Alopecia areata VS calvizie comune
A parte la rara alopecia aerata incognita in cui appaiono diradamenti analoghi a quelli della calvizie comune, l’alopecia androgenetica si distingue ad occhio dall’areata. In quest’ultima appaiono sullo scalpo chiazze nette o aree intere se non l’intero scalpo (areata totale), in cui i capelli non ricrescono.
Nella calvizie comune si hanno dei diradamenti che solo quando progrediscono molto nel tempo portano a zone del tutto prive di capelli. Zone che seguono, peraltro, la tipica disposizione (pattern) che coinvolge gradualmente solo la parte alta della testa, lasciando di solito intatti i lati e la nuca.
Ricrescite differenti
Anche i recuperi dei capelli in questi due tipi di alopecia differiscono tra loro. In particolare, nell’alopecia areata spesso si recupera in poco tempo la densità perduta totale o delle sole zone in cui avviene la ricrescita. Invece, nella calvizie comune, il recupero della densità è lento e sovente incompleto, ma anche qui può avvenire solo su alcune zone come il vertex o, con più difficoltà , il frontale.
Inibitori delle JAK
I farmaci inibitori delle Janus Kinasi (JAK), come il Tofacitinib e il Ruxolitinib, sono stati provati contro l’artrite reumatoide, la psoriasi e alcuni tipi di tumore. Tuttavia, hanno mostrato risultati nella ricrescita dei capelli in soggetti con areata trattati con questi farmaci per curare le altre patologie.
Inibitori delle JAK contro la calvizie comune?
Alcuni ricercatori si sono proposti di provare questi farmaci anche per curare la calvizie comune, anche se almeno un caso di recupero dall’areata con questi farmaci ha mostrato la persistenza di una calvizie comune. Ora uno studio dell’Università della California a Irvine ha raccolto più casi in cui il recupero dall’areata ha portato a manifestarsi alopecia androgenetica.
Come spiega la S.I.Tri., la Scala di Hamilton è un parametro impiegato per classificare la maggior parte delle calvizie negli uomini.
Quattro casi (e altri due)
Lo studio ha riportato quattro casi di soggetti con alopecia areata che si sono curati con Ruxolitinib presso il centro medico universitario che hanno poi mostrato calvizie comune.
Paziente | Età | Origine | Anni di areata | Mesi di cura | Gravità calvizie, prima* | Gravità calvizie, dopo* | Scala Hamilton-Norwood |
1 | 27 | Asiatica | 10 | 36 | 100 | 49 | 3a |
2 | 32 | Europea | 2 | 36 | 99,7 | 16 | 3 |
3 | 38 | Europea | 12 | 24 | 71,8 | 44 | 4 |
4 | 65 | Europea | 12 | 40 | 100 | 40 | 3V |
*Con metodo Severity of Alopecia Tool (SALT)
Nessuno di questi 4 casi pare soffrisse di calvizie comune prima di sviluppare alopecia areata. Questo può non sorprendere per il ventisettenne asiatico con areata totale da 10 anni, ma è sicuramente sorprendente per il sessantacinquenne con areata totale da 12 anni e quindi dall’età di 53 anni.
Gli autori dello studio non hanno ottenuto il permesso di esporre in questo studio altri due casi analoghi trattati con Tofacitinib.
ll caso del 65enne che dopo 12 anni di alopecia areata, in seguito alle cure, si è visto ricrescere i capelli con la comparsa della calvizie androgenetica di cui pare prima non soffrisse.
L’ipotesi dei ricercatori
I ricercatori californiani mettono in risalto un’altra differenza tra alopecia areata e androgenetica, ossia la progressiva miniaturizzazione dei follicoli dei capelli su più cicli con fase di crescita (anagen) sempre più breve che è tipica della calvizie comune, contro l’entrata diretta dei capelli terminali in un lungo periodo di arresto della crescita (telogen) e di pausa (kenogen) dopo la perdita del fusto (exogen).
Per i ricercatori, i follicoli coinvolti nell’areata non andrebbero incontro a una progressiva miniaturizzazione per sviluppare la calvizie comune. Questo avverrebbe perché i siti coinvolti dall’infiammazione dell’areata sarebbero gli stessi della calvizie comune, con l’aerata sarebbero bloccate le cellule progenitrici, ma in alcuni casi si avrebbe un loro depauperamento tipico della calvizie comune.
Dubbi sull’ipotesi
L’ipotesi proposta dai ricercatori lascia molti dubbi. Il primo riguarda il fatto che questo depauperamento delle cellule progenitrici segue proprio la distribuzione (pattern) della calvizie comune, mentre dovrebbe riguardare tutti i capelli ricresciuti in tutte le zone, anche quelle non soggette a calvizie androgenetica.
Il secondo è che la calvizie comune dipende appunto dalla predisposizione genetica e dagli androgeni: i soggetti sono appunto tutti maschi, ma se il meccanismo fosse quello delineato dai ricercatori ci dovrebbero essere anche dei casi femminili.
Genetica ed epigenetica
Quanto alla predisposizione genetica, se l’ipotesi fosse corretta questa verrebbe determinata, o perlomeno attivata da uno stato latente, dall’infiammazione dell’areata, il che sarebbe abbastanza sorprendente, ma forse possibile, magari supponendo il coinvolgimento dell’epigenetica.
Inibitori delle JAK: opportunità e speranze
L’enigma che pongono questi casi può rappresentare un’opportunità per capire dinamiche ancora sconosciute della calvizie comune. Quanto alle speranze di cura, gli inibitori delle JAK potrebbero entrare ancora in gioco contro l’androgenetica se potessero agire sulla ricrescita come e meglio del minoxidil, quando è sostenuto dall’azione antiandrogena dei farmaci e delle sostanze naturali che riducono il DHT.
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Gli inibitori JAK sono una cura efficace, ma non innocua e non definitiva, nel senso che con la sospensione dopo un po’ si riperdono i capelli. Comunque con l’areata è sempre stato così, quando li recuperi li recuperi tutti, per questo questi casi di aga dopo la guarigione da areata anche totale sono molto interessanti, potrebbero dirci qualcosa anche sull’aga.
Ciao
MA – r l i n