Efficacia della lattoferrina a confronto con ferro solfato nel trattamento dei disordini nelle donne in gravidanza e non.
R. Paesano 1,2, F. Berlutti 3, M. Pietropaoli 4, W. Goolsbee 5, E. Pacifici 2 and P.Valenti 3
1 Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia , Università La Sapienza di Roma , Italia ;
2 ” Fabia Mater “Clinica, Roma, Italia ;
3 Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica , Università La Sapienza di Roma, Italia ;
4 Microbo srl , Società di biotecnologie , Roma, Italia ;
5 BMG Pharma LLC , Nevada , Stati Uniti d’America
Sintesi
Obiettivo
Questo lavoro riporta due trial clinici che comparano la sicurezza e l’efficacia della lattoferrina bovina a confronto con il ferro solfato nel trattamento della deficienza di ferro e dell’anemia da deficienza di ferro, mettendo a fuoco i markers ematologici migliorati dalla lattoferrina bovina, così come l’influenza su markers dell’infiammazione e sulla molecola chiave nel controllo dell’omeostasi del ferro: l’epcidina.
Materiali e metodi
Il primo trial clinico ha reclutato donne incinta al terzo trimestre di gravidanza, con età compresa fra i 20 e i 40 anni, affette da deficienza di ferro o anemia da deficienza di ferro, con globuli rossi < 4.000.000/mL, emoglobina < 11 g/dL, ferro totale < 30 mg/dL o ferritina sierica < 12 ng/mL.
Il secondo trial clinico ha reclutato donne non in gravidanza, in età fertile, affette da deficienza di ferro o anemia da deficienza di ferro, con età compresa fra i 19 ed i 45 anni, con globuli rossi < 4.000.000/mL, emoglobina < 11 g/dL, ferro totale < 30 mg/dL o ferritina sierica < 12 ng/mL.
Le pazienti sono state suddivise in due bracci:
Braccio A: A 90 donne, in gravidanza ( appartenenti al primo trial clinico) e non in gravidanza ( appartenenti al secondo trial clinico) sono stati somministrati 100 mg di lattoferrina bovina due volte al giorno.
Braccio B : A 90 donne, in gravidanza ( appartenenti al primo trial clinico) e non in gravidanza ( appartenenti al secondo trial clinico) sono stati somministrati 520 mg di ferro solfato una volta al giorno a stomaco pieno.
Si sono quindi analizzati: globuli rossi, emoglobina, ferro totale, ferritina sierica ed ematocrito.Tramite metodica ELISA si sono poi analizzati i livelli di IL-6 e di pro-epcidina.
Concentrazione sierica di IL-6 ed epcidina in donne in età fertile affette da deficienza di ferro o anemia da deficienza di ferro prima e dopo 90 giorni di terapia con lattoferrina bovina o ferro solfato o assenza di terapia. |
Risultati
La lattoferrina bovina è risultata ben tollerata ed ha dimostrato un eccellente profilo di sicurezza senza effetti collaterali negli studi condotti su 627 donne ( arruolate anche in studi precedenti). Con l’assunzione di lattoferrina bovina si sono elevati tutti i markers ematologici in maniera statisticamente significativa, inclusa la percentuale di ematocrito, mentre si sono ridotti i livelli di IL-6.
Al contrario nelle donne trattate con ferro solfato i valori ematologici e la percentuale di ematocrito non sono aumentati in maniera significativa, mentre i livelli di IL-6 sono aumentati.
La somministrazione di ferro solfato aumenta quindi la risposta infiammatoria dell’organismo.
I livelli di pro-epcidina sierica sono aumentati a seguito del trattamento con lattoferrina bovina, mentre sono diminuiti nelle donne trattate con ferro solfato.
La lattoferrina è una glicoproteina ad elevata affinità cationica legante il ferro, che sta emergendo come importante regolatore dell’omeostasi sistemica del ferro. Viene sintetizzata fisiologicamente dalle ghiandole esocrine e dai neutrofili in condizioni di infiammazione e a livello dei siti d’infezione, attraverso la sua capacità di legare il ferro evita i precipitati di ferro, la crescita microbica e la formazione di specie reattive dell’ossigeno. |
Conclusione
Questi sono i primi studi che descrivono come la somministrazione orale di lattoferrina bovina sia utile non solo nel trattamento della deficienza di ferro o dell’anemia da deficienza di ferro, ma anche nell’aumentare la pro-epcidina sierica e nel diminuire le concentrazioni di IL-6 nel siero, questi ultimi fattori essenziali nella regolazione dell’omeostasi del ferro sistemica.
La lattoferrina bovina è in grado di abbassare i livelli di IL-6, andando di conseguenza a mitigare la down-regolazione della ferroportina (unico canale deputato alla fuoriuscita del ferro dalla cellula), permettendo così l’esportazione di ferro dai tessuti al sangue. Il parallelo aumento di pro- epcidina sierica, correlato ad un miglioramento dei parametri ematologici, può essere considerato come un segnale dell’innesco di un meccanismo regolatorio per evitare un’eccessiva fuoriuscita di ferro dalle cellule al torrente circolatorio. In questi studi le concentrazioni di ferro totale diminuiscono significativamente nel tempo con l’assunzione di ferro solfato. Dopo 90 giorni di terapia, si osserva un significativo aumento di IL-6 ed una leggera diminuzione di pro-epcidina, correlato alla persistenza della deficienza di ferro e dell’anemia da deficienza di ferro.
L’insuccesso da parte del ferro solfato nell’elevare le concentrazioni di ferro totale suggeriscono che il ferro venga sequestrato nelle cellule dell’ospite prevenendo il suo trasporto nel sangue. Gli effetti dell’infiammazione che consegue la somministrazione di ferro solfato può risultare in una sottoregolazione della ferroportina portando ad un pericoloso sovraccarico di ferro, specialmente negli enterociti, macrofagi ed epatociti.
Bibliografia
1) Paesano R., Rosalba, et al. The influence of lactoferrin, orally administered, on systemic iron homeostasis in pregnant women suffering of iron deficiency and iron deficiency anaemia. Biochimie, 2009, 91.1: 44-51.
2) Paesano R., et al. Lactoferrin efficacy versus ferrous sulfate in curing iron disorders in pregnant and non-pregnant women. International journal of immunopathology and pharmacology, 2010, 23.2: 577-587.
3) Rezk Mohamed, et al. Lactoferrin versus ferrous sulphate for the treatment of iron deficiency anemia during pregnancy: a randomized clinical trial. The Journal of Maternal-Fetal & Neonatal Medicine, 2015, ahead-of-print: 1-4.