mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Gli antiandrogeni naturali: quali sono e il ruolo nella calvizie

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Antiandrogeni naturali al posto dei farmaci

Nella lotta alla calvizie comune, si fa ricorso fondamentalmente a tre tipi di farmaci: gli attivanti della crescita come minoxidil, gli anti-dht come finasteride, e gli altri antiandrogeni come spironolattone, ciproterone acetato, progesterone. Abbiamo visto in un precedente articolo che alcune sostanze naturali attivando il percorso WNT/beta catenina, possono emulare minoxidil topico. Per ridurre il DHT emulando finasteride, sono disponibili diverse sostanze naturali di cui la più utilizzata è serenoa. Invece, sono meno note e utilizzate le sostanze naturali che hanno attività antiandrogena agendo sul recettore degli androgeni AR.

Vari tipi di azione

Come abbiamo visto negli articoli precedenti, il DHT può essere prodotto all’interno delle cellule da substrati diversi dal testosterone. Alcuni attivi naturali agiscono sulla sintesi degli androgeni prodotta da questi percorsi. Vi sono poi sostanze naturali che bloccano i segnali biochimici del recettore degli androgeni. Altre sostanze naturali interferiscono con la transattivazione genica. Altre ancora impediscono la sintesi degli stessi recettori degli androgeni. Mentre, alcune ne incentivano lo smaltimento degradandoli e altre ancora, riducendo l’acetilazione, impediscono la traslocazione del recettore AR nel nucleo delle cellule.

antiandrogeni
Fig.1: Funzione normale del recettore degli androgeni. Il testosterone (T) entra nella cellula e, se è presente il 5-alfa-reduttasi, viene convertito in diidrotestosterone (DHT). Al momento del legame con gli steroidi, il recettore degli androgeni (AR) subisce un cambiamento conformazionale e rilascia proteine da shock termico (hsps). La fosforilazione (P) si verifica prima o dopo il legame con gli steroidi. L’AR si trasferisce nel nucleo dove avviene la dimerizzazione, il legame col DNA e il reclutamento di coattivatori. I geni bersaglio sono trascritti (mRNA) e tradotti in proteine.

Liquirizia come il ketoconazolo?

Sugli enzimi che portano alla sintesi intracellulare di DHT per percorsi alternativi a quello classico dal testosterone, agisce l’acido glicirretinico che si trova nella liquirizia (Glycyrrhizia glabra). Sono gli stessi enzimi (17,20-lisasi e 17ß-HSD) inibiti dal ketoconazolo, il noto farmaco antifungino usato anche nella terapia della calvizie comune. Questa spiegherebbe anche uno studio di qualche anno fa in cui si è mostrato come l’assunzione degli estratti di liquirizia provochi un abbassamento del testosterone, la cui sintesi intracrina dipende da questi enzimi.

Le crucifere e il DIM

Invece, tra gli attivi che interferiscono con i segnali biochimici correlati col recettore degli androgeni troviamo il diindolilmetano o DIM, un derivato dell’indolo-3-carbitolo (I3C). Esistono in commercio degli integratori con questi due composti. Sono sostanze che si trovano in alte concentrazioni nelle brassicacee o crucifere (cavoli, broccoli, cavolfiori, verze) specie vegetali di cui è stata dimostrata l’attività antitumorale.

La curcumina e i suoi derivati

Un’attività simile a quella del DIM la possiede la curcumina, il principale attivo della curcuma (Curcuma longa). Il problema della curcuma è la scarsa biodisponibilità, problema a cui si cerca di ovviare assumendola con la piperina o con dei grassi che ne favoriscono l’assorbimento intestinale. Sono stati sperimentati derivati della curcumina con attività antiandrogena più pronunciata, in primis la dimetilcurcumina, brevettata come ASC-J9. L’eventuale uso topico della stessa è problematico perché la sostanza tinge di giallo, ma esistono anche derivati incolori di analoga efficacia.

Sostanze provenienti dalle spugne marine

Tra le sostanze che agiscono sulla traslocazione e la transattivazione del recettore AR nel nucleo della cellula spiccano quelle estratte da organismi marini. L’EPI-001 è, infatti, estratta da una spugna marina (Geodia lindgreni). Quest’ultima è capace, legandosi al dominio specifico del recettore, di impedirne l’attività di trascrizione. Con attività simile e da un’altra spugna marina (Niphates digitalis) sono estratti i nifatenoni , così come i sintokamidi derivati dalle varie specie di spugne disidee.

Luce nuova sul tè verde

Il tè verde (Camellia sinensis) è una bevanda ricca di catechine, sostanze a cui vengono riconosciuti effetti anti-invecchiamento, antitumorali, dimagranti, antinfiammatori e anticalvizie. La sostanza più potente contenuta nel tè (non solo verde) è l’EGCG, l’epigallocatechina gallato. Di questa ed altre catechine, è stata individuata l’azione di inibizione dell’enzima 5 alfa reduttasi di tipo I, che trasforma il testosterone in DHT e che incide soprattutto sul sebo e sulla ghiandola sebacea. Studi più recenti hanno mostrato che l’EGCG sopprime la sintesi del recettore degli androgeni inibendo il fattore nucleare NF-kß. Di conseguenza, riduce l’espressione di questo recettore nelle cellule dei tessuti sensibili agli androgeni.

Antiandrogeni naturali: i soliti noti e l’ericifolina

Un’azione analoga a quella delle catechine del tè la possiedono altri attivi naturali come il già citato DIM, gli isoflavoni (in particolare la genisteina) e il selenio. Vi è poi un composto estratto dalle bacche di Pimenta dioica, ossia dal “pepe della Giamaica” o pimento, denominato ericifolina. L’estratto acquoso di bacche di pimento ricco di ericifolina, testato sulle cellule di cancro alla prostata ne ha indotto l’eliminazione inibendo il promotore dell’attività del recettore degli androgeni, destabilizzando l’RNA messaggero e portando all’eliminazione del recettore stesso nelle cellule che lo esprimono.

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Fig.2: Bacche di pimento da cui si estrae l’antiandrogeno naturale ericifolina

Capsaicina “double face”

La capsaicina è notoriamente l’attivo che dà il gusto piccante al peperoncino (Capsicum annuum). Utilizzato come antinfiammatorio e antidolorifico, trova da sempre applicazione topica contro la calvizie con l’intento di attivare la microcircolazione dello scalpo in qualità di rubefacente. Tuttavia, le recenti ricerche ne hanno evidenziato le azioni sulle cellule del tumore alla prostata che portano alla loro distruzione con la riduzione, tra le altre cose, del recettore degli androgeni. Tutto questo con concentrazioni di 100 e 200 micromolari, perché con concentrazioni di 20 micromolari si è riscontrato l’effetto opposto di proliferazione delle cellule del tumore alla prostata e di aumento dell’espressione del recettore degli androgeni.

Peperoncino sotto inchiesta

Le dosi di capsaicina sistemiche ottenute mangiando peperoncini difficilmente possono raggiungere adeguate dosi micromolari per avere un effetto antiandrogeno, forse per questo il peperoncino è sconsigliato da alcuni urologi per la salute della prostata. Per quanto riguarda le cure della calvizie, vi sono alcuni studi sull’efficacia della capsaicina, ma c’è anche uno studio che mostra l’inibizione della crescita dei capelli umani coltivati in vitro.

Degradazione del recettore AR

La degradazione dei recettori degli androgeni è un altro importante processo che contribuisce a diminuire l’espressione degli stessi nelle cellule dei tessuti sensibili agli androgeni. La degradazione dei recettori AR è incentivata dal sulforafano, un’altra sostanza di cui sono ricche le crucifere. Analoga attività hanno l’acido betulinico che si estrae in prevalenza dalla corteccia della betulla e la berberina un principio naturale utilizzato anche negli integratori anti-colesterolo. Del tutto simile è l’azione dell’emodina, un composto di cui è ricco il rabarbaro rosso o cinese (Rehum palmatum), ma che si trova anche in piante come l’aloe, l’olivello spinoso e il poligono giapponese. L’emodina si è dimostrata più potente della curcumina e della genisteina contro il cancro alla prostata, agendo sulla degradazione dei recettori AR e senza effetti collaterali.

Inibire l’entrata nel nucleo dell’AR

Per dare luogo all’azione androgenica, il recettore AR deve traslocare nel nucleo della cellula. Per questo motivo, sono interessanti le sostanze che inibiscono la traslocazione. Una di queste è ancora l’EGCG, la più nota catechina del tè. La stessa azione viene condotta dal già citato DIM. Infine, questo tipo di attività è anche una prerogativa degli attivi degli estratti di Pygeum africanum, in particolare dell’acido atrarico le cui proprietà antiandrogene abbiamo illustrato in un articolo precedente.

Altri antiandrogeni naturali

Vi sono altre sostanze naturali che agiscono come antiandrogeni senza inibire la sintesi del DHT. La peoniflorina della peonia bianca (Paeonia lactiflora) inibisce la sintesi del testosterone e promuove l’attività dell’aromatasi l’enzima che trasforma il testosterone nell’estrogeno estradiolo. Il tè di mentastro (Mentha spicata) è tradizionalmente utilizzato in Medio Oriente contro l’irsutismo femminile. In due studi distinti, l’assunzione due volte al giorno di questa bevanda contro l’irsutismo e l’ovaio policistico ha portato all’abbassamento del testosterone libero e all’aumento dell’estradiolo.

Invece, la cimicifuga racemosa (Actaea racemosa) ha attività estrogenica e di contrasto degli androgeni. Mentre, l’agnocasto (Vitex agnus-castus) ha effetto bifasico perché a basse dosi favorisce il rilascio di prolattina che a sua volta abbassa il testosterone, mentre ad alte dosi riduce il rilascio di questo ormone.

menta
Fig.3: Foglie di mentastro (Mentha spicata)

Antiandrogeni: il parallelo con la prostata

Anche quanto abbiamo scritto qui è stato tratto da pubblicazioni scientifiche riguardanti le terapie contro il tumore alla prostata che è notoriamente androgeno-dipendente come la calvizie androgenetica, ossia quella comune. Infatti, anche nella calvizie comune può succedere che le terapie non funzionino su tutti o che funzionino solo per un certo periodo, mostrando poi resistenza alle cure come accade anche nei casi peggiori di tumore prostatico.

Da antagonisti ad agonisti

I farmaci antagonisti del recettore degli androgeni di tipo steroideo come il ciproterone acetato, possiedono anche un’attività agonistica che può essere sfruttata dalle cellule cancerose per proliferare. Non va meglio con i farmaci non steroidei come flutamide e nilutamide, perché le cellule cancerose possono produrre mutazioni del dominio di legame che trasforma in agonisti queste sostanze antagoniste. In questo caso, con gli antiandrogeni si alimenta l’attività androgenica del recettore AR.

Antiandrogeni naturali come coadiuvanti e sinergici

Gli antiandrogeni naturali che abbiamo esaminato sopra non agiscono sul dominio di legame del recettore AR, ma su altri domini o su altre attività del recettore. Pertanto, possono contrastare efficacemente questi mutamenti delle cellule sensibili agli androgeni. Questa efficacia si può ottenere sia facendo ricorso alle sostanze naturali insieme ai farmaci antiandrogeni, sia usando una combinazione di questi attivi naturali. Nella calvizie comune, si dovrebbe però ricorrere all’uso topico di queste sostanze per evitare gli effetti collaterali a livello sistemico.

Informazioni tratte da:
1) Bioactive natural products for chemoprevention and treatment of castration-resistant prostate cancer. Georgios Kallifatidis, James Hoy, and Bal L. Lokeshwar

2) An Update on Plant Derived Anti-Androgens. Paul Grant and Shamin Ramasamy

 

APPROFONDIMENTI

Dutasteride e altri anti-DHT: su chi sono efficaci?

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Cura calvizie: quando non funziona?

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Redazione Calvizie.net
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5 COMMENTS

  1. Articolo notevole.
    Interessante anche l’ericifolina che potrebbe portare ad annullare l’effetto dei recettori AR. Mica cosa da poco, il problema é farla funzionare sui follicoli.
    Esiste un estratto di questa pianta, se ho cercato correttamente, ma se funzionasse per i capelli credo che l’avrebbero già scoperto e pubblicizzato.

    Forse é OT, ma l’ara55 in quale fase ricade durante questo “girovagare” di molecole e recettori AR fuori e dentro le cellule?

  2. [QUOTE=”elduderino, post: 1413924, member: 30309″]
    Bell’articolo, ovviamente queste sostanze avrebbero il loro senso solo se usate topicamente. Peccato per
    ASC-J9 di cui non si hanno più notizie.
    [/QUOTE]
    No, il the verde molti lo usano da anni non topicamente, io stesso lo utilizzo prendendo l’Anti-Age Vitaminity. Anche il DIM e comunque gli estratti di crocifere sono molto utilizzati a livello sistemico e non topico.

    [QUOTE=”kibith3, post: 1413927, member: 646069″]
    Articolo notevole.
    Interessante anche l’ericifolina che potrebbe portare ad annullare l’effetto dei recettori AR. Mica cosa da poco, il problema é farla funzionare sui follicoli.
    Esiste un estratto di questa pianta, se ho cercato correttamente, ma se funzionasse per i capelli credo che l’avrebbero già scoperto e pubblicizzato.

    Forse é OT, ma l’ara55 in quale fase ricade durante questo “girovagare” di molecole e recettori AR fuori e dentro le cellule?
    [/QUOTE]

    Grazie, ci ho messo tutta la settimana scorsa a scriverlo badando a non dire castronerie (se leggete il primo documento da cui è tratto troverete che non è proprio facilissimo da capire se non si conosce già come è fatto il recettore AR a livello biochimico e che funzioni svolgono le varie parti).

    Non sarei così sicuro che se funzionasse l’ericifolina per i capelli l’avrebbero già scoperta e pubblicizzata, perché io non sono un complottista di quelli che credono che la cura per la calvizie esista già e non la si voglia diffondere per interesse a vendere i prodotti già esistenti, ma ho potuto toccare con mano come ci siano pochi scambi tra dermatologi e oncologi e endocrinologi, quindi l’info può semplicemente non essere passata da un settore all’altro. In compenso varie specie di pepe erano venute alla ribalta come attivi anti 5 alfa reduttasi.

    Ecco ARA55, sembra un’acquisizione più del versante dermatologico che di quello oncologico, qui si insiste di più sull’ARA70, che per la calvizie appare ogni tanto insieme a ARA 55. Le cose sono complicate anche dal fatto che ARA 55 ha anche nome HIC-5 e appare solo con questo in vari documenti scientifici. Penso di tornarci comunque con il prossimo articolo su questo coattivatore.

    [QUOTE=”Lucio83, post: 1413962, member: 647419″]
    [USER=4277]@marlin[/USER] in pratica il tè verde è molto importante da quanto ho capito. Ma a livello di follicoli come si potrebbe utilizzare? Sempre in modo orale? Cioè bevendolo?
    [/QUOTE]

    Con EGCG ci sono anche i prodotti tipo il siero The Ordinary e il Panthrix. Io ho puntato sul primo perché ha veramente di tutto di più a livello di attivi naturali, ma il Panthrix che è stato quello inizialmente segnalato dall’utente che lo ha lanciato ha giusto l’attivo con l’EGCG e immagino in dosi maggiori e quindi è possibile che funzioni meglio, anche se costa molto di più di The Ordinary. Se il segreto è l’EGCG però direi che è meglio risparmiare e usare il the verde anche topico , fatto in casa.

    La cosa più importante di questo studio per me è il fatto che gli antiandrogeni naturali NON sono antiandrogeni classici che si legano al dominio di legame dell’AR, ma agiscono in altri modi. Modi che possono forse essere più blandi, ma che messi assieme potrebbero essere anche più efficaci o comunque potrebbero rafforzare l’azione degli antiandrogeni che si legano al dominio di legame. Questi ultimi non sono perfetti, come abbiamo visto possono trasformasi da antagonisti in agonisti e magari questo è quello che avviene quando le cure anticalvizie non funzionano o non funzionano più.

    Ciao

    MA – r l i n

  3. No, non erano rischi molto fondati ne abbiamo anche scritto giusto un anno fa:

    [URL]https://calvizie.net/curcuma-prima-condannata-e-poi-scagionata/[/URL]

    Ciao

    MA – r l i n

  4. In effetti si trova l’olio essenziale di pimento e tra le sue attività c’e’ proprio “Rinforza i capelli ed è indicato per il trattamento della caduta stagionale e non ”

    [URL unfurl=”true”]https://www.macrolibrarsi.it/prodotti/__olio-essenziale-pimento.php[/URL]

    Sicuramente è utile, non risolutivo da solo, ma in un approccio con sostanze multiple ha i suoi perchè, data la sua azione sui recettori AR.

    Così, “a naso” potrebbe limitare o ridurre la resistenza alle cure, che avviene dopo un pò di tempo, per via della up regulation, no?

  5. Sì, bisognerebbe accertarsi che nell’olio essenziale l’ericifolina sia ben presente, perché è proprio ricavata da un estratto acquoso che non è proprio identico al un olio essenziale. Gli olii essenziali sono fatti soprattutto di terpeni sesquiterpeni e simili, sostanze lipofile, infatti abbiamo visto che c’è qualche problema a veicolarle senza alcool. Se per l’ericifolina si usa l’estratto acquoso siamo in presenza di una sostanza idrofila, quindi un po’ l’opposto degli olii essenziali.

    Ovviamente anche la sostanza idrofila ha bisogno di un veicolante e l’alcool è proprio quel solvente che può far entrare in soluzione sia sostanze lipofile che sostanze idrofile. Quindi l’estratto acquoso deve diventare più che altro idroalcoolico se da applicare sulla cute. Questo significa che probabilmente si può fare un infuso di pimento, possibilmente molto ristretto che va poi aggiunto all’alcool se si usa topicamente, mentre va benone anche solo acquoso se lo si usa sistemicamente (o in vitro, ma non è il nostro caso).

    Voglio dire, è possibile che usando un estratto acquoso come quello dello studio riportato, il pimento possa rivelarsi ancora più efficace sui capelli perché conterrebbe più ericifolina dell’olio essenziale, anche se di solito i terpeni e simili degli olii essenziali hanno pure azione positiva sui capelli e spesso anche contro la calvizie.

    Ciao

    MA – r l i n

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