Insieme all’uso topico di minoxidil 5%, l’assunzione di finasteride 1 mg al giorno rappresenta il caposaldo farmacologico della lotta alla calvizie. L’abbinata dei due farmaci da risultati alla maggior parte di chi, affetto da alopecia androgenetica, decide di utilizzarli con costanza.
Gli anti-dht a confronto
Va detto che finasteride è un cosiddetto farmaco “anti-dht“ che è emulato anche da principi attivi naturali il principale dei quali è l’estratto di saw palmetto o serenoa repens. Proprio il confronto tra queste due sostanze una sintetica e l’altra naturale, è stato oggetto di uno studio italiano su un campione significativo di soggetti con calvizie comune seguiti per due anni che abbiamo illustrato qui in due articoli.
Questo studio conferma che serenoa è attiva contro la calvizie, ma in minore misura rispetto al farmaco, anche se entrambi fanno registrare una ridotta e identica percentuale di insuccesso. Finasteride è efficace anche sulla zona frontale, ma meno che sulla zona centrale della testa, ossia sul vertex (la cosiddetta “piazzetta” della calvizie comune maschile).
I vellus restano tali
Alcuni ricercatori in campo tricologico hanno dedicato parte dei loro sforzi a capire se i capelli miniaturizzati affetti da calvizie ritornano terminali (ossia normali come prima) quando le cure appaiono funzionare ripristinando capigliature con buona densità e copertura.
Abbiamo già riportato uno di questi studi in cui si ipotizza che le ricrescite e gli irrobustimenti dei capelli con le varie cure contro la calvizie non riguardano i vellus.
Regola confermata
Se i vellus non possono tornare a essere capelli terminali anche quando le cure funzionano al meglio, viene in pratica ribadita la regola che afferma che i capelli possono recuperare al massimo due gradi di displasia.
La “pausa” fa la differenza
Ma allora come si spiega la frequente efficacia di finasteride, minoxidil e altre sostanze attive?
Viene spiegata con la riduzione di una fase del ciclo del capello scoperta di recente, ossia del cosiddetto kenogen o periodo di pausa, in cui l’ostio del follicolo non ospita alcun fusto perché il follicolo in pausa non lo produce. Secondo altri studi è proprio il protrarsi del kenogen che crea i diradamenti tipici della calvizie incipiente.
I nuovi studi
Al recente Congresso Mondiale della Ricerca sui Capelli (WCHR) di cui abbiamo reso disponibile qui tutti i lavori presentati, ci sono ben due studi a firma dello specialista belga Dominique Van Neste che ribadiscono questi concetti passando dalle ipotesi alle certezze.
Nel primo articolo scientifico si conferma che grazie alla moderna tecnologia delle immagini ad alta risoluzione si è potuto osservare cosa accade esattamente nei punti dello scalpo che hanno risposto bene alla cura con finasteride assunta per due anni. In sintesi la ricrescita è dovuta a capelli terminali che rispuntano dalla fase di pausa, mentre ben il 30% dei vellus dopo due anni risulta scomparso, ma non trasformato in capello terminale.
Dipendenza dei capelli dal farmaco
Il secondo studio su finasteride evidenzia la dipendenza dei capelli dall’utilizzo a lungo termine di questo farmaco. Ossia dopo 30 mesi di cessata assunzione si ha un peggioramento notevole che pare accelerato rispetto a quella che è l’evoluzione normale della calvizie. Con la sospensione del farmaco i capelli terminali si trasformano in vellus e quelli che erano già vellus in parte spariscono.
Cosa aspettarsi
Da finasteride ci si può dunque aspettare prudentemente un buon mantenimento della situazione di partenza con possibilità di ampio recupero, ma solo dei capelli che non siano già diventati vellus.
Ecco perché è più difficile che il recupero possa avvenire sul frontale se questo è sguarnito da tempo di capelli terminali. Anche per questo in queste zone si preferisce rinforzare l’azione di finasteride con minoxidil e altri antiandrogeni che agiscono sui recettori.
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