PRP: cos’è?
Il Plasma Ricco di Piastrine (abbreviato con l’acronimo PRP) è il plasma sanguigno arricchito con piastrine. Come fonte concentrata di piastrine autologhe, il PRP contiene (e rilascia attraverso degranulazione) diversi fattori di crescita e altre citochine che stimolano la moltiplicazione cellulare di vari tessuti portandoli al rinnovamento e, quindi, a guarire da varie patologie.
PRP capelli: i fattori di crescita
L’efficacia di alcuni fattori di crescita nella guarigione di vari tipo di lesioni e le concentrazioni di questi fattori di crescita nel PRP sono la base teorica per l’uso dello stesso PRP nella riparazione dei tessuti. Le piastrine raccolte col PRP vengono attivate mediante aggiunta di trombina e cloruro di calcio, che induce il rilascio di questi fattori dagli alfa granuli. I fattori di crescita e le altre citochine presenti nel PRP includono:
- Il fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF)
- Trasformante beta (TGF-β)
- Fibroblast (FGFs)
- Insulinosimile 1 (IGF-1)
- Insulinosimile 2 (IGF-2)
- Vascolare endoteliale (VEGF)
- Fattore di crescita epidermico (EGF)
- Interleuchina 8 (IL-8)
- Cheratinociti (KGF)
- Tessuto connettivo (CTGF)
PRP: due metodi di preparazione
Al momento, ci sono due metodi di preparazione del PRP approvati dalla statunitense FDA (Food and Drug Administration). Entrambi i processi comportano la raccolta di sangue intero (di cui si evitano i coaguli con l’aggiunta di acido citrico-citrato-destrosio) che viene sottoposto a due fasi di centrifugazione intese a separare il PRP dal plasma povero di piastrine e dai globuli rossi.
Fig.1: Il metodo di preparazione del PRP.
Negli esseri umani, il numero medio di piastrine nel sangue è di circa 200.000 per µl (microlitro, millesimo di millilitro). Il PRP terapeutico concentra le piastrine circa cinque volte tanto (ossia fino a un milione di piastrine per µl). Tuttavia, vi è un’ampia variabilità nella produzione di PRP che dipende dalle varie attrezzature e tecniche di concentrazione utilizzate.
Le applicazioni cliniche
Sempre nella specie umana, il PRP è stato studiato e utilizzato come strumento clinico per diversi tipi di trattamenti medici: lesioni nervose, tendiniti, artrosi, lesioni del muscolo cardiaco, riparazione e rigenerazione ossea, chirurgia plastica, terapia della calvizie e chirurgia del cavo orale. Il PRP ha ricevuto anche l’attenzione dei media per il suo uso nel trattamento di lesioni sportive in atleti professionisti.
Fig.2: I quattro campi in cui l’approccio PRP è maggiormente impiegato.
La validità clinica
L’uso e la validazione clinica del PRP è ancora nelle fasi iniziali. Risultati della ricerca di base e studi preclinici non sono ancora stati confermati in studi clinici controllati su larga scala. Ad esempio, l’uso clinico del PRP per le lesione dei nervi e la medicina dello sport hanno prodotto risultati “promettenti”, ma non “coerenti” almeno nelle prime prove. Una revisione sistematica della letteratura scientifica ha dichiarato che ci sono pochi studi clinici controllati che abbiano adeguatamente valutato la sicurezza e l’efficacia di trattamenti col PRP concludendo con l’affermazione che il PRP è “una promettente, ma non provata, opzione di trattamento per le articolazioni, i tendini, i legamenti e le lesioni muscolari“.
Coloro che propongono la terapia PRP evidenziano il fatto che i risultati clinici negativi sono associati all’utilizzo di PRP di scarsa qualità, prodotti con dispositivi inadeguati. Il fatto che la maggior parte dei dispositivi di raccolta riescano a catturare solo una percentuale data del numero totale di piastrine rappresenta un’incognita, poiché vi è notevole variabilità inter-individuale nella concentrazione di piastrine nel plasma umano.
Peraltro, “di più” non è necessariamente “meglio”, almeno in questo caso. Infatti, la varietà delle tecniche di concentrazione delle piastrine può influire sulle caratteristiche della degranulazione piastrinica e questo potrebbe alterare i risultati clinici.
PRP: l’uso in tricologia
Il PRP richiede di solito 30-45 minuti per l’esecuzione di tutte le operazioni dal prelievo del sangue del paziente, alla centrifugazione con la successiva somministrazione del PRP propriamente detto con iniezioni nel cuoio capelluto. In genere, al paziente non vengono richiesti esami appositi, ma dovranno essere presi in considerazione eventuali problemi di coagulazione e di funzionalità epatica prima che si sottoponga a questa terapia.
Fig.3: Un esempio di trattamento PRP per stimolare la ricrescita dei capelli e contrastare la calvizie androgenetica.
Il prelievo del sangue venoso è di solito di circa 60-70 ml e le provette ottenute vengono quindi centrifugate per separare le varie componenti al fine di poter utilizzare il solo PRP. Sulle aree in cui verrà somministrato si pratica un’anestesia locale, a cui segue di solito un trattamento dello scalpo con rotella a micro-aghi per attivare la circolazione locale.
Si procede, quindi, a iniettare il PRP con aghi sottili nelle varie parti diradate del cuoio capelluto, eseguendo poi un massaggio finale per distribuire meglio il preparato iniettato. Non restano segni evidenti di questa applicazione e il paziente può svolgere da subito le proprie abituali attività.
PRP capelli prima e dopo: i risultati
I primi risultati di infoltimento si possono vedere dopo 1-2 mesi da e vanno aumentando fino al sesto mese. Per aumentare i risultati si può praticare una seconda seduta a 2 o 3 mesi dalla prima, mentre in seguito, per mantenere i risultati è consigliata un’applicazione all’anno.
Gli ultimi consigli
La tecnica è sicura, ma deve essere effettuata da medici e possibilmente da specialisti in tricologia, che possono valutare l’opportunità di procedere con il PRP o con altre cure valutando le cause e il tipo di alopecia. Il medico specializzato si avvale di materiale sterile e monouso e il sangue del paziente non entra mai in contatto con l’ambiente esterno in nessuna delle fasi del PRP.
Questa tecnica viene definita “autologa” perché si utilizza lo stesso sangue del paziente e, quindi non si hanno rischi di rigetto, di allergie o di incompatibilità. La centrifugazione del sangue, quindi, non crea nuovi componenti limitandosi a separare e concentrare quelli già presenti.
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