Ann. Dermatol. Venereol. Maggio 2002; 129(5 Pt 2):801-3
Jamin C.
169, boulevard Haussmann, 75008 Paris, France.
L’alopecia androgenetica (AAG) è il risultato combinato di un processo androgeno-dipendente e di trasmissione genetica. Queste caratteristiche sono state dimostrate principalmente, se non esclusivamente, negli uomini, e forse impropriamente estese alle donne. Quando si considera il processo androgeno-dipendente, l’AAG deve essere limitata alle sole aree recettrici degli androgeni. Nello scalpo, questi recettori sono stati individuati solo nell’area frontale e nel vertice, e mai nell’area temporale od occipitale. In effetti, negli uomini l’AAG presenta queste caratteristiche cliniche, mentre nelle donne la caduta dei capelli è raramente localizzata in questi siti, anche quando, con l’avanzare dell’età, si manifestano ampie aree calve.
E’ ormai comunemente accettato che l’AAG maschile è associata ad un incremento dell’attività della 5-alfa riduttasi, che porta ad un incremento locale della produzione di deidrotestosterone. Il meccanismo attraverso il quale l’aumento del deidrotestosterone locale porta alla caduta non è stato dimostrato chiaramente. In tal senso sono stati proposti l’inibizione della proliferazione delle cellule nella papilla dermica e un processo vascolare basato sull’inibizione della produzione locale del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF). L’incremento della 5-alfa riduttasi è di natura genetica e dipende dal polimorfismo dei recettori androgenici, caratterizzato da una riduzione del numero delle sequenze CAG sull’exon 1. L’AAG maschile è associata ad un processo insulino-resistente e ad un aumentato rischio di policisti ovarica nella discendenza. In sede terapeutica, questo processo ormone-dipendente spiega la ben nota efficacia degli inibitori della 5-alfa riduttasi.
Nelle donne, fatta eccezione per qualche raro caso, l’alopecia è diffusa e i meccanismi sono differenti. La loro origine resta ignota, e probabilmente ambigua. Sulla base di un’associazione con la tiroidite di Hashimoto, si potrebbe avanzare, per molti casi, l’ipotesi di un’origine auto-immune. L’alopecia rimane inalterata anche dopo sostituzione della tiroide. Dosi farmaceutiche di estrogeni (gravidanza, contraccezione) hanno un effetto benefico su casi simili di alopecia, probabilmente attraverso diversi meccanismi: effetto anti-androgenico, incremento del VEGF, effetto proliferativo delle cellule della papilla dermica. Tuttavia, è importante precisare che la papilla dermica ha un’aromatasi, specificamente nell’area occipitale, la cui attività non è stata ancora ben definita nell’ambito dell’alopecia femminile. Nella sostanza gli inibitori della 5-alfa riduttasi sono inefficaci nelle donne. E’ assai probabile che la predominanza osservata nell’area frontale e del vertice, occasionalmente nelle donne anziane, sia un risultato di due disturbi, tra loro combinati: la quasi-fisiologica caduta androgeno-dipendente combinata con caduta diffusa. Dosi farmacologiche di estrogeni associate ad agenti anti-androgenici simili al progesterone vengono usati estensivamente con buoni risultati, tuttavia non dimostrati in sede di test clinici.