Quando la calvizie incontra la psicologia
Alessio Rocco Ranieri, psicologo e autore del libro “Psicologia al tuo servizio”, ha dedicato uno dei suoi video, nati per rendere la psicologia alla portata di tutti, al tema della calvizie. Il video (sopra riportato) offre una spiegazione psicologica della correlazione tra il perdere i capelli e la depressione, spesso troppo diffusa in chi soffre di calvizie. A rendere questa testimonianza ancora più significativa vi è il fatto che egli non sia solo uno psicologo, ma anche un uomo che ha vissuto in prima persona l’esperienza di perdere i capelli precocemente.
Una condizione diffusa
La calvizie è una condizione piuttosto comune negli uomini. Come afferma lo psicologo Ranieri, il 30% dei trentenni fino ad arrivare al 50% dei cinquantenni deve fare i conti con questo fenomeno. Inoltre, secondo uno studio compiuto dal dott. Fabio Rinaldi e promosso dall’IHRF (International Hair Research Foundation), il 18% dei giovani, sia di sesso maschile che femminile, soffre di una precoce perdita di capelli.
Perdita di capelli: dal trauma alla depressione
Tuttavia, sapere che la calvizie sia una condizione diffusa non la rende meno traumatica. Il Dott. William Rassman, esperto mondiale di trapianti di capelli, ha dichiarato che più un cliente è giovane, più è traumatizzato dalla perdita di capelli. Questo accade perché i capelli sono parte della nostra estetica e vengono spesso considerati un biglietto da visita per l’ammirazione. Per molti la loro caduta, come afferma la CALM (Campaign Against Living Miserabily), sfocia in fenomeni di depressione e bassa autostima.
La spiegazione nella morfologia del cervello
Lo psicologo Ranieri afferma che quando si è più giovani, si tende a essere maggiormente suggestionati dalle nostre immaginazioni mentali. Questo avviene perché il lobo prefrontale del cervello, la zona adibita ai processi cognitivi e alla regolazione del comportamento, si sviluppa più tardi rispetto agli altri. Ne deriva che fino ai 23/24 anni (in genere nei maschi anche dopo) si faccia più fatica a regolare i propri pensieri e le proprie emozioni. Razionalizzare le esperienze che caratterizzano la nostra vita diviene difficile, a maggior ragione se sono traumatiche.
Perdita di capelli e depressione: la spiegazione dell’antropologia
Lo psicologo prosegue, poi, trovando nell’antropologia (la scienza che studia gli aspetti umani) un’altra associazione tra la perdita di capelli e la depressione. Le convinzioni sociali e le spiegazioni errate riguardo alla figura calva spingono gli individui ad associare alla calvizie concetti negativi come la vecchiaia o la malattia. Tra le idee condivise, vi è anche che i calvi siano meno mascolini. Ad esempio, è noto che agli eunuchi (in Antico Egitto) venivano tagliati i testicoli e rasata la testa per porre fine alla loro mascolinità. A tutto questo si aggiunge l’influenza mediatica, che per un intero secolo ha fatto dell’uomo capellone l’emblema del sex symbol.
Quello che dice la scienza
Quelle idee stereotipate che tanto inducono chi soffre di calvizie a non sentirsi socialmente accettato non trovano alcun fondamento nella scienza. Tuttavia, a differenza di ciò che potrebbe erroneamente emergere dal video, tra le principali cause della calvizie non vi è solamente un surplus di diidrotestosterone (non particolarmente elevato nei calvi), ma più che altro si tratta di predisposizione genetica. Inoltre, a livello di virilità, la calvizie non ha alcun ruolo positivo e ancor meno negativo.
Come affrontare la depressione dopo la perdita di capelli
La morfologia del cervello umano, l’antropologia e, in generale, la scienza favoriscono la razionalizzazione di questa condizione. Ma da sole non bastano. Per ridurre l’ansia e il disagio che chi perde i capelli affronta ogni giorno, il primo passo da compiere è l’accettazione. Come sostiene lo psicologo Ranieri, prendere coscienza di quello che sta accadendo e farci i conti una volta per tutte. Egli continua dicendo «prendere la situazione in mano e gestire il problema: nonostante all’inizio sia dura, vi farà sentire nel tempo agenti consapevoli e non povere vittime».
Questo modo di affrontare la vita non è così semplice per noi essere umani. Infatti, il nostro modo di vivere è spesso influenzato da stili cognitivi e difetti del pensiero che intaccano la nostra vita, rendendola peggiore di quello che dovrebbe essere. In un altro video, lo psicologo sottolinea come sia facile trovare una mancanza piuttosto che essere grati per una presenza. Questo spiega perché quando abbiamo questi traumi ci arriviamo sprovveduti. Quindi, ricordare ostinatamente quei periodi della nostra vita in cui non si soffriva di calvizie o essere arrabbiati con chi invece non ne soffre non può essere in alcun modo d’aiuto.
La calvizie è sicuramente un disturbo che ci costringe a cambiare l’immagine che abbiamo sempre avuto di noi stessi. Ma, non per questo deve essere percepita come un incubo senza fine o un ostacolo insuperabile. Dopo aver preso coscienza della propria condizione, diviene anche più semplice capire cosa fare.
Radersi completamente può essere una soluzione, ma non deve necessariamente essere l’unica. Consultare uno specialista, informarsi sui migliori prodotti per la caduta dei capelli e parlare con coloro i quali vivono la stessa condizione sono una valida alternativa.
Infine, come conclude Ranieri, «smettetela di stare male per quello che avete o non avete sulla testa, perché quello che è importante è quello che c’è dentro».
avere più dht non rende più virili.
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avere più dht non rende più virili.
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Già segnalato alla redazione
Ciao
MA – r l i n