Nat Med. 17 Agosto 2014. doi: 10.1038 / nm.3645.
L’alopecia areata è indotta da linfociti T citotossici e viene annullata con l’inibizione delle JAK.
Luzhou Xing 1*, Zhenpeng Dai 2*, Ali Jabbari 2*, Jane E. Cerise 2-3 , Claire A. Higgins 2, Weijuan Gong 2, Annemieke de Jong 2, Sivan Harel 2, Gina M. DeStefano 2-4, Lisa Rothman 2, Pallavi Singh 2, Lynn Petukhova 2, Julian Mackay-Wiggan 2, Angela M. Christiano 2-5* and Raphael Clynes 1-2-6*
1 Departments of Pathology, 2 Dermatology, 3 Psychiatry, 4 Epidemiology, 5 Genetics & Development and 6 Medicine, Columbia University, New York, NY.
*Questi autori hanno contribuito in modo paritetico allo studio.
Sintesi
L’alopecia areata (AA) è una malattia autoimmune comune derivante dai danni arrecati al follicolo pilifero da parte dei linfociti T.  Sino a quando i percorsi immunitari necessari per l’attivazione dei linfociti T autoreattivi in AA non erano stati ancora definiti lo sviluppo clinico di terapie razionali mirate è rimasto limitato.
Gli studi di associazione “genome-wide” (GWAS) hanno individuato i ligandi per il recettore NKG2D (prodotto del gene KLRK1) come implicati nella patogenesi della malattia. Qui dimostriamo che i linfociti T citotossici CD8 + NKG2D + sono entrambi necessari e sufficienti per l’induzione di AA nelle forme della malattia riscontrabili sui topi.
Il profilo trascrizionale completo della cute dei topi e di quella umana affetta da AA ha rivelato segni dell’espressione genica indicativi dell’infiltrazione di linfociti T citotossici, come la reazione all’interferone-γ (IFN-γ) e la sovraregolazione di diverse citochine a catena γ (γc) note per promuovere l’attivazione e la sopravvivenza di linfociti T effettori CD8+NKG2D+ che producono IFN -γ.
(credit to Columbia University, New York, NY, USA) |
Uno dei tre pazienti trattati con ruxolitinib.
Le prime due immagini in verticale si riferiscono allo stato prima della cura, le seconde due immagini sono state prese a 12 settimane dall’inizo della cura (3 mesi circa), mentre le ultime due immagini in verticale dopo 16 mesi di cura (ossia 4 mesi circa). L’aspetto del paziente è radicalmente cambiato e si noti la ricrescita non solo dei capelli, ma anche della barba. Altri dati e immagini sulla cura sono raccolte in questa documentazione dello studio
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A livello terapeutico, il blocco prodotto con gli anticorpi dell’IFN-γ, dell’interleuchina-2 (IL-2) o del recettore β dell’interleukina-15 (IL-15Rβ) ha impedito lo sviluppo della malattia riducendo l’accumulo di linfociti T CD8 + NKG2D e la reazione all’IFN nella cute dei topi affetti dal proprio tipo di AA.
Gli inibitori farmacologici della famiglia delle proteine della tirosina chinasi dette Janus chinasi (JAK), che sono effettori a valle dei recettori dell’IFN-γ e delle citochine γc, hanno eliminato i segni dell’IFN e impedito lo sviluppo di AA, mentre la somministrazione topica ha promosso la ricrescita del pelo e ha fatto regredire la malattia già consolidata.
In particolare, tre pazienti trattati con ruxolitinib orale, un inibitore della JAK1 e della JAK2, hanno raggiunto la pressoché completa ricrescita dei capelli entro 5 mesi di trattamento, suggerendo la potenziale utilità clinica dell’inibizione delle JAK nell’AA umana.