E’ un fatto ormai assodato che le cellule staminali del pelo siano alloggiate nel bulge, nella parte superiore della guaina della radice esterna. Si è assunto che tali cellule staminali si dividano e producano le cosiddette cellule TA (amplificatori in transitorio). Le cellule TA hanno la capacità di dividersi molto rapidamente, ma solo un numero limitato di volte. Inoltre, in ultimo, esse si differenziano terminalmente. Le cellule TA specifiche per il pelo sono poste nel bulge, sul fondo del follicolo pilifero.
D’altro canto, la questione se la regione di bulbo del follicolo pilifero contenga anche progenitori multipotenziali (stame simile a tipi di cellule, piuttosto che semplicemente cellule TA) rimane aperta.
Per affrontare la questione, un gruppo di ricerca ha creato un “topo chimerico”, iniettando LacZ embrionico (che risulta dalla pigmentazione blu di tali cellule) in grado di esprimere cellule staminali nell’embrione primordiale del topo. Ciò ha portato alla produzione di follicoli piliferi chimerici, dove alcune cellule risultavano LacZ positive (blu), e altre LacZ negative (bianche).
Sulla base dell’analisi comparativa di svariati follicoli piliferi chimerici, si è concluso che il bulbo pilifero (la parte più profonda del follicolo), effettivamente, contiene cellule progenitrici multipotenziali, ovvero vi sono cellule alla base del bulbo che danno origine a tutti i tipi di cellule della fibra pilifera e della guaina interna della radice. Altresì, in alcune rilevazioni sono state trovate anche cellule staminali oligopotenziali (esse producevano solo un tipo di cellula da fibra).
I ricercatori sono andati anche oltre e hanno determinato il numero di questi progenitori (stami) cellulari nel bulbo di ciascun follicolo pilifero. “… In media un bulbo contiene quattro o meno progenitori attivi, ciascuno capace di dare origine a tutti e sei gli esiti epitelio-follicolari…”
Un modello a ricostruzione tridimensionale, reperibile nel sito ufficiale:
molecool.wustl.edu/kopan.movies.html
supporta le convinzioni dell’Autore.
Questo lavoro, a prescindere dal suo valore in sede teoretica, dà maggiore consistenza alla tecnica di moltiplicazione dei capelli, ideata dal Dott. Gho. In questa tecnica, i bulbi di capelli divelti vengono coltivati e le cellule risultanti vengono ritrapiantate nell’area donatrice. Se, come nel topo, i bulbi piliferi contengono effettivamente cellule staminali, si può prevedere che il follicolo pilifero indotto tramite “hair multiplication” sarebbe in grado di funzionare per molti cicli piliferi. La presenza di cellule staminali assicurerebbe che la popolazione di cellule epiteliali pilifere non si esaurirebbe dopo più cicli di divisione.
Da: Developmental Biology, Vol. 242, No. 1, Feb 1, 2002
Di: Raphael Kopan et al.