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La calvizie nei transgender

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L’estradiolo proibito

La maggior parte dei medici specialisti in capelli, ossia i tricologi, ha bandito l’uso del 17 beta estradiolo topico per trattare la calvizie maschile. Questo estrogeno molto potente da, infatti, una spiccata femminilizzazione con crescita del seno, accumuli adiposi e ritenzione idrica, nonché calo della libido e possibili difficoltà nell’erezione. Effetti collaterali del tutto indesiderati e, quindi, un prezzo troppo alto da pagare per potere riavere i capelli perduti.

L’eccezione

L’uso del 17 beta estradiolo è ammesso solo in chi cambia sesso passando da uomo a donna. Infatti, quelli che sono degli effetti collaterali del tutto da evitare nei maschi che non vogliono cambiare sesso, possono risultare effetti graditi in chi invece da maschio vuole assumere il più possibile un aspetto femminile. Molto spesso chi cambia sesso in questo senso prende anche oralmente dei potenti antiandrogeni ed estrogeni di potenza analoga al 17 beta estradiolo.

Studi su transgender e calvizie

Da tempo ci si chiede se questi stessi trattamenti ormonali molto spinti possono invertire completamente il processo della calvizie maschile. I transgender donna (ossia ex uomini) rappresentano i soggetti ideali su cui verificare questa possibilità di recupero della capigliatura affetta da calvizie. Non sono però molti gli studi scientifici che hanno trattato questi argomenti.

Fig.1: La dr.ssa Antonella Tosti è Professore di Dermatologia Clinica presso la Leonard Miller School of Medicine Università di Miami, Florida USA.

Lo studio Motosko-Tosti

A questo proposito, è stato appena pubblicato uno studio a cura della specialista italiana dr.ssa Antonella Tosti e della dr.ssa Motosko, dermatologa statunitense che si occupa da anni di transizione da un sesso all’altro. Questa pubblicazione riassume i risultati di altri studi riguardanti i problemi tricologici dei transgender uomini e donne. Sono stati inizialmente raccolti 246 studi per selezionarne 35 finali corrispondenti ai criteri di pertinenza stabiliti dalle due ricercatrici.

Transgender: non è uguale per tutti

Gli obiettivi di chi vuole cambiare sesso non sono gli stessi per tutti. Molti transgender fanno di tutto per acquisire le caratteristiche dell’altro sesso, altri invece puntano di più ad avere un aspetto androgino minimizzando i precedenti tratti maschili o femminili. La maggior parte delle modifiche di tipo fisico avviene entro i due anni dall’inizio delle terapie ormonali. Tuttavia, il grado di queste modifiche e le tempistiche variano molto da individuo a individuo anche per la diversità del dosaggio, del tipo di applicazione e del tipo di sostanze utilizzate.

Il metodo più efficace?

Al momento non ci sono evidenze che un determinato tipo di trattamento sia più efficace di altri nel produrre le modifiche fisiche desiderate dai pazienti. Pertanto, le attuali linee guida prevedono che i trattamenti tengano conto degli obiettivi dei singoli pazienti e del loro profilo di rischio sanitario.

Fig.2: Nella transizione da uomo a donna la capigliatura risulta un fattore rilevante per ottenere un aspetto femminile.

Le terapie femminilizzanti

Per femminilizzare l’aspetto degli individui di sesso maschile vengono usati estrogeni e antiandrogeni. Tra questi ultimi quelli di più comune utilizzo sono lo spironolattone e il ciproterone acetato. Gli estrogeni hanno un effetto maggiore sui peli facciali rispetto a quelli del corpo. La decrescita della barba e dei baffi con gli estrogeni avviene nel 28% degli individui adulti e in più del 70% degli adolescenti. Invece, dopo un anno di trattamento ormonale i peli corporei sono ancora ai livelli di donne affette da irsutismo.

I peli non si femminilizzano

Uno studio di alcuni anni fa ha riscontrato per i peli corporei una diminuzione del diametro dopo quattro mesi di terapia ormonale con beta estradiolo. Secondo questo studio il tasso di crescita di peli corporei, la loro densità e i diametri non possono raggiungere i valori medi femminili con la sola terapia ormonale. È possibile, quindi, che anche i capelli non raggiungano valori analoghi a quelli femminili.

Effetti sulla calvizie

I transgender affetti da calvizie androgenetica maschile raggiungono livelli di ricrescita molto variabili con la terapia ormonale. Viene citato un caso riportato in uno studio in cui si è avuta piena ricrescita con l’uso topico di 17 beta estradiolo allo 0,05% due volte al giorno e di spironolattone 100 mg al giorno. In un altro studio, un transgender ha avuto piena ricrescita e ispessimento dei capelli preesistenti con 5 mg di 17 beta estradiolo e 150 mg di spironolattone al giorno.

Mascolinizzazione

Anche l’altro percorso, quello che porta a mascolinizzare il corpo femminile con le terapie ormonali, può essere interessante per capire meglio la calvizie comune. In questo caso, l’ormone utilizzato è il testosterone, l’androgeno più importante. È il testosterone con la sua trasformazione in DHT che innesca il processo della calvizie androgenetica. La somministrazione di questo ormone porta a evidenziare la crescita dei peli facciali dopo un periodo di assunzione che varia da un solo mese a sei mesi. Dopo anni di terapia, però, i peli corporei non raggiungono la media maschile nella scala dell’irsutismo.

In compenso, il 45% dei transgender uomini (ossia ex donne) sviluppa calvizie comune assumendo testosterone.

Il rischio della calvizie

Il rischio di sviluppare calvizie mascolinizzando il corpo con l’assunzione di testosterone dipende dall’età e dalla predisposizione genetica. Dipende meno dalla durata del trattamento. Questo perché l’inizio della calvizie è stato riscontrato in soggetti che assumevano testosterone solo da un anno fino a soggetti che lo assumevano da ben 44 anni.

Fig. 3: Un transgender uomo (ex donna) mostra una capigliatura con stempiatura sinistra tipicamente maschile.

Transgender e calvizie: i rimedi

I rimedi per bloccare lo sviluppo della calvizie in chi assume testosterone prevedono l’assunzione di farmaci che inibiscono la trasformazione del testosterone in DHT agendo sugli enzimi 5-alfa-reduttasi. Parliamo, quindi, di finasteride e dutasteride, che impediscono questa sintesi senza diminuire il testosterone. Questo androgeno è infatti necessario per mantenere la mascolinizzazione del corpo femminile. Sono invece da usare con cautela in questo tipo di pazienti sostanze come lo spironolattone, la flutamide, la bicalutamide e il ciproterone acetato.

Uno studio che ha testato 1 mg di finasteride al giorno ha mostrato un miglioramento di 1 grado nella scala Hamilton, in meno di sei mesi di utilizzo.

Largo al minoxidil

L’attivo che mette tutti d’accordo è il solito minoxidil che non agisce a livello ormonale e stimola la crescita dei capelli di tutti i generi e dei peli di ogni tipo. Per i transgender da donna a uomo, questo attivo può essere preso anche orale in dosaggi che vanno da 1,25 fino a 5 mg al giorno. Le autrici dello studio consigliano di partire da 1,25 mg da prendere prima di andare a dormire da incrementare a 2,5 mg dopo tre mesi se il principio è ben tollerato.

Attenzione all’ipertricosi

Anche nei transgender da uomo a donna si può usare minoxidil sia topico che sistemico, ma stando attenti all’ipertricosi e, quindi, con dosi molto basse nel caso dell’assunzione orale. La dose consigliata dalle autrici è di soli 0,25 mg presi ogni notte prima di coricarsi con verifica della situazione ogni tre mesi.

Lo studio sul ciproterone

Un altro studio recente sull’uso del ciproterone acetato nei transgender da uomo a donna può risultare utile per la lotta alla calvizie. In questo studio, sono state provate dosi da 10 fino a 100 mg giornalieri. Queste dosi di ciproterone acetato sono state usate sia da sole che in abbinamento con gli estrogeni. Per l’efficacia dei vari trattamenti sono stati controllati i livelli di testosterone dopo 3 e 12 mesi.

Dose efficace e prolattina

La dose di ciproterone di solo 10 mg è risultata efficace quanto quella dieci volte più alta nel ridurre i livelli di testosterone sotto la soglia femminile. Inoltre, la dose più bassa di 10 mg ha ridotto l’eccesso di prolattina che producono le dosi più elevate di ciproterone acetato. Secondo recenti studi, la prolattina è un ormone che ha un ruolo molto attivo nella calvizie. Infatti, uno dei trattamenti più promettenti è basato su anticorpi monoclonali che bloccano il recettore della prolattina.

Questi sono stati sperimentati finora con successo sui macachi dalla coda mozza che sono gli animali da laboratorio utilizzati per testare tutti i farmaci approvati contro la calvizie dal momento che sviluppano un’alopecia analoga alla calvizie comune dell’uomo.

Fig.4: Le persone numerate sono gli ultimi cantori castrati della Cappella Sistina. Nello studio Motosko-Tosti non si fanno distinzioni tra transgender operati e non, ma la castrazione, soprattutto se non è tardiva, incide sulla capigliatura.

Cosa ci dicono questi studi?

Questi studi sui transgender ci dicono che l’approccio ormonale nel trattamento della calvizie comune è necessario, ma spesso non risulta sufficiente a invertire completamente il processo. Il secondo studio, quello sul ciproterone, non riguarda direttamente i capelli e la calvizie, indica però che un antiandrogeno in dosi eccessive può non migliorare la situazione, ma può forse anche peggiorarla con una maggiore sintesi di prolattina.

Il mito degli estrogeni

In particolare, viene un po’ intaccato il mito degli estrogeni come sostanze proibite nei maschi, ma che altrimenti sarebbero risolutive contro la calvizie. Gli estrogeni possono essere utili, ma difficilmente possono risultare decisivi su calvizie consolidate o avanzate. La via ormonale pare obbligatoria per bloccare l’evoluzione della calvizie. Tuttavia, per recuperare serve anche altro, ossia sostanze che attivino per altre vie la crescita dei capelli, come il minoxidil.

Transgender: una conferma

In conclusione dall’analisi di questi studi, si hanno diverse conferme. La principale conferma riguarda la diffusione della genetica legata alla calvizie tra uomini e donne. Questa fa sì che il 45% di transgender da donna a uomo che assumono testosterone sviluppi calvizie. Una percentuale simile se non maggiore dovrebbe essere quella delle donne che sviluppano calvizie dopo la menopausa, quando gli estrogeni diminuiscono drasticamente, lasciando spazio agli androgeni.

Come diceva Aristotele

Un’ulteriore conferma è che la capigliatura maschile anche con un bombardamento ormonale difficilmente raggiunge i parametri di crescita in lunghezza, densità e spessore medio della capigliatura femminile in età fertile. Ne discende che la calvizie maschile agendo a livello ormonale può essere bloccata, ma per recuperare la densità e la copertura originarie serve anche altro. Questo è anche quanto ha dimostrato Hamilton un’ottantina di anni fa, partendo da Aristotele che aveva enunciato che “i castrati non diventano calvi“. Infatti, agendo precocemente a livello ormonale si blocca la calvizie, ma agendo a calvizie in corso da tempo non si recuperano tutti i capelli persi.

Alla luce di queste acquisizioni, non è corretto considerare il semplice arresto della calvizie come un insuccesso o un successo molto limitato. Va invece considerato correttamente come la base su cui procedere per recuperare capelli persi seguendo percorsi diversi da quelli ormonali.

 

APPROFONDIMENTI 

La calvizie comune maschile: perché è androgenetica?

Quando si dice prendere la calvizie…di petto

Inibizione della prolattina: approfondimenti sull’azione anti-calvizie

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Redazione Calvizie.net
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La redazione di Calvizie.net è formata da medici, specialisti e appassionati al tema della tricologia. Dal 1999, ci dedichiamo a diffondere informazioni sempre aggiornate sulla cultura della salute dei capelli.
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17 COMMENTS

  1. E poi quello che troveranno di meglio del minox nel futuro… 🙂

    Qualcosa c’è già, tipo il latanoprost e poi penso che il microneedling con minox sia meglio del solo minox, sia con uso frequente che con usa in stile Follica.

    Ciao

    MA – r l i n

  2. Grazie per l’apprezzamento 🙂 Tu sei quello che aspetta i “miracoli”, mentre il mio sforzo comunicativo qui è quello di far capire che i miracoli non arrivano, ma se si utilizzano i rimedi disponibili alla luce delle più recenti acquisizioni, si possono avere risultati molto soddisfacenti. Però bisogna metterci del proprio, ossia fiducia e costanza nelle cure, altrimenti se si prova per un po’ e si molla si fa solo peggio.

    Anche in questo articolo per chi lo legge con attenzione e con calma ci sono delle informazioni molto utili e aggiuntive, per esempio l’assunzione per i transgender di solo 0,25 mg di minox orale significa che è possibile assumere dosi basse di minox orale in chi usa già anti-dht e antiandrogeni, minimizzando i sides e ottenendo risultati aggiuntivi. Ma questo è solo un esempio delle informazioni utili che ci sono negli studi citati in questo articolo, vediamo se ne trovate qualcun’altra:)

    Ciao

    MA – r l i n

  3. [QUOTE=”Vayne, post: 1456426, member: 646899″]
    Sinceramente, scusate il tono e la critica, ma tutti questi studi da voi pubblicati sono interessanti ma inutili. Alla fine non c’è mai un “ok questo mi è utile”. È tutto un provare di qua, provare di là. Ed è così da anni senza nulla di concreto a mio avviso
    [/QUOTE]

    bisogna tirare a campà

  4. Però, l’articolo dice anche che se ci si castra per tempo si riesce a mantenere tutta la capigliatura intatta….:D

  5. Sì, ma questo avviene anche se ci si “castra” solo a livello di scalpo, con anti-dht e antiandrogeni ad esempio, il problema è più il “per tempo” che altro, visto che ci si accorge dei diradamenti quando i capelli terminali si sono ridotti del 50%.

    Ciao

    MA – r l i n

  6. ma mica tanto marlin, i primi tempi con le cure si migliora e si ottiene una copertura migliore del pre cura, il problema è che poi si ripeggiora dopo un po’, altrimenti sì che andrebbero bene le attuali cure, quasi bene diciamo

  7. La maggior parte si inizia a curare quando “vede” i diradamenti, ma è troppo tardi, recuperare il 100% e più è molto difficile (se sei sceso sotto il 50% per tornare al 100% devi fare +100%…).

    Ciao

    MA – r l i n

  8. In realtà basta ritornare a quel 50% per avere la copertura da trapianto, ma chi si sveglia prima è ovviamente avantaggiato, è un invito alla prevenzione precoce.

    In questo caso le cure attuali sarebbero perfette, ma bisogna muoversi per tempo, senza fidarsi delle apparenze, che notoriamente ingannano.

    Ciao

    MA – r l i n

  9. [QUOTE=”marlin, post: 1456464, member: 4277″]
    In realtà basta ritornare a quel 50% per avere la copertura da trapianto, ma chi si sveglia prima è ovviamente avantaggiato, è un invito alla prevenzione precoce.

    In questo caso le cure attuali sarebbero perfette, ma bisogna muoversi per tempo, senza fidarsi delle apparenze, che notoriamente ingannano.

    Ciao

    MA – r l i n
    [/QUOTE]
    Scusa Marlin, ma su questo concordo solo parzialmente. È vero che muoversi per tempo è assolutamente necessario, è altrettanto vero però che a volte le cure non funzionano o magari lo fanno per un periodo di tempo limitato.
    Nel mio caso, per esempio, ho tenuto bene per una decina d’anni, ma ora è un paio d’anni che sono un caduta libera, nonostante mi curo con i big3 a dose canonica

  10. Sì, può capitare, qui sul forum pare capitare più spesso perché sul forum c’è chi ha qualcosa da dire, in particolare da lamentarsi, a chi le cose continuano ad andare bene non viene da dire nulla. Dieci anni non sono affatto pochi possono fare la differenza in una vita se sono il decennio giusto, ossia tra il terzo e il quarto di vita.

    Sono molto rare le cure che funzionino al 100% sul 100% dei pazienti, di norma ci sono cure che funzionano bene sulla maggioranza di pazienti, questo per ogni tipo di patologia. Le cure future difficilmente sfuggiranno a questa regola, anche se all’inizio accenderanno le speranze di tutti.

    Ciao

    MA – r l i n

  11. Ecco, comunque è facile che quando avete iniziato le cure la situazione non fosse più ottimale, si iniziano quando si notano dei minimi diradamenti, ma questi minimi diradamenti si notano quando la densità è scesa sotto il 50% rispetto a quella originale. Credo che ben pochi si muovano per tempo.

    Se ci si muovesse per tempo, diciamo con -20% di densità, si recupererebbe il 100% o quasi e dopo dieci anni magari si tornerebbe a quel -20% o anche -30% che comunque è esteticamente ancora coprente, più di un trapianto.

    Ciao

    MA – r l i n

  12. Ho poco da ricostruire dopo quello che hai scritto tu sopra, non ricordavo che ne usasse 4 ml al giorno.

    Un caso di successo con estradiolo beta su questo forum è anche quello di Claudio Claudio, utente Trentino che si è affidato alla lozione del Centro Tricologico Trentino, che contiene anche beta estradiolo, ma penso a dosi molto più basse. Anche lui ha dovuto passare per la ginecomastia, ma ha continuato a usarlo dopo l’intervento al seno, senza più averne.

    Ciao

    MA – r l i n

  13. Qui la testimonianza di Claudio Claudio:

    [URL unfurl=”true”]https://calvizie.net/forum/threads/alpicort-f.60165/page-3[/URL]

    Qui le foto delle “cure farmacologiche” del CTT:

    [URL unfurl=”true”]http://www.studictt.it/documentazione-fotografica.html[/URL]

    Ciao

    MA – r l i n

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