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Sindrome post-finasteride o vulnerabilità preesistente?

Sindrome post-finasteride o vulnerabilità preesistente? Ripensare la selezione dei pazienti.

dr. Nicolò Rivetti

Ambulatorio di Dermatologia, Istituto Clinico Beato Matteo, Gruppo San Donato, Vigevano, Pavia, Italia

Corrispondenza: Nicolò Rivetti (dottor.rivetti@gmail.com; profilo Ig: rivetti_dermatology)

Sindrome post-finasteride

La sindrome post-finasteride (PFS) si riferisce a una costellazione di sintomi fisici, sessuali e neuropsichiatrici persistenti che sono stati segnalati da alcuni individui dopo la sospensione della finasteride, un inibitore della 5α-reduttasi comunemente usato per l’alopecia androgenetica.

Nonostante un’adeguata consulenza, vedo regolarmente pazienti che interrompono la finasteride nel giro di poche settimane, non a causa di un’intolleranza farmacologica, ma per la paura suscitata dalle testimonianze online.

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La molecola di finasteride.

Fattori psicologici

Il discorso sulla PFS ha aumentato la consapevolezza degli effetti avversi persistenti associati all’uso della finasteride. Mentre l’eziologia della PFS rimane oggetto di studio, un aspetto spesso trascurato è il profilo psicologico dei pazienti prima di iniziare la terapia con finasteride [1-3].

Il fenomeno delle risposte nocebo è ben documentato nella letteratura medica, dove le aspettative negative possono portare all’insorgenza o al peggioramento dei sintomi, anche in assenza di una causa farmacologica [1].
Questo effetto può essere particolarmente pronunciato nei pazienti che si sottopongono a trattamenti estetici o di perdita dei capelli, che spesso sono iperconcentrati sui cambiamenti fisici e monitorano intensamente le loro sensazioni corporee.

In questi soggetti, una singola testimonianza allarmante incontrata online può scatenare l’ansia e portare alla comparsa di sintomi come l’affaticamento o il calo della libido, guidati più dalla paura che dall’azione farmacologica. Ciò evidenzia l’importanza di affrontare i fattori psicologici quando si prescrivono farmaci come la finasteride, che sono stati associati a effetti avversi sia reali che percepiti [2-5].

Il ruolo dei medici

I medici possono anche svolgere un ruolo chiave nel contrastare la disinformazione discutendo in modo proattivo le comuni affermazioni online, raccomandando risorse basate sull’evidenza e incoraggiando i pazienti a portare i loro dubbi nella sala di consultazione piuttosto che affidarsi a testimonianze non verificate.

Inoltre, la comunicazione scientifica degli operatori sanitari sui social media può contribuire a bilanciare la narrazione online e a ridurre l’influenza dei contenuti allarmistici sui soggetti vulnerabili [6].

Il dr. Nicolò Rivetti.

Questo modello di monitoraggio ossessivo e di cybercondria può rafforzare ulteriormente una risposta nocebo, aggravando la paura del paziente e accelerando la sospensione del trattamento.

Questi tratti sono comunemente associati all’ansia per la salute e ai disturbi da sintomi somatici e possono essere interpretati nell’ambito del modello cognitivo-comportamentale, in cui le aspettative negative e l’interpretazione errata delle sensazioni corporee contribuiscono all’amplificazione dei sintomi [4].

Vulnerabilità preesistente

In molti di questi casi, ciò che viene successivamente etichettato come “sindrome post-finasteride” può in realtà riflettere una vulnerabilità cognitiva preesistente che reagisce a un farmaco ampiamente stigmatizzato [1, 4].

Piuttosto che discutere se la sindrome post-finasteride “esiste”, potremmo servire meglio i nostri pazienti chiedendoci: quali individui non avrebbero mai dovuto ricevere la prescrizione di questo farmaco? Ciò evidenzia un’esigenza non soddisfatta: la creazione di un breve strumento di screening psicologico pre-trattamento specificamente adattato ai candidati alla finasteride.

Tale strumento potrebbe integrare le misure esistenti dell’ansia per la salute, della sensibilità all’immagine corporea e della predisposizione al nocebo, guidando i medici nell’identificazione dei soggetti a maggior rischio di esiti avversi.

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Screening psicologico standardizzato

La crescente disponibilità di finasteride attraverso piattaforme online – spesso senza valutazione clinica di persona – evidenzia ulteriormente la necessità di uno screening psicologico standardizzato, in quanto questi sistemi attualmente non dispongono di strumenti per individuare i soggetti vulnerabili che potrebbero essere a maggior rischio di sviluppare effetti collaterali persistenti.

Per ridurre il rischio di risposte nocebo e migliorare i risultati dei pazienti, propongo di integrare le valutazioni psicologiche pre-trattamento nel processo decisionale clinico per la terapia con finasteride. L’identificazione dei pazienti con alti livelli di ansia per la salute o suscettibili di effetti nocebo può informare le strategie di consulenza personalizzate [5].

Questo approccio può comportare la definizione di aspettative realistiche, la discussione della possibilità di risposte nocebo e la rassicurazione, riducendo così la probabilità di sviluppo di sintomi avversi attribuiti alla finasteride.

Gli strumenti disponibili

In ambito clinico, strumenti brevi e convalidati come l’Indice di Whiteley [5] – concepito per valutare l’ansia legata alla salute – e il Body Dysmorphic Disorder Questionnaire (BDDQ) [7] – utilizzato per valutare i disturbi dell’immagine corporea – possono rappresentare opzioni pratiche.

Entrambi gli strumenti sono autosomministrati, efficienti in termini di tempo e fattibili da implementare anche nella pratica ambulatoriale di routine. Il loro utilizzo potrebbe aiutare a identificare i pazienti che potrebbero beneficiare di una maggiore consulenza o di un invio psicologico prima di iniziare la terapia con finasteride.

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Il farmaco Propecia, finasteride 1 mg

Conclusione

L’implementazione di tali valutazioni si allinea a un modello di cura incentrato sul paziente, favorendo un processo decisionale informato e riducendo potenzialmente l’incidenza dell’interruzione del trattamento a causa degli effetti avversi percepiti.

Sono necessarie ulteriori ricerche per sviluppare strumenti di screening standardizzati e valutare l’efficacia degli interventi psicologici in questo contesto. Nel frattempo, l’integrazione di brevi valutazioni psicologiche può rappresentare un passo semplice ma d’impatto verso una prescrizione di finasteride più sicura e personalizzata.

Ringraziamenti
L’autore desidera ringraziare i suoi pazienti per la loro fiducia e il continuo feedback clinico che ha ispirato questa riflessione.

Conflitti di interesse
L’autore non dichiara conflitti di interesse.

Dichiarazione di disponibilità dei dati
L’autore non ha nulla da segnalare.

Nicolò Rivetti

Riferimenti

  1. A. M. Traish, “The Post-Finasteride Syndrome: Clinical and Basic Science Evidence for Its Existence,” Journal of Clinical Medicine 8, no. 7 (2019): 872.
  2. D. D. Nguyen, M. Marchese, E. B. Cone, et  al., “Nocebo Effect in Dermatology: A Systematic Review,” Journal of the American Academy of Dermatology 85, no. 1 (2021): 41–51.
  3. A. N. Sharma, Y. Xie, A. Gomez-Palacio-Schjetnan, et al., “Adverse Events Associated With 5-Alpha Reductase Inhibitors: A Review of the Literature,” Clinical Drug Investigation 42, no. 2 (2022): 97–109.
  4. V. Starcevic and D. Berle, “Cyberchondria: Overlap With Health Anxiety and Unique Relations With Other Constructs,” Journal of Anxiety Disorders 46 (2017): 103–111.
  5. E. Hedman, M. Lekander, B. Ljótsson, et al., “Can the Whiteley Index Be Used to Assess Health Anxiety in the General Population?,” Journal of Psychosomatic Research 174 (2024): 111–117.
  6. L. Hofstra and D. Gommers, “How Can Doctors Counter Health Misinformation on Social Media?,” BMJ 382 (2023): p1932.
  7. K. A. Phillips, “The Body Dysmorphic Disorder Questionnaire (BDDQ): A Screening Tool for BDD,” Psychiatry Research 135, no. 1 (2005): 103–112.

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Redazione Calvizie.net
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