La vitamina A (detta anche “retinolo”) si trova solo in alimenti di origine animale: la sorgente più ricca è l’olio di fegato di pesce ed il fegato dei mammiferi, ma anche il burro, il latte, il formaggio e le uova contribuiscono all’apporto di vitamina A.
Essa si forma però anche da una vitamina vegetale, il beta-carotene, presente nella verdura e nella frutta.
La sua funzione meglio conosciuta e studiata è quella di permettere la formazione della rodopsina retinica necessaria per la visione notturna, ma la vitamina A è anche una sostanza ossidante capace di neutralizzare nell’organismo la presenza di radicali liberi che sono probabilmente una delle cause dell’invecchiamento, della degenerazione neoplastica e presumibilmente contribuiscono alla caduta dei capelli dal IV decennio di vita in poi, quando il defluvio è certamente meno ‘androgenetico’.
La vitamina A è un costituente della membrana cellulare e si può affermare che in ogni cellula deve esistere una quantità adeguata di vitamina, al di sopra o al sotto della quale la stabilità della membrana, e quindi della cellula, si altera. Ne deriva che sia condizioni di ipovitaminosi sia di ipervitaminosi sono dannose. Infatti, nella clinica, vediamo che sia condizioni di ipervitaminosi che di ipovitaminosi A portano ad alterazioni della cheratinizzazione, con caduta di capelli in telogen negli stati di carenza e in anagen negli stati di intossicazione acuta per eccessivo apporto.
La vitamina A regolerebbe la sintesi delle cheratine attraverso una azione specifica sui radicali sulfidrilici. E’ stata formulata l’ipotesi che la vitamina A agisca da coenzima della ATP-solforilasi e della fosfotransferasi nella sintesi del 3-fosfadenil-solfato in presenza di ATP e fosfato inorganico.
In carenza di vitamina A si riscontrano spesso fenomeni di ipercheratosi fino alla metaplasia squamosa delle cellule epiteliali. La vitamina A assunta in eccesso potrebbe invece inibire la sintesi finale delle cheratine, impedendo che l’ossidazione dei gruppi -SH liberi della cisteina dia luogo ai ponti disolfurici -S-S della cistina, necessari alla stabilità e alla resistenza del pelo.
Attenzione, quindi, a somministrare come ‘placebo’ vitamina A ad alte dosi a chi perde i capelli, perché si potrebbe proprio ottenere l’effetto contrario, anche se reversibile.
Ricordiamo che la vitamina A è liposolubile e che quindi si accumula nel tessuto adiposo per venir poi lentamente liberata, con ‘effetto ritardo’.
Il fabbisogno giornaliero si aggira sulle 5000 UI, una UI è pari a 0,334 mg.
Sintomi di iperdosaggio si possono già vedere per assunzione di 75.000-100.000 UI al giorno e le preparazioni in commercio contengono spesso dosaggi ancor più elevati.