Lo studio sui direttori d’azienda
Uno studio recente ha valutato la relazione tra la calvizie e il successo professionale valutando la gravità di questo disturbo tra alcuni amministratori delegati (CEO) maschi bianchi negli Stati Uniti. Questo studio osservazionale dell’alopecia androgenetica tra i massimi dirigenti d’azienda è stato condotto classificando le fotografie prese di fronte e di lato dei CEO di età compresa tra 50 e 69 anni.
Valutazioni della calvizie sono state fate in doppio cieco e da due osservatori indipendenti sulla base della scala Hamilton-Norwood. In tutto sono stati esaminati 68 amministratori delegati, 34 individui ciascuno nei gruppi di età di 50-59 e 60-69 anni.
Fig.1: La scala Hamilton-Norwood impiegata in questo studio.
Una calvizie significativa è stata valutata nel 18% (6/34) degli amministratori delegati di 50-59 anni e nel 35% (12/34) di quelli di 60-69 anni. I risultati dello studio hanno stabilito che, tra gli amministratori delegati maschi bianchi di età compresa tra i 50 e i 69 anni, la perdita di capelli significativa è meno frequente di quanto in precedenza riportato per l’intera popolazione maschile bianca.
Calvizie e successo
Dallo studio sopracitato, si possono trarre alcune conclusioni che possono non essere corrette. La prima è che in generale la calvizie può ostacolare il successo nella carriera lavorativa. La seconda è che chi soffre di calvizie è in media meno brillante di chi invece non ne soffre.
Nel primo caso, le difficoltà a far carriera sarebbero dovute all’ambiente di lavoro, quindi indipendenti dall’individuo. Nello specifico, nelle comunità aziendali verrebbe favorito chi si presenta con una capigliatura folta poiché infonderebbe maggiore fiducia.
Nel secondo caso, senza scomodare collegamenti tra minori capacità e abilità con la calvizie, potrebbe trattarsi di fattori psicologici legati alla calvizie che rendono meno sicuri di sé, più introversi, se non addirittura afflitti da depressione. Tutte problematiche queste ultime che sono spesso associate con lo sviluppo della calvizie.
Una terza ipotesi
La terza ipotesi è invece più semplice e banale. Le persone di successo sanno quanto conti l’immagine, visto che sono sempre esposti agli sguardi della gente. Questo porta i VIP a curare attentamente la propria immagine e, quindi, anche a curarsi i capelli e a rimediare alla calvizie. Magari ricorrendo ai migliori chirurghi mondiali specializzati in trapianti di capelli.
Fig.2: Elon Musk ventenne, ai tempi del lancio di PayPal.
Il caso Elon Musk
Ad avvalorare questa terza ipotesi, vi è il caso dell’imprenditore di successo più accreditato negli ultimi anni: il sudafricano, cittadino canadese, naturalizzato statunitense, Elon Musk. L’immagine che abbiamo di lui negli ultimi anni è quella di un bell’uomo senza problemi di capelli. Tuttavia, le foto degli esordi imprenditoriali di Elon Musk mostrano un ragazzo con evidenti problemi di capelli.
Cosa può essere successo?
Le ipotesi sul tappeto per il netto miglioramento dei capelli di Elon Musk possono essere tre. La più ovvia è che abbia fatto uno trapianto di capelli e magari anche più di uno per il mantenimento nel tempo dell’apparenza di una capigliatura sana. La seconda è che si sia curato la calvizie usando con successo i trattamenti più efficaci come finasteride insieme a minoxidil. La terza che usi una protesi dell’ultima generazione.
Inoltre, non è detto che le prime due ipotesi si escludano a vicenda. I trattamenti contro la calvizie si usano, infatti, sia prima sia dopo i trapianti. Prima, perché è meglio recuperare il maggior numero di capelli possibili in vista dell’intervento. Dopo, perché i capelli trapiantati non dovrebbero miniaturizzarsi a causa della calvizie, ma i capelli indigeni della zona ricevente restano sempre a rischio di miniaturizzarsi per l’avanzare dell’alopecia androgenetica.
Fig.3: A rafforzare l’effetto densità di un trapianto di capelli possono contribuire validamente le microfibre di cheratina o gli appositi fondotinta.
Ricchi, potenti e vanitosi, ma con pochi capelli
Fino a qualche decennio fa, si pensava che per la calvizie non fosse disponibile alcuna cura proprio perché gli uomini più potenti e ricchi, che sono spesso anche molto vanitosi, non recuperavano i capelli persi con la calvizie androgenetica. Invece, più recentemente, abbiamo visto diversi uomini ricchi, famosi e potenti recuperare i capelli.
Fig.4: L’inconfondibile acconciatura di Donald Trump.
La maggior parte di loro lo hanno potuto fare grazie ai trapianti o alle protesi. Di certo sappiamo solo che Donald Trump, oltre a pettinarsi col suo incredibile e complicato riporto, assume finasteride, ma probabilmente ha anche fatto uno o più trapianti.
Le teorie complottiste non reggono
Invece, molti sono convinti che la cura contro la calvizie sia stata scoperta da tempo, ma che la si tenga celata per non distruggere il ricco mercato dei vari rimedi anticalvizie. Farmaci, lozioni, cosmetici, integratori, trapianti, onorari degli specialisti, parrucche, protesi, tricopigmentazione e chi più ne ha più ne metta.
La teoria non regge perché la calvizie è così diffusa che, nel caso si fosse trovata una cura, la congiura del silenzio non avrebbe potuto durare a lungo. Gli improbabili scopritori ne avrebbero usufruito almeno per loro e per i loro cari e il “segreto” in breve non sarebbe più stato tale. Sicuramente gli eventuali scopritori non avrebbero potuto resistere alla tentazione di vendere il loro “segreto” a caro prezzo ai ricchi e ai potenti. Tutto questo sarebbe avvenuto poi nella vana speranza che gli acquirenti si facessero scappare, proprio loro, uno dei maggiori “business” di tutti i tempi. Tutte cose impensabili, più che improbabili.
Elon Musk: la prova vivente
Proprio Elon Musk rappresenta la prova vivente che una cura contro la calvizie non c’è ancora. È infatti l’uomo che sta dietro a una miriade di innovazioni e alle relative imprese e non avrebbe di certo perso tempo a innovare anche in campo tricologico, visto che quello dei capelli è un problema che l’ha colpito direttamente.
Non c’è quindi nessun complotto planetario per occultare la cura contro la calvizie perché a un affare così grande non rinuncerebbe alcun imprenditore tra i molti che hanno problemi di capelli, ma anche tra quelli che non ne hanno.
Non disperare
Queste conclusioni possono forse deprimere chi soffre di calvizie e cerca dei rimedi. In realtà, va ricordato che se non esiste una cura, esistono però dei trattamenti contro la calvizie. Una cura è qualcosa che fa sparire la malattia almeno per un certo periodo, un trattamento è un rimedio che va usato costantemente per contrastare una malattia.
La calvizie può essere dunque trattata con successo, ma occorre pazienza e costanza. I ricchi e i potenti preferiscono le soluzioni che fanno perdere meno tempo e che richiedono meno impegno, quindi trapianti e protesi. Chi è meno abbiente e potente ha invece spesso molto più tempo per portare avanti i trattamenti e per apprezzarne i risultati, soprattutto se si affida alle corrette indicazioni degli specialisti in capelli più accreditati.
Fig. 5: Jeff Bezos ,il fondatore e presidente di Amazon non si è mai preoccupato di contrastare la propria calvizie.
Fattore tempo
Per i ricchi e potenti il tempo è denaro e lo utilizzano prevalentemente per fare affari. Ma il fattore tempo è importante anche per quanto riguarda l’intervento contro la calvizie. Prima si inizia a contrastarla più si potrà mantenere una capigliatura con una densità esteticamente valida.
In questo senso un “segreto” legato alla calvizie c’è e riguarda la chirurgia dei capelli. L’effetto copertura dello scalpo si ottiene infatti ripristinando solo la metà della densità originale dei capelli. Chi inizia a preoccuparsi per la propria calvizie lo fa quando i diradamenti diventano visibili, ossia quando ha perso più di metà dei capelli nelle zone soggette a calvizie. Prevenire è notoriamente meglio che curare. Quindi, bisogna iniziare i trattamenti prima che i diradamenti diventino visibili a occhio nudo. Bisogna sfruttare appunto il fattore tempo giocando d’anticipo. Questo i ricchi e i potenti non lo sanno e così per riavere i capelli, non potendo comprarsi il tempo perduto, fanno ricorso ai trapianti o alle protesi.
APPROFONDIMENTI
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Io penso che incida pure un altro fattore: le frustrazioni derivanti da una vita giudicata insoddisfacente, una carriera lavorativa non brillante o una vita di relazione scarsa, hanno un’incidenza importante sul progredire e sull’ installarsi della malattia.
Chiaramente la base è genetica, ma l’evolversi della situazione, così come l’epoca di insorgenza sono determinati da fattori “ambientali”.
Chi ha successo, è estroverso e sicuro di sé e soddisfatto della propria vita è più probabile che mantenga un buon livello di capigkiatura più a lungo.