Il sito americano Hairlosshelp intervista il Dr. Washenik che svela importanti aggioramenti sulle tecniche in fase di sperimentazione
HLH: A che punto siete con l’Istituto di Ricerca Aderans’ Funziona già ?
Dr. Washenik: L’ARI è aperto ufficialmente dal primo Luglio 2002. Abbiamo un laboratorio a Filadelfia dove lavora Kurt Stenn, il nostro direttore-capo per la ricerca. E’ situato in un’area di incubazione biotecnologica presso l’università della Pennsylvania. Oltre a questo, abbiamo anche un gruppo di ricerca bioingegneristica in un laboratorio che ha sede ad Altlanta.
HLH: Chi sono le persone che ci lavorano? Che cosa viene fatto in queste due strutture’
Dr. W: Il gruppo di Filadelfia si occupa dell’aspetto relativo alla biologia molecolare delle cellule mentre quello che opera ad Atlanta studia la procedura da utilizzare per collocare queste cellule nella cute del paziente, di modo che possa diventare presto prassi comune e fornisca risultati prevedibili da un paziente all’altro.
HLH: La Bioamide fa parte del gruppo di Atlanta?
Dr. W: Sì. Si tratta della stessa Bioamide che operava in precedenza. Attualmente è stata acquisita da noi nonché intergrata grazie all’aggiunta di alcuni nostri scienziati supervisionati da Kurt Stenn.
HLH: Quando la rilevaste, alla Bioamide stavano portando avanti dei progetti per conto loro. Avete lasciato che continuassero ad occuparsene o li avete reindirizzati verso nuovi progetti che voi ritenete più promettenti?
Dr. W: Direi entrambe le cose. La portata di ciò che stavano realizzando è stata ampliata in virtù di ciò che contemporaneamente veniva scoperto e introdotto da Kurt Stenn a Filadelfia, ma il concetto di base continua ad essere il medesimo.
HLH: La ragione della mia domanda sta in questo, che, a quanto m?è dato di sapere, costoro vantano un brevetto secondo cui si possono iniettare cellule sottopelle così da ottenere un progenitore del follicolo capillifero, cosa che, personalmente, trovo essere di grande interesse.
Dr. W: Sì, ci stanno ancora lavorando sopra. Si continua a lavorare su tutto ciò che si era acquisito in precedenza.
HLH: Che risultati ha portato questa ricerca?
Dr. W: Se si guarda alle pubblicazioni scientifiche concernenti questo genere di tecnologia, appunto la clonazione di capelli, ci sono solamente due casi riportati di persone che siano riuscite fin ora a far una cosa simile servendosi di capelli umani. Una fu Colin Jahoda che ottenne la pubblicazione su Nature e l’altra fu Tom Barrows della Bioamide il quale presentò uno studio ad una conferenza di bioingegneria in Svizzera nel 2001. La Bioamide riuscì realmente ad ottenere crescita di capelli umani in un paziente facendo uso di fibroblasti follicolari coltivati o cellule della papilla dermica. In pratica, sono gl’unici ad aver preso cellule umane, averle coltivate ed reiniettate in una persona ottenendo crescita di capelli.
HLH: S?è trattato di neogenesi follicolare ? ossia creazione di follicoli assolutamente nuovi – oppure di riattivazione di follicoli già esistenti in fase di riposo?
Dr. W: Si è trattato di neogenesi follicolare; si è creato un follicolo dove non c?era. Ebbene, a onor del vero non se ne sa ancora abbastanza per stabilire se ciò avverrà in ogni caso. Non sappiamo se, quando un chirurgo inserisce un progenitore di cellule vicino ad un follicolo a riposo, si innescherà un processo di riattivazione. Sicuramente preferirei che fosse così, poiché in tal caso non avremmo di che preoccuparci per quanto riguarda la direzione, la posizione e la naturalezza dei capelli. Sì, mi piacerebbe davvero molto, ma per adesso sembra che si tratti di neogenesi.
HLH: Quando è stato eseguito questo intervento? E’ stato condotto su uno dei membri del vostro staff?
Dr. W: No. L’intervento fu realizzato più di un anno fa e coinvolse un vero e proprio paziente.
HLH: Si sono seguiti i progressi di questi capelli da allora?
Dr. W: No, quei capelli attualmente non ci son più. Furono rimossi e analizzati per ricavarne informazioni a fini di studio.
HLH: Non sarebbe interessante lasciarli sulla testa del paziente per vedere se vanno in contro ad un regolare ciclo?
Dr. W: Certamente. E’ indubbio che il prossimo passo sarà quello di lasciare crescere i capelli liberamente. Quando tutto ciò diverrà prassi comune non ci sarà più tutta questa sorpresa e di conseguenza non ci sarà più bisogno di rimuovere i capelli per studiarli. In futuro, ciò si potrà fare con tale facilità che potremo tenere la metà dei follicoli fuori lasciando il restante nella cute e vedere se i capelli vanno in contro al loro regolare ciclo. Per ora la domanda è: che cosa accadrà dopo un intero ciclo di anagen, catagen e telogen di 3 anni? Il follicolo ricomincerà daccapo dalla fase anagen?
HLH: Durante l’esperimento, quali cellule sono state utilizzate come progenitore del follicolo capillifero?
Dr. W: In quell’esperimento furono usate cellule della papilla dermica o fibroblasti follicolari dermici.
HLH: E’ ciò che si sta utilizzando nella ricerca attuale’
Dr. W: Il lavoro che si sta portando avanti ora consiste nello studio di numerosi tipi di cellule e di combinazioni di queste; non abbiamo intenzione di concentrarci su insieme ristretto di tipologie. Siamo alla ricerca di tutto ciò che può avere concrete possibilità di far crescere capelli in tutti i casi rispetto a quel che potrebbe farlo solamente in casi isolati.
HLH: Lei pensa dunque che la soluzione migliore sia quella di utilizzare una combinazione di cellule’
Dr. W: Sì. Credo che debba esserci un scambio tra le cellule. Stiamo cercando di riprodurre ciò che avviene quando i follicoli capilliferi vengono creati per la prima volta nel feto. E questo avviene come risultato di un?interazione o scambio di citochine, oppure di sostanze chimiche tra cellule differenti. Queste sostanze chimiche hanno la possibilità di essere scambiate tra i cheratinociti nell’epidermide e i fibroblasti nel derma. Le interazioni avvengono vicendevolmente, da una parte all’altra; alcune di queste molecole le conosciamo, altre no. Il problema che abbiamo è come farcele arrivare di proposito. E’ assai probabile che si debba trovare il modo di far comunicare i cheratinociti coi fibroblasti. Qual è dunque il modo più ragionevole’ Uno sarebbe quello di mettere le cellule assieme e vedere quanto o in che percentuale s’abbia bisogno di ciascuno di essi. Un?altra possibilità sarebbe quella di introdurre una popolazione pura, in questo caso i fibroblasti della papilla dermica, e far sì che comunichino coi cheratinociti che gia presenti. Ciò necessita di ulteriore approfondimento. C?è il caso che li si debba mettere entrambi assieme oppure potrebbe bastarne uno solo perché possa comunicare colle cellule già presenti nella pelle.
HLH: A che punto della formazione del feto ha luogo lo sviluppo del follicolo capillifero? E – so bene che si tratta di un?idea che è oggetto di continue dispute – si può ottenere qualche informazione utile dallo studio dei feti stessi?
Dr W: (ridendo) Oggetto di dispute’ Non si può fare e basta. Avviene troppo presto nella gravidanza. E, ripeto, non c?è proprio la possibilità di fare una cosa simile. Tecnicamente, comunque, non dovrebbe essercene bisogno; dovremmo essere in grado di scoprire tutto ciò che ci interessa dalle colture cellulari in laboratorio.
HLH: Be’, pensavo che, se avessero potuto esaminare il tessuto in un momento adatto durante la formazione del follicolo, avrebbero potuto conoscere esattamente quel che avviene anziché continuare a basarsi su congetture.
Dr. W: In effetti, ciò fu realizzato molti anni fa studiando feti morti in diversi momenti dello sviluppo cosicché si ha un?idea abbastanza chiara della morfologia, dell’istologia e dell’anatomia di quel che avviene. Ciò che invece non è chiaro è rappresentato dagli scambi chimici che hanno luogo. Sfogliando i libri di testo di dermatologia si scopre che il processo di formazione del follicolo capillifero è ben documentato. Esso si innesca quando non è presente alcunché, solo pelle, nient?altro che pelle, allorché si comincia a riscontrare la presenza di un agglomerato di cellule nel derma che altro non è che una coesione amorfa di cellule al disotto dell’epidermide, in ciò che da noi viene usualmente definito ectoderma. Questa viene definita agglomerato dermico, ed è qui che si ha il vero e proprio principio della papilla dermica. E una volta che si ha questo, ci ritroviamo nella classica situazione della serie ?E’ nato prima l’uovo o la gallina??, dato che non si può essere sicuri se sia l’epidermide ad ordinare la formazione dell’agglomerato o se l’agglomerato sorga spontaneamente e successivamente inizi a ?dettar legge’ all’epidermide. Ma, a livello morfologico, la prima cosa che si osserva nella formazione dei follicoli capilliferi è l’agglomerato. Dopodiché si ha ciò che viene definita formazione della gemma che non è altro che una sottocrescita di pelle chiamata ?piolo del capello?. Si tratta di una rientranza digitiforme nell’epidermide che cresce verso il basso in direzione dell’agglomerato di fibroblasti per poi combinarsi e maturare gradualmente sino allo stadio di papilla dermica e di follicolo capillifero.