato prescelto perché da meno problemi al seno. Il fatto che i fitoestrogeni di solito puntino a ER-beta e non facciano miracoli depone appunto per questa cosa. L’estriolo è molto usato, ma pure questo non pare fare l’effetto sperato che è invece più frequente con l’estradiolo che è un forte ligando anche di ER-alfa, con i noti effetti collaterali che coinvolgono principalmente il seno.

    Ciao

    MA – r l i n

  2. Sicuramente anche agire su ER-beta porta benefici, ma a quanto ho capito si è puntato su ER-beta per ridurre i sides, non perché fosse il recettore giusto. Sicuramente ER-alfa è quello sbagliato per l’ingrossamento del seno, la ginecomastia e la femminilizzazione in genere, ma questa comprende anche la femminilizzazione dei capelli.

    Ciao

    MA – r l i n

  3. Sì ci sono altre variabili come appunto l’attivazione del recettore ossia dei coattivatori. Da uno studio risulta ad esempio che gli estrogeni equini tipo Premarin, sarebbero ad esempio più potenti di quanto dica l’affinità di legame.

    Ciao

    MA – r l i n

  4. Poi può essere che siano da attivare entrambi con analoga potenza come fa il beta-estradiolo.

    Ciao

    MA – r l i n

  5. Sì Oscar, vorrei che analizzassi con me questo studio, dove in effetti l’estriolo parrebbe avere dei vantaggi sugli altri estrogeni:

    [URL unfurl=”true”]https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3075970/[/URL]

    Peraltro se si punta all’ER-beta io non escluderei i naturali come apigenina, liquiritigenina e pure la genisteina che nello studio postato sopra è l’unica sostanza di origine vegetale considerata e se la cava bene.

    [URL unfurl=”true”]https://en.wikipedia.org/wiki/Estrogen_receptor_beta[/URL]

    Quindi non è solo questione di affinità di legame, ma anche di legame dei coattivatori di ER con il complesso ER-ligando e della potenza del ligando di richiamare i coattivatori del recettore degli estrogeni. Di solito le prime due cose vanno assieme, ma ci sono delle sorprese e dei cambiamenti di classifica di potenza considerando questi tre aspetti. Comunque il coattivatore decisivo (come HIC-5 per AR) è SRC3:

    [URL unfurl=”true”]https://en.wikipedia.org/wiki/Nuclear_receptor_coactivator_3[/URL]

    Ciao

    MA – r l i n

  6. Magari scrivetevi in pvt.

    Per l’estradiolo tipico, Oscar, qui c’è chi lo ha provato, ma il range da te indicato manca di uno zero dopo la virgola nel minimo. Ossia non allo 0,05%, ma allo 0,005%, che è la percentuale del Crinohermal Fem/Alpicort. Se ricordo bene anche il preparato del Centro Tricologico Trentino ha identica percentuale e aveva comportato un intervento di ginecomastia nel ns. utente che lo ha comunque adottato come rimedio stabile contro l’aga.

    Ciao

    MA – r l i n

  7. Sì, è il Crinohermal Fem che ha estradiolo a quella percentuale ed è quello che è stato usato da un utente.

    Ciao

    MA – r l i n

  8. Hai ragione, ricordavo male. Dovrebbe comunque essere la stessa percentuale del preparato del CTT, che sappiamo aver portato il ns. utente a operarsi di ginecomastia.

    Ciao

    MA – r l i n

  9. Lui ha fatto così. Comunque è l’Alpicort che ha quella percentuale, peraltro di benzoato che dovrebbe essere già 10 volte meno potente, almeno su Er-alfa.

    Ciao

    MA – r l i n

  10. A quelle percentuali è facile che ci siano problemi al petto.

    l’Alpicort qui credo lo abbiamo provato solo delle donne, i maschi hanno provato Crinohermal. Però ora ho un dubbio sul dosaggio CTT, ossia se era quello di Alpicort o di Crinohermal, considerando la ginecomastia penso che il dosaggio fosse quello di Crinohermal.

    Ciao

    MA – r l i n

  11. Beh sono contento, ma tu non usavi anche l’estradiolo topico? Se hai ricrescita sulle tempie credo che sia più merito suo che della duta, anche se presi insieme fanno sicuramente più effetto.

    E’ probabile che gli isoflavoni non siano così attivi sul seno. E’ questione di due recettori per gli estrogeni, gli isoflavoni hanno più affinità per un recettore che non agisce molto sul seno.

    Ciao

    MA – r l i n

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