Non ci si lavano i capelli con “una cosa qualsiasi” o con detergenti aggressivi senza subirne le conseguenze: la cuticola del fusto pilare (molto fragile) diventa a scaglie, si “abrade”, i capelli, rugosi, diventano mal pettinabili, si spezzano o si sgretolano (tricoptilosi distale = doppie punte) alle estremità , il cuoio capelluto diventa arrossato e pruriginoso…
Con il progredire della cosmesi, alla funzione principale dello shampoo che è di pulire i capelli ed il cuoio capelluto (senza danneggiarli), si sono aggiunti progressivamente altri imperativi:
–Â abbellimento dei capelli mediante un apporto di brillantezza (il principale rimprovero fatto al sapone e di rendere opaco e “spento” il capello con depositi di calcio e di magnesio che lo fanno sembrare polveroso), pur lasciando i capelli soffici e morbidi, “gonfi”, facili da districare e da pettinare;
-> esigenza del Consumatore nei confronti della viscosità e del potere schiumogeno di uno shampoo;
-> conferire morbidezza, volume ed elasticità ai capelli;
->Â adattamento alla natura di ogni tipo di capelli: secchi, grassi, fini, fragili etc;
->Â utilizzo in relazione a certi disturbi del cuoio capelluto (shampoo trattanti: antiforfora o antiseborrea).
->Â infine, adattamento alla frequenza dei lavaggi (shampoo “dolci” o delicati, per uso frequente).