Il 30 novembre 2002 si è svolto a Bari il 2° incontro dell’AIDA-Tricologica organizzato dal dott Roberto d’Ovidio, coordinatore del Gruppo. Il programma prevedeva 2 parti: la prima, rivolta ai colleghi e incentrata su tematiche cliniche e di ricerca in campo tricologico; la seconda dedicata all’incontro con i pazienti della Associazione Mediterranea Alopecia Areata (AMAA).
La I sezione è stata dedicata alle News: sulla fisiopatologia del follicolo pilifero a cura del prof. A. Rebora (Genova), che ha parlato della identificazione di una nuova fase del ciclo pilare: il Kenogen, in cui, a seguito della caduta del fisiologico bulbo a clava, non vi è un in immediato rimpiazzo, ma il follicolo pare rimanere in stato quiescente per periodi anche molto prolugati. Ciò sembra essere frequente e potrebbe avere un ruolo patogenetico nell’all’alopecia androgenetica. A proposito di quest?ultima la prof.ssa Tosti ha sottolineato l’emergente ruolo di fenomeni infiammatori in grado di accelerarne il decorso e aggravarlo attraverso il precoce intervento di processi fibrotici. Questo potrebbe spiegare come la finasteride abbia dato scarsi risultati nella sperimentazione in donne in post-menopausa, mentre risultati più interessanti stanno emergendo dal suo utilizzo in donne più giovani. Partendo da questo dato il dr d?Ovidio ha mostrato la sua casistica di alopecie fibrosanti post-menopausali, con forme di passaggio anche tra l’Alopecia Areata e l’Alopecia Cicatriziale. E dopo aver illustrato l’algoritmo terapeutico proposto da Shapiro nelle Alopecia Cicatriziali, ha presentato la sua proposta terapeutica dell’utilizzazione della Cetirizina in associazione con gli steroidi topici nel Lichen Plano Pilare e nella Pseudoarea di Brocq.
A completamento della sezione la relazione del prof A. Gilhar (Haifa), che da diversi anni studia su un topo ?nudo? immunodeficiente (su cui possono essere impiantati follicoli piliferi umani) gli eventi immunopatogenetici della Alopecia Areata. Il collega Israeliano ha illustrato i risultati della sua ricerca che dimostrano come questa malattia sia determinata da linfociti CD8 specificatamente rivolti contro antigeni melanosomali del follicolo pilifero e come questi linfociti necessitino della cooperazione dei linfociti CD4. E’ superfluo sottolineare quanto importante sia una migliore conoscenza degli eventi etiopatogenetici non fosse altro per l’ immediato riscontro in termini di approccio terapeutico. Dopo le News, una serie di relazioni a contenuti “pratici”: il prof A Rossi ( Roma) ha schematizzato in modo chiaro ed esaustivo le indagini strumentali e di laboratorio realmente utili nella diagnosi delle alopecie; i chirurghi plastici F. Sisto (Bari) e F. Tarantino (Lecce) hanno affrontato rispettivamente l’approccio chirurgico e la correzione degli errori chirurgici nella terapia delle alopecie. Contemporaneamente, a disposizione degli interessati, il sig. P Mansueto (Bari) ha curato una Show-room con le proposte estetiche (protesi).
Tema dell’incontro con l’AMAA è stato: Il Dermatologo di fronte all’Alopecia areata. Dopo il saluto di benvenuto del Presidente dalla Associazione, il prof. S. Pugliese (Monopoli) ha illustrato la morfologia del microcircolo nelle varie fasi della malattia. Sempre in tema etiopatogenetico la relazione del dott. R d’Ovidio, che ha voluto sottolineare il ruolo nelle fasi iniziali della malattia delle cellule macrofagiche e dei mastociti, questi ultimi sarebbero importanti anche nella fase di risoluzione. E’ stata inoltre citata l’ipotesi, con alcuni riscontri di laboratorio, che nelle forme circoscritte di AA sia implicata una risposta immunitaria TH2 mentre nelle forme estese sia implicata quella TH1. Gli approcci terapeutici della Alopecia Areata sono stati affrontati dalla Tavola rotonda che ha messo a confronto diversi punti di vista e diverse esperienze: dopo l’introduzione del Prof A Gilhar- che ha ricapitolato le terapie classiche a disposizione del Dermatologo- un altro ospite straniero, il dott. K A Sharif di Nablus (Palestina) ha illustrato la sua esperienza clinica forgiata in un contesto sociale totalmente diverso dal nostro ma concorde nelle varie modalità di approccio alla malattia, forse con un maggiore interventismo farmacologico. La prof. A Tosti (Bologna) ci ha aggiornati su quelle che potranno essere le nuove frontiere in tema di terapia secondo quanto emerso a Washington (biomolecole immunomodulanti),di cui però non sono disponibili ad oggi esperienze né sperimentali, né cliniche. A conclusione della Tavola rotonda, la revisione critica delle terapie consuete, ovvero la scelta dell’approccio terapeutico non più basato sull’ estensione della Alopecia ma sulla fase clinica in cui la malattia si osserva. Questo è stato il tema della relazione della dott. T Di Prima (Catania), un invito, se vogliamo, a mettere in discussione alcuni stereotipi. La sessione non poteva non prevedere di affrontare altri aspetti della malattia: si è cercato di definire la “Personalità Alopecica” sia per il riconoscimento tramite un elaborato di sofferenze profonde e di successivi adattamenti della personalità come è stato spiegato dal perito grafologo dott G Lovero (Bari); sia per la messa in opera di percorsi di Programmazione Neurolinguistica che possano scardinare e riequilibrare queste dinamiche con modalità illustrate dalla dott.ssa J Claudatus (Bari)- qui nella veste di dermato-psicoterapeuta-. Il prof. P Silvestris ha esposto una sua riflessione critica sul linguaggio con cui i medici si confrontano con questo tipo di pazienti ed ha sostenuto la sostanziale inefficacia delle pratiche mediche ?alternative’ in questa patologia . La relazione della segretaria della Associazione, sig.ra R Zazzara (Matera) ha richiamato tutti noi su problematiche concrete come il riconoscimento della Alopecia Areata come malattia sociale da supportare nell’ambito del SSN: dobbiamo infatti ricordare come la gran parte della spesa terapeutica gravi a tutt’oggi sui pazienti. T. Di Prima (Università di Catania) – mitichezia@libero.it