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CBD per calvizie: un altro studio

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Lo studio USA

Il mese scorso abbiamo parlato su queste pagine del test svolto su alcune persone affette da calvizie da parte di due ricercatori USA usando CBD, il cannabidiolo della canapa. I risultati di questo test sono stati notevoli con ricrescite di capelli terminali, ossia spessi, vicini in media al 100%. Questo significa quasi un raddoppio dei capelli esistenti.

Critiche allo studio USA

Dalla vasta comunità mondiale che si interessa di rimedi contro la calvizie si sono però levate alcune critiche verso questo studio USA. In primo luogo, perché mancava il gruppo di controllo. Mancava, quindi, un gruppo altrettanto nutrito di persone a cui non sarebbe stato somministrato l’attivo contro la calvizie, il CBD, ma solo i veicolanti di questo attivo. Gli stessi veicolanti usati assieme al CBD sono considerati degli attivi nella crescita dei capelli.

Si tratta, infatti, della lanolina e dell’olio di emu che vantano rispettivamente degli studi e un lungo utilizzo pratico da parte di molti soggetti affetti da calvizie con moderata soddisfazione.

Fig.1: Le immagini di due soggetti divulgate da un autore del test in corso sull’utilizzo del CBD contro la calvizie.

Immagini mancanti

Mancavano, poi, a corredo dello studio delle immagini che mostrassero tutte questi casi di ricrescita molto accentuata sulle capigliature affette da calvizie. In seguito, a questo ha provveduto informalmente uno degli autori dello studio inviando alcune fotografie a un sito specializzato. Tuttavia, queste si riferivano a un altro test ancora in corso, sempre con CBD. I due casi rappresentati da queste immagini erano abbastanza convincenti, ma le due fotografie di prima del trattamento sono state prese con luci e posizionamenti non identici a quelle delle due immagini prese dopo, o meglio, nel corso, del trattamento.

Il prodotto esiste già?

Di lì a poco, qualcuno della vasta comunità internazionale che segue le novità sulle cure contro la calvizie scopriva che il prodotto usato nello studio con il CBD era già in vendita su un sito in versione spray, tintura e integratore. Questo fatto fa apparire la pubblicazione scientifica del test con il CBD come un modo sofisticato di introdurre un prodotto sul mercato. Viene, quindi, tolta autorevolezza scientifica allo studio. Questo anche se uno degli autori ha smentito che il prodotto sia attualmente in vendita.

Comunque utile

A nostro avviso, lo studio USA è risultato comunque utile al di là della sua credibilità. Non sono molti gli studi che mostrano la densità guadagnata in termini di numero di capelli terminali per cm2. In questo caso, è stato fatto per tutti i partecipanti al test dichiarandone il sesso, l’età e il tipo di problema. Infatti, oltre a soggetti sofferenti di  calvizie comune, ve ne erano alcuni sofferenti di effluvio.

Dati veritieri e dura realtà

I dati forniti sui risultati per ogni singolo partecipante sono probabilmente veritieri. Ma possono spiegare anche perché le immagini contino poco anche con ricrescite vicine al 100% di media. I soggetti affetti da calvizie partivano da una media inferiore ai 20 capelli terminali per cm2. Con il trattamento a base di CBD non arrivano a 40 capelli per cm2, quando ne servirebbero poco più del doppio (80/cm2) per avere una copertura che celi i diradamenti alla vista. La stessa copertura che si ottiene con i trapianti di capelli.

L’età può fare la differenza

I soggetti del test per fortuna non erano in media di giovane età. Questa constatazione è utile per ribadire che la cura della calvizie deve avvenire molto per tempo. Una calvizie stagionata è molto più ardua da annullare, visto che i migliori trattamenti di solito non arrivano a raddoppiare la densità.

cbd per calvizieFig.2: La densità raggiunta dai trapianti di capelli è la metà di quella originale, ma è sufficiente per dare un’adeguata copertura

Efficacia dei trattamenti

Allo stesso tempo, questo ragionamento ci fa capire come trattamenti spesso frettolosamente etichettati come inefficaci possano invece essere molto utili a mantenere stabile la situazione e a recuperare un po’ di capelli, contrastando anche lo sfoltimento fisiologico della capigliatura che si ha con l’avanzare degli anni.

Il nuovo studio sul CBD

Il CBD è stato, quindi, oggetto di un nuovo studio da parte di ricercatori sudcoreani. Questo studio è avvenuto su cellule di papilla dermica umana, ma ha comportato anche la rilevazione del percorso WNT/beta-catenina su capelli normali e su capelli affetti da calvizie. Il percorso WNT/beta-catenina è, infatti, considerato essenziale per la crescita e la rigenerazione dei follicoli dei capelli.

Testosterone e altro

La papilla dermica costituisce la “centralina” del follicolo dei capelli e si riduce di dimensioni se colpita da calvizie. Nel test, le cellule di papilla dermica trattate con testosterone hanno ridotto l’espressione di beta-catenina. Lo stesso effetto si è ottenuto somministrando PMA, ossia forbolo miristato acetato. Questo è un diterpenoide di origine vegetale che induce il cancro nelle cellule aumentando eccessivamente la proteina chinasi C (PKC).

Il testosterone agisce in questo modo con la classica sintesi del DHT da parte degli enzimi 5 alfa reduttasi presenti nelle cellule della papilla dermica. Mentre, il forbolo induce il catagen con la regolazione della PKC.

La prevenzione del CBD

Gli effetti del testosterone e del PMA non si verificano se le cellule sono trattate prima con CBD. Con questo trattamento e la successiva somministrazione di testosterone o di PMA, non viene ridotta la beta-catenina. Nello studio, è stato verificato che il CBD non ha effetto a livello di espressione dei geni. Tuttavia, non viene chiarito a che livello agisca il cannabinoide.

L’inibitore del proteasoma

I ricercatori hanno ottenuto gli stessi risultati usando un inibitore del proteasoma (MG132). Il proteasoma è un complesso proteico presente in tutte le cellule per la degradazione di varie proteine. Con questo composto si è mantenuta inalterata l’espressione di beta-catenina nelle cellule della papilla dermica umana a cui è stato somministrato testosterone. Questo test è importante perché potrebbe significare che anche il CBD agisce in questo modo.

Non è una novità

L’inibizione del proteasoma contro la calvizie è stato un tema tra i più promettenti nel primo decennio del 2000. Il prodotto che doveva essere sviluppato, Neosh101, non è poi giunto a buon fine per vicende aziendali e non collegate alla validità della molecola da sperimentare.

Fig.3: Il proteasoma degrada una proteina (in rosso) marcata dalla poliubiquitina (in giallo).

Il farmaco anticancro

Come inibitore del proteasoma, è da qualche anno disponibile un farmaco denominato bortezomib e che ha il nome commerciale di Velcade. È un farmaco approvato per trattare il mieloma multiplo. Si tratta quindi di un chemioterapico, anticancro. Tra gli effetti collaterali di questo farmaco vengono annoverate insieme sia la perdita dei capelli che l’anormale consistenza dei capelli. Quest’ultima dovrebbe significare un forte irrobustimento dei capelli.

CBD, questione di dosaggio?

Nello studio sudcoreano viene anche sottolineato come il CBD non favorisca la proliferazione delle cellule di papilla dermica trattate. Quindi, l’effetto contro la calvizie sarebbe soprattutto di tipo preventivo contro i danni derivanti dagli androgeni e da altre possibili cause. Potrebbe comunque trattarsi di effetti regolabili in base ai dosaggi. Infatti, è stato indicato come controproducente un eccesso di CBD quando si tratta la calvizie.

In abbinamento?

Tornando allo studio USA e al prodotto che pare collegato allo stesso, ricordiamo che il CBD viene proposto in abbinamento con altri trattamenti tra cui spicca il minoxidil. Viene, infatti, dichiarato in questo studio che il CBD agisce per percorsi diversi rispetto ai farmaci ufficialmente approvati contro la calvizie, ossia finasteride (anti-DHT) e minoxidil (attivante della crescita). Il percorso attivato dal CBD sarebbe, quindi, sinergico con i percorsi dei farmaci approvati ufficialmente contro la calvizie. In pratica, un’arma in più che potrebbe moltiplicare i risultati o comunque il numero di persone affetta da calvizie che possono avere risultati.

Differenze strutturali e biochimiche

Nello studio sudcoreano sul CBD, è stata utilizzato anche il microscopio a scansione elettronica per analizzare i follicoli e i capelli normali e quelli sofferenti di calvizie. I capelli con calvizie sono risultati deformati a livello del bulbo e del fusto. L’analisi immunoistochimica sulla beta-catenina ha mostrato che i follicoli e i capelli normali hanno un’elevata espressione di questa proteina. Al contrario, i follicoli e i capelli miniaturizzati dalla calvizie ne sono molto carenti.

Fig. 4: Le immagini al microscopio elettronico del bulbo e del fusto un capello sano (a sinistra) e di un capello miniaturizzato (a destra).

Prevenzione o trattamento?

Lo studio non pare indicare per il CBD una funzione attiva nella sintesi di beta-catenina, ma solo una funzione preventiva. In pratica, i capelli deformati analizzati con il microscopio elettronico non tornerebbero normali col CBD e probabilmente nemmeno con altre sostanze attive. Vanno però ricordati gli studi di ricercatori come il belga Van Neste che hanno dimostrato come i recuperi in densità e copertura con i migliori trattamenti contro la calvizie siano dovuti in larghissima parte al risveglio di follicoli quiescenti ed eventualmente all’ispessirsi dei capelli superstiti. Mentre, la trasformazione di capelli miniaturizzati in capelli normali viene ritenuto un evento piuttosto improbabile.

Azione complementare?

In quest’ottica, il CBD risulterebbe un trattamento da prendere in considerazione perché agirebbe come gli altri più consolidati trattamenti contro la calvizie a livello di risultati finali, pur seguendo un percorso diverso e complementare agli altri trattamenti.

Sostanza lipofila

Il CBD è una sostanza estremamente lipofila, ossia che entra in soluzione e si veicola con oli e sostanze grasse. La miscela utilizzata nello studio statunitense è, infatti, composta di altre due sostanze grasse come la lanolina e olio di emu. Queste sono rispettivamente il sebo del vello delle pecore e il grasso di un uccello australiano simile allo struzzo. Invece, nello studio sudcoreano si parla di sciogliere il CBD nell’olio della stessa canapa da cui deriva questo attivo.

Formulazioni antiestetiche

Le formulazioni molto untuose non sono l’ideale per curare la calvizie perché sporcano i capelli, li impiastricciano e ne peggiorano l’estetica già precaria in chi soffre di problemi di capelli. Senza contare che lucidando lo scalpo fanno risaltare maggiormente i diradamenti. In questo senso, il fatto che esista quella pagina web predisposta per la vendita di uno spray e di una tintura con CBD rende più ottimisti sulla possibilità di utilizzare il CBD contro la calvizie come un topico che non crei disagi e problemi estetici con la sua applicazione.

La soluzione possibile

Lo studio statunitense ha il merito di aver dichiarato che la quantità di CBD applicata topicamente ogni giorno ai volontari del test è di solo 3-4 mg. Questo significa che in un preparato con i classici 100 ml, il CBD non supererebbe in totale i 400 mg, ossia sarebbe inserito a un percentuale inferiore allo 0,5%. A tali percentuali anche le sostanze più lipofile non danno problemi di resa estetica, ossia non ungono e sporcano se sono inserite nei solventi con i veicolanti più adatti.

Con questa percentuale di CBD sarebbe anche possibile accompagnare questo attivo con le altre sostanze lipofile usate nel test statunitense o con altre sostanze utili, nel caso appunto queste si rivelassero dei coadiuvanti del cannabinoide nel contrasto alla calvizie.

 

APPROFONDIMENTI 

Cure calvizie: tra successi e insuccessi, ritardi e speranze

Percorso WNT: dubbi e speranze per la calvizie

Cura calvizie: i regolatori naturali del percorso WNT

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Redazione Calvizie.net
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La redazione di Calvizie.net è formata da medici, specialisti e appassionati al tema della tricologia. Dal 1999, ci dedichiamo a diffondere informazioni sempre aggiornate sulla cultura della salute dei capelli.
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8 COMMENTS

  1. Puoi trovare la risposta in una recente pubblicazione intitolata “Boh!” 🙂

    A parte gli scherzi, se uniamo questi due studi recenti e indipendenti l’uno dall’altro, possiamo concludere che ha una certa utilità, ma dovrebbe essere utilizzato anche con altri attivi, da solo è un rimedio utile, ma non dovrebbe essere decisivo (ma questo vale un po’ per tutti i trattamenti, quando c’è molto da recuperare).

    Ciao

    MA – r l i n

  2. L’ho sottoposto all’attenzione del ns. Dep, vediamo se gli prende bene di fare qualcosa con sto CBD 🙂

    Ciao

    MA – r l i n

  3. [QUOTE=”marlin, post: 1455992, member: 4277″]
    L’ho sottoposto all’attenzione del ns. Dep, vediamo se gli prende bene di fare qualcosa con sto CBD 🙂

    Ciao

    MA – r l i n
    [/QUOTE]

    Sono pienamente convinto che sarà un successo se lo proporrete anche voi!
    Io sarò tra i primi! 🙂

  4. Va detto che sono restii a fare molte lozioni, poi bisognerebbe anche vedere come va lo Spectral con CBD sopratutto se ne dovesse contenere una quantità adeguata.

    Ciao

    MA – r l i n

  5. Comunque in soldoni il CBD potrebbe essere il sostituto del compianto Neosh101 che non vide mai la luce (e non so se è mai stato usato con i laboratori off shore…). Nello studio infatti si è testato il T, ma anche il forbolo che non segue i percorsi ormonali pur inducendo ugualmente il catagen. Quindi l’azione del CBD non dovrebbe essere anti-dht o antiandrogena, ma di altro tipo, in pratica impedendo la degradazione della beta-catenina si ritiene sia un inibitore del proteasoma. Pertanto va accompagnato agli altri tipi di attivi se si vuol fare il colpo grosso, anche perché non fa proliferare le cellule della papilla dermica. Lo studio coreano che ha indicato tutte queste cose l’ho trovato uno studio molto utile, oltre che umile perché non attribuisce alla sostanza studiata proprietà eccezionali, ma solo quelle riscontrate, il tutto poi spiegato con parole abbastanza semplici e in poche pagine.

    Ciao

    MA – r l i n

  6. Si ma era importante anche capire quanto possa valere il solo CBD e sopratutto che tipo di azione potrebbe avere. Lo studio USA ha degli incrementi medi notevoli, ma purtroppo ancora insufficienti a fare la differenza di tipo estetico. Sono incrementi veritieri? Probabilmente sì, ma forse hanno scelto le zone migliori e fornito i dati solo su queste. Anche se guardando bene la loro tabella c’è anche un tizio che è rimasto a crescita zero.

    Ciao

    MA – r l i n

  7. Io ho iniziato a mettere un po’ di lanolina nella lozione fatta in casa con sulforafano, potrei poi pensare a inserire il CBD mentre per emu oil lascerei stare, ricordo che alla fine è essenzialmente acido oleico quello dell’olio di oliva che è un anti-dht, ma non dei più potenti (altrimenti nei paesi mediterranei come il nostro dove si fa un abbondante uso dell’olio di oliva, la calvizie sarebbe perlomeno ridotta, ma purtroppo non è così).

    Ciao

    MA – r l i n

  8. Sì, ma non è ancora in vendita il sito è di prova, infatti tutti i prodotti hanno lo stesso prezzo.

    Ciao

    MA – r l i n

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