giovedì, Novembre 21, 2024
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Conseguenze di una carenza proteica

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Bradfield  ha dimostrato  su volontari sani  sottoposti a dieta  aproteica  che il diametro del bulbo dei capelli si riduce notevolmente  dopo  soli 11  giorni con marcata riduzione del pigmento melanico verso il 14° giorno, seguita da atrofia prima e perdita poi della guaina della radice del pelo interna ed esterna.

Importante notare che queste alterazioni del bulbo  e poi dello stelo del capello si verificano quando ancora non sono evidenti segni ematici  di carenza proteica, quasi che l’organismo, finalisticamente, risparmiasse le proteine per le funzioni essenziali togliendole a tutte quelle sintesi di cui può fare a meno.
Una modesta trazione sul capello provoca, dopo  dieta aproteica, la rottura intrafollicolare del fusto del capello, che dimostra così  una netta riduzione della sua resistenza alla trazione  e della sua tipica elasticità.
In tutti questi casi, aggiungendo proteine alla dieta,  le alterazioni si dimostrano rapidamente  reversibili.
Distinguiamo una  carenza proteica acuta ed una carenza  proteica cronica.

 

Carenza proteica acuta


Nella carenza proteica acuta  (Kwashiorkor) la  percentuale dei capelli in anagen scende  al 26-3O%. Inoltre i capelli mostrano severi segni di  atrofia evidenziabili dalla riduzione  del diametro dei bulbi, uguale ad 1/3  del normale (circa 25 m invece di 80 m), dalla perdita della guaina  interna ed esterna, dalla marcata riduzione del pigmento. Inoltre la quantità di tessuto pilare prodotta giornalmente risulta circa 1/10 del normale e la velocità di crescita in lunghezza si riduce ad 1/4.

 

Carenza  proteica cronica

Nella  carenza proteica cronica (marasma) l’organismo tenta di  adattarsi alla situazione di malnutrizione conservando le proteine per le funzioni essenziali alla sopravvivenza e le alterazioni sul capello sono ancora più drammatiche.
In uno studio di Bradfield in bambini affetti da malnutrizione proteica cronica, troviamo che solo l’ 1% dei capelli era in anagen e mancavano completamente tutti della guaina esterna ed interna. Il colore era nettamente alterato,  rossiccio.  Il diametro ridotto a meno di 30 micron.  La velocità di crescita ridotta ad 1/10 di centimetro al mese e la crescita stessa, discontinua, dava al capello un aspetto  a tipo moniletrix. La  resistenza alla trazione era estremamente scarsa ed i capelli si rompevano con grande facilità.  L’aspetto generale era quindi quello che si riscontra  nella aplasia  moniliforme  o nella tricorressi  nodosa congenita.  Sempre da Bradfield sono stati osservati  sperimentalmente mutamenti  nel diametro del pelo in animali  tenuti a dieta completa di tutti i fattori nutrienti  conosciuti ad eccezione delle proteine: il ritmo di crescita del pelo era ritardato,  la resistenza alla rottura dei peli era  significativamente più bassa anche a parità di diametro,  che del resto era quasi sempre ridotto. tutte le alterazioni erano reversibili reintroducendo  proteine  nella alimentazione.

Dal punto di vista  pratico è importante chiedere al paziente che lamenta perdita di capelli, se ha seguito diete particolari, se soffre di disturbi intestinali tali da condizionare un malassorbimento se fa uso di lassativi, se usa farmaci diretti ad inibire l’assorbimento di sostanze alimentari (clofibrato, destrano etc), se ha notato una perdita di peso nell’ultimo anno o negli ultimi mesi.
Comunque  un semplice esame microscopico dei capelli (strappati e caduti) metterà in evidenza un ridotto diametro dei fusti e dei bulbi ed eventualmente una perdita delle guaine nei capelli strappati in anagen. Questo anche senza nessuna variazione del rapporto anagen/telogen. Successivamente se la situazione malnutritiva perdura si osserverà un aumento netto dei capelli in telogen, con alterazione del rapporto anagen/telogen. Tutto questo, di solito, senza alterazioni del protidogramma né diminuzione delle proteine ematiche totali.
I nutrizionisti calcolano che un uomo adulto abbisogni di 0,75 gr. di proteine per Kg di peso corporeo al giorno.
Un giovane necessita certamente di quantità maggiori inversamente proporzionali alla sua età. Tenendo anche conto che due terzi delle proteine introdotte con gli alimenti sono, nella alimentazione comune, di origine vegetale, ed hanno queste un valore biologico inferiore a quelle di origine animale  perché prive di aminoacidi cosiddetti essenziali, che l’organismo non é in grado di sintetizzare ma deve assumere preformati, si può fissare ad 1 grammo al giorno per Kg di peso corporeo il fabbisogno proteico per l’uomo comune.
Questo fabbisogno aumenta, oltre che nei giovani in crescita, nella gravidanza, nelle  malattie febbrili, aumenta ancora col lavoro muscolare e con l’attività sportiva.
E’ quindi facile incorrere in modesti deficit proteici, senza certo arrivare al  Kwashiorkor od al marasma, anche nella vita comune. Questi modesti deficit proteici  disturberanno poco lo stato di salute generale ma potranno sicuramente aggravare un defluvio in atto o ridurre la velocità di crescita dei capelli e delle unghie o essere causa o concausa in una onicoclasia ed in una onicodistrofia.
Fra i vari aminoacidi alcuni appaiono essere particolarmente importanti per la formazione delle cheratine dure dei peli e delle unghie: la  cistina, la metionina, l’istidina, la glicina, la fenilalanina, la tirosina e gli altri aminoacidi della gelatina di collageno.

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Redazione Calvizie.net
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La redazione di Calvizie.net è formata da medici, specialisti e appassionati al tema della tricologia. Dal 1999, ci dedichiamo a diffondere informazioni sempre aggiornate sulla cultura della salute dei capelli.
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