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Trapianti capelli low cost: pro e contro

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“Fight the F.I.G.H.T.”

La campagna della ISHRS (International Society of Hair Restoration Surgery),  l’autorevole Società Internazionale di Chirurgia dei Trapianti di Capelli, si chiama, con un gioco di parole in inglese, “Fight the Fight” , che suona come “combatti la lotta”, ma che in realtà invita a combattere  i “Fraudolent Illicit Global Hair Transplants” vale a dire i trapianti di capelli fraudolenti ed Illeciti effettuati in tutto il mondo.

Mercato Nero

Anzitutto, rende noto il dr. Tesauro, c’è il fenomeno del “Black Market”, il mercato nero degli interventi eseguiti da medici chirurghi che si improvvisano specialisti in trapianti di capelli, o effettuati addirittura da soggetti non qualificati che non sono neppure laureati in medicina.

trapianto
I danni prodotti dal “overharversting”, ossia l’eccesso di prelievo di unità follicolari dall’area donatrice.

Troppi prelievi di capelli

Un errore classico di questo tipo di interventi è il prelievo di troppe unità follicolari che devastano l’area donatrice, mettendo il paziente in una condizione irreversibile e rovinandolo quindi per tutta la vita. Per fortuna questa sciagura non è la norma perché il mercato nero dei trapianti di capelli rappresenta una piccola percentuale dell’intero problema.

Cos’è il “low cost”?

I trapianti di capelli “low cost” sono la parte più consistente del problema. Il “low cost” non coincide con l’abbassamento del prezzo (che sarebbe “low price”), ma con un approccio di marketing in cui al bene o servizio prestati viene tolta una parte, come ad esempio molte prestazioni aggiuntive. Quindi si ha un costo inferiore per il paziente che tuttavia usufruisce di meno prestazioni.

La tendenza generale è quella di saltare l’intermediario, come l’industria di mobili che lascia il montaggio al cliente contando anche sul fascino del fai da te, o la compagnia aerea che ha un’unica classe per tutti i viaggiatori, un solo tipo di aeroplano e servizi aggiuntivi aboliti o con pagamento a parte.

Catena di montaggio

Nel caso dei trapianti dei capelli si riduce il tutto a pochi passaggi per industrializzare il processo. Come nel caso della compagnia aerea  “low cost” viene individuata una singola patologia (calvizie comune), si attua una sola tecnica di intervento (Fue) e si concorda la riduzione o l’eliminazione di servizi al momento e nel tempo.

Prelievo delle unità follicolari su scala industriale in una clinica “low cost” all’estero.

Il pacchetto completo

Invece gli specialisti che non praticano i trapianti di capelli “low cost”, fa notare il dr. Tesauro , visitano il paziente e stabiliscono da che tipo di calvizie sia affetto e quali caratteristiche individuali abbia, propongono un percorso terapeutico e perseguono un approccio psicologico al problema, individuano quindi quale intervento sia meglio per il singolo paziente (Fue, strip) e non propongono un’unica soluzione standard.

Controlli periodici e garanzie

Lo specialista eticamente corretto segue poi il paziente anche per anni dopo il trapianto, per lui il paziente non è un numero,  il che rappresenta una vera garanzia, ben differente da quella assicurativa offerta a pochi euro per i trapianti “low cost” che conta sul fatto che sui grandi numeri i casi critici sono pochi e promette la ripetizione gratuita dell’intervento,  tralasciando il fatto che per un intervento sbagliato non c’è rimedio. Lo specialista corretto resta a fianco del paziente per proseguire le cure e non vende il trapianto di capelli come la soluzione finale dopo la quale sicuramente non succederà più nulla alla capigliatura dei pazienti.

Approccio commerciale e approccio etico

I pericoli non stanno nel “low cost” in sé, ma nel modello commerciale impostato da professionisti che dovrebbero invece coltivare valori etici seguendo la deontologia medica. Esiste ed è sempre esistito un “low cost” etico di molti medici che hanno reso disponibili le cure migliori per ampi strati della popolazione.

Nel caso dei trapianti di capelli, il “low cost” è auspicabile se il servizio è reso più efficiente, pertanto il “low cost” non va demonizzato in quanto tale, ma va evitato il modello commerciale prevalente che alla fine comporta costi nascosti, svantaggi e a volte anche danni irreversibili a carico dei pazienti.

 

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Redazione Calvizie.net
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