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Denuncia al farmaco Propecia: il parere del medico

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Il fatto e la denuncia del paziente

L’articolo, pubblicato su La Repubblica il 13 luglio scorso, riporta il caso di denuncia di un uomo di 35 anni che dichiara di essere diventato impotente dopo l’assunzione di un noto medicinale contro l’alopecia androgenetica, Propecia.

In particolare, l’uomo ha affermato che le “lesioni sono direttamente e inequivocabilmente correlate all’assunzione del farmaco”. Il suo legale ha, poi, proseguito dicendo “a causa e in ragione dell’assunzione continuativa e duratura di tale farmaco” si può essere colpiti “da gravissime patologie fisiche e mentali nonostante la giovane età e le iniziali buone condizioni fisiche”. Inoltre, il paziente ha dichiarato di aver sospeso la cura tra gennaio e febbraio 2015 e che, in seguito, sono comparsi disturbi come un forte calo della libido, problemi gastro-intestinali e altre patologie fisiche.

Propecia: il farmaco anticalvizie

Come è facile intuire, questa dichiarazione ha lasciato dietro di sé una scia di preoccupazione e paura per chi, come il paziente in questione, assume da anni questo farmaco. Propecia è il medicinale a base di finasteride 1mg più usato al mondo per combattere la calvizie comune. Infatti, la sua assunzione permette di inibire l’enzima 5-alfa-reduttasi, il responsabile della conversione del testosterone in DHT (diidrotestosterone).

Propecia: paura reale o ingiustificata?

A questo punto, viene spontaneo domandarsi se la paura generata dalla pubblicazione di una simile notizia abbia delle fondamenta oppure sia solamente un’esagerazione mediatica. Come ha dichiarato il dott. Tesauro, tutti i farmaci possono provocare degli effetti collaterali, Propecia inclusa. Tuttavia, vi è una differenza abissale tra l’affrontare gli ipotetici effetti indesiderati di un singolo caso e condannare il farmaco in questione come dannoso per chiunque.

Propecia: effetti collaterali e impotenza

Come si legge chiaramente nel foglietto illustrativo del farmaco, Propecia può comportare dei disturbi correlati alla sfera sessuale maschile. Tuttavia, si tratterebbe di effetti collaterali reversibili con la sospensione del farmaco.

Al contrario, in questo caso specifico, il paziente sostiene la permanenza di tali disturbi anche dopo l’abbandono del farmaco. Per cui, essendo l’impotenza un problema diffuso indipendentemente dall’assunzione di medicinali come Propecia, resta valido anche il dubbio che essa si sarebbe potuta manifestare in ogni caso. Pertanto, sarà compito esclusivo dei periti scientifici indagare un rapporto diretto tra Propecia e impotenza.

L’eccezione, non la regola

Il dott. Tesauro prosegue affermando “Allontanarsi dalla statistica non è conveniente. Inoltre, articoli di questo genere non fanno altro che infondere paura”. A differenza di quello che si può pensare, l’uomo non è un essere così razionale. Come spiega il premio Nobel Daniel Kahneman nel suo libro “Thinking fast and slow”, la mente dell’uomo è dominata da due processi di pensiero: veloce e intuitivo (sistema 1) e logico e riflessivo (sistema 2). Di conseguenza, si possono verificare situazioni in cui l’uomo, sopraffatto dal sistema veloce, si lascia influenzare dalla prima impressione e dagli stereotipi, evitando di compiere un’analisi logica del fatto. Questa è una di quelle situazioni.

Prima di giungere a conclusioni affrettate – prosegue il dott.Tesauro – è necessario compiere sempre un’analisi attenta dei numeri. Quanti pazienti prendono finasteride e quanti hanno effetti collaterali come quelli dell’articolo?”

Verso terapie più sicure

Un medico non può fermarsi agli effetti collaterali dei farmaci. Deve considerare anche il disagio psicologico che comporta la perdita dei capelli. Deve indagare l’eventuale insorgenza di effetti collaterali nel tempo, monitorando l’andamento attraverso indagini cliniche. Non abbandonare il paziente” afferma il dott. Tesauro.

Pertanto, il rapporto medico-paziente non è unilaterale: richiede la giusta collaborazione da entrambe le parti per risultare non solo più efficace, ma anche più affidabile. Al fine di rendere le terapie tricologiche ancora più sicure, è necessario lavorare sui problemi e insieme trovare delle soluzioni.

L’unicità del paziente

Questo perché ciascuno di noi reagisce in modo differente alle terapie, alle cure e ai farmaci. Non solo in ambito tricologico, ma in tutti. Ecco perché al primo accenno di effetto collaterale o di mancata efficacia, il paziente dovrebbe parlarne con il proprio medico. Al fine di progettare una terapia tricologica su misura con farmaci a dosaggio più basso, facendo studi clinici pre e post terapia e/o sviluppando nuove formulazioni topiche a maggior assorbimento.

Il caso Propecia: conclusioni

Un caso come quello riportato nell’articolo deve essere contestualizzato e non generalizzato. Ciascun farmaco può comportare degli effetti collaterali e ciascun paziente può reagire alla stessa terapia tricologica in maniera differente. Come ha ribadito il dott. Tesauro, “bisogna cercare insieme – nel rapporto medico-paziente –, delle soluzioni per rendere le terapie tricologiche sempre più sicure e personali”.

 

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Redazione Calvizie.net
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