La messa a punto di uno shampoo implica prima di tutto la prova dei diversi agenti tensioattivi e del prodotto finito a tre livelli:
1) I capelli. Lo shampoo non deve denaturare la cheratina. A questo riguardo, i tensioattivi anionici sono quelli meno tollerati.
2) Gli occhi. Alcuni detergenti non si limitano ad irritare temporaneamente la congiuntiva (tensioattivi cationici) ma possono provocare una cheratite duratura.
Il test di Draize sulla cornea del coniglio costituiva, fino a pochi anni fa, un obbligo legale.
3) La cute del cuoio capelluto, della fronte e delle mani.
Un’eccessiva detersione può provocare disidratazione, prurito ed eritema dopo lo shampoo. E stata accusata di provocare seborrea reattiva, di favorire l’evoluzione di un’alopecia androgenica. Vengono effettuati dei patch test epicutanei per cercare eventuali effetti irritanti indesiderabili.
Tra gli additivi, i conservanti, i coloranti ed i profumi devono essere accuratamente testati per verificare che non inducano alcuna dermatite allergica da contatto, alcuna fotosensibilizzazione o alcuna pigmentazione della linea di attaccatura del cuoio capelluto.