Il popolo più capelluto
Lo scorso anno nell’articolo sui Mondiali e la calvizie dei calciatori abbiamo accennato alla classifica mondiale della calvizie, o – prendendo il lato positivo – alla classifica dei popoli più capelluti in cui primeggiavano i coreani, pur avendo anche loro il 19% di maschi con problemi di capelli.
I coreani tuttavia sembrano non accontentarsi di essere il popolo con meno calvizie e così da anni la Corea del Sud sforna di continuo studi su sostanze e rimedi contro la perdita dei capelli. Questo fenomeno può essere compreso considerando che chi soffre di calvizie in una popolazione che ha meno problemi di capelli accusa un disagio maggiore rispetto a chi ha lo stesso problema all’interno di una comunità in cui la calvizie è molto più diffusa costituendo quasi la normalità.
Ginseng e altre specie anti-calvizie
Gli studi coreani hanno messo in evidenza l’importanza del ginseng, la pianta più tipica della medicina tradizionale che in Corea viene utilizzata ampiamente come bevanda e come alimento e che potrebbe contribuire alla bassa incidenza della calvizie in questa popolazione. Ma hanno portato alla luce le proprietà anti-calvizie di molte altre specie vegetali.
Qui segnaliamo la più recente ricerca di questo genere che ha riguardato la Houttuynia cordata un’infestante di bellissimo aspetto che è usata tradizionalmente contro la caduta dei capelli e che pare avere proprietà scientificamente valide per agire sulla loro ricrescita.
La genetica è basilare
Gli studi di genetica hanno messo in evidenza da alcuni anni il segreto dei capelli spessi delle popolazioni orientali. Questo sta nel gene del recettore dell’ectodisplasina A2, chiamato EDA2R, che quando presenta una particolare variazione, comune tra le popolazioni asiatiche, assicura capelli spessi e lisci come degli spaghi. Il massimo effetto sulla forma dei capelli si otterrebbe quando si eredita da entrambi i genitori questa variante che tra i coreani è molto diffusa.
Ma i capelli spessi e dritti non bastano
I capelli spessi e dritti a volte non bastano a garantire che non si soffrirà di calvizie, al contrario, quando questa dovesse manifestarsi, la perdita di grossi capelli coprenti e lisci finisce per rendere molto netti ed evidenti i diradamenti, come sanno bene i chirurghi specializzati in capelli che per i trapianti sulle persone di origine asiatica devono adottare degli accorgimenti particolari.
Troppo lavoro
I sudcoreani, come tutti i popoli dell’Estremo Oriente, sono ritenuti dei gran lavoratori, ma la settimana lavorativa standard sia regolata per legge con 40 ore per 5 giorni alla settimana come nei paesi occidentali, solo il 28% dei lavoratori maschi si attiene a questo orario, mentre ben il 72% va oltre facendo gli straordinari e arrivando sino a una media di 12 ore di lavoro al giorno.
Lo studio in questione ha mostrato che i casi di calvizie maschile vanno incrementando con le ore di lavoro prestate e ha meno capelli chi si trattiene a lavorare più a lungo. Questa non è una cosa così sorprendente dal momento che è noto che il lavoro prolungato fa aumentare lo stress e che questo danneggia la capigliatura.
Non è più il lavoro di una volta
Eppure i coreani del Sud di oggi lavorano probabilmente meno dei loro nonni e dei loro padri che a costo di grandi fatiche hanno costruito negli anni il benessere della loro nazione e che pare avessero meno problemi di capelli. Va considerato quindi come sono cambiati negli ultimi decenni il lavoro e l’impegno che questo comporta. In generale si è infatti passati da lavori più faticosi, ma meno stressanti, svolti all’aperto e alla luce e ai ritmi naturali, a lavori meno faticosi, ma più stressanti, svolti al chiuso con luce artificiale e senza seguire i ritmi della natura che richiedono di essere attivi di giorno e di riposare la sera e dormire di notte.
La ricerca recente ha infatti messo in evidenza il ruolo che rivestono per la salute dei capelli alcune sostanze legate alle ore di luce e di buio naturali, vale a dire la vitamina D che la pelle sintetizza con i raggi UVB della luce solare e la melatonina che viene prodotta durante il sonno con l’oscurità.
L’inquinamento fa la sua parte
In stretto collegamento col lavoro e lo sviluppo economico si trova l’inquinamento atmosferico, in particolare quello da polveri sottili, ossia il particolato finissimo disperso nell’aria che ricopre un ruolo attivo nel provocare asma, affezioni cardio-polmonari e invecchiamento cutaneo. Un recente lavoro di altri ricercatori sudcoreani ha dimostrato che le PM10 (le polveri con diametro inferiore o uguale a 10 micrometri, ossia millesimi di millimetro) ostacolano anche la crescita dei capelli inibendo il percorso WNT-betacatenina che è essenziale per lo sviluppo di un fusto lungo e spesso come quello dei capelli sani terminali.
Questi studi scientifici coreani e sui coreani confermano che alla perdita dei capelli, al di là delle basi di tipo ereditario e genetico, possono contribuire fattori esterni come lo stile di vita e l’inquinamento ambientale.
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