Botto di fine anno
Negli ultimi giorni del 2019 Francesco Facchinetti ha postato un video su Twitter in cui parla della sua nuova e fluente capigliatura: “Tutti mi chiedono perché ho i capelli come il Re Leone, è merito di una ‘patch cutanea’, ovvero un trapianto di capelli non chirurgico.
Prima due trapianti…
La lotta contro la calvizie di Francesco è iniziata presto: “A vent’anni ho iniziato a perderli, perché ho ereditato gli occhi azzurri di papà, ma non la voce e i capelli. Così sono andato subito in cerca di una soluzione. In primis l’autotrapianto – aggiunge – con cui ho spostato seimila capelli da dietro la nuca al davanti. Ma è un’operazione chirurgica e in fondo si tratta semplicemente di uno spostamento, per cui c’è la zona del prelievo che si svuota. Inizialmente sei felice, ma dopo 4 o 5 anni torni ad un altro trapianto chirurgico. Altro dolore e altri soldi.”
…poi coverage e cure anticalvizie
“Poi, come seconda soluzione, – ha proseguito Facchinetti – ho provato la “polvere”, ma comporta problemi: sporca tutto, dalle lenzuola alle mani delle ragazze che ti accarezzano be poi devi rimetterla in continuazione. Infine ho provato la strada delle lozioni che favorirebbero la ricrescita dei capelli, ma per me non è mai stato così”.
Dove ha sbagliato ?
Chi frequenta Ieson, il forum della Community anti-calvizie, avrà già capito che l’approccio del già DJ Francesco per salvare i propri capelli si è articolato esattamente al contrario di quello che consigliano gli specialisti in tricologia. Il trapianto da giovanissimi con la calvizie ereditaria in corso è infatti sconsigliato, proprio per non doverlo rifare in seguito come è successo Francesco. Prima infatti si deve provare a curarsi, anche perché le terapie anticalvizie sono tanto più efficaci quanto prima le si inizia, ossia quando c’è ancora molto da salvare.
Benedette microfibre
Le “polveri” tanto criticate dal nostro sono invece utilissime per nascondere i diradamenti e potersi continuare a curare, magari proprio in attesa della ripresa della capigliatura con le cure anticalvizie che quando non lo invertono, bloccano il processo nella maggioranza dei casi (parliamo di più del 70% di chi si cura con costanza).
Le microfibre di cheratina – forse Francesco non lo sapeva – possono essere fissate con degli appositi spray che ne impediscono il rilascio sui tessuti e sulle mani di chi volesse accarezzare i capelli.
“Patch cutanea”
Francesco, essendosi curato al contrario, è arrivato così all’ultima soluzione disponibile, ossia quella che nel suo messaggio sui social chiama “patch cutanea” e “trapianto non chirurgico”. Si tratta in pratica della cosiddetta protesi, che è l’evoluzione del parrucchino o toupé. In pratica il cranio viene rasato del tutto per applicare con speciali colle o adesivi una sottile base traspirante che si confonde con la cute e sulla quale sono inseriti una moltitudine di capelli naturali o sintetici (che ovviamente non cresceranno come avviene invece per quelli trapiantati).
Un nuovo metodo ?
La tecnologia ha portato a realizzare delle protesi che sono veramente indistinguibili da uno scalpo con una folta e naturale capigliatura, però Francesco nel suo messaggio dice di essere stato il primo in Italia ad aver usufruito di questa “patch cutanea”. L’ipotesi è che si tratti di un’ulteriore personalizzazione della protesi (oltre al tipo, al colore e alla lunghezza dei capelli), utilizzando appunto protesi parziali, tipo “pezze” (appunto, “patch”) per intervenire solo sulle parti diradate dello scalpo.
Non esattamente una novità
Forse Francesco non sa che simili tecniche sono utilizzate da tempo dai migliori specialisti in protesi che operano in Italia. Più probabile invece che il grosso pubblico non sappia che esiste anche questo tipo di soluzione ultrapersonalizzata e che il messaggio di Francesco, che riporta appunto un numero di telefono e un nome che invita a contattare, avesse appunto lo scopo di far conoscere a molte più persone l’esistenza di queste tecniche.
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