La calvizie di modello femminile è stata classificata da Ludwig (da qui il nome della scala relativa) anche se con evoluzione molto più semplice rispetto ai modelli tipicamente maschili, e cioè in 3 semplici stadi di sviluppo.
Ludwig
Ludwig divise arbitrariamente l’alopecia androgenetica femminile in tre specie basate sulla densità di capelli, classificando l’intensità della calvizie femminile dal grado più lieve (tipo I) al grado più intenso (tipo III).
Quelle della prima specie costituiscono la grande maggioranza delle donne colpite da alopecia androgenetica, ma la perdita di capelli può essere distinguibile solo paragonando l’ampiezza relativa della scriminatura sulla sommità del cuoio capelluto con quella del lato occipitale. Le donne della terza specie Ludwig sono rare e, come quelle donne in periodo premenopausale che assumono uno schema maschile con una profonda recessione frontale, richiedono un accertamento per un potenziale stato iperandrogeno.
Sulzberger, Witten, e Kopf per primi osservarono alcune importanti scoperte cliniche nelle donne con “alopecia diffusa”. I capelli, oltre a diventare più sottili e meno compatti, per la paziente sono spesso meno docili.
Le pazienti possono notare anche un’accresciuta untuosità e, spesso, sintomi di “fragilità, formicolio, pelle d’oca, bruciore, prurito ed una spiacevole ipersensibilità del cuoio capelluto.” L’incidenza dell’alopecia androgenetica nelle donne è stata stabilita tra l’8 ed il 25%, ma questi studi possono aver escluso quelle donne con bassi livelli di diradamento, che sono prontamente camuffati.
Venning e Dawber scoprirono che su 254 donne in premenopausa osservate in una clinica dermatologica senza la caduta di capelli come disturbo, 220 (l’87%) avevano una caduta della specie I – III Ludwig, e 34 (il 13%) avevano un’alopecia del tipo II – IV Hamilton. L’alopecia androgenetica sembra essere comune nelle donne come negli uomini. Nelle donne, una diminuzione della densità di capelli diventa specialmente osservabile al momento della menopausa e può comprendere una ulteriore recessione bitemporale. Su 310 donne in postmenopausa senza un disturbo specifico di caduta di capelli, 195 (63%) avevano una perdita della specie I – III Ludwig e 115 (37%) avevano una perdita del tipo II – V Hamilton, come una recessione frontale o frontoparietale.
Non è al momento chiaro se questa perdita di capelli menopausale sia dovuta all’alopecia androgenetica. Sembrerebbe essere collegata ai cambiamenti ormonali osservati con l’anovulazione e l’inadeguata sostituzione fisiologica di estrogeno e/o progesterone. Comunque, la ghiandola surrenale subisce indipendentemente i cambiamenti della produzione androgena nelle donne oltre i cinquanta anni e può avere un ruolo in questa perdita di capelli. Resta da stabilire come tutto ciò combaci insieme.
Basando i propri studi sull’osservazione i 468 casi, Ludwig sviluppò lo schema seguente:
Tipo I. Diradamento percettibile dei capelli sulla corona, limitato ad una linea situata 1-3 centimetri dietro la linea frontale Tipo II. Rarefazione pronunciata dei capelli sulla corona Tipo III. Diradamento molto avanzato su tutta l’area interessata nel tipo I e II |
La peculiarità della calvizie di modello femminile (anche se non è raro riscontrare questo tipo di calvizie anche in soggetti maschili) è che i capelli si diradano uniformemente su tutta la zona superiore dello scalpo, lasciando apparentemente integra la linea frontale.
Ciò potrebbe essere riconducibile al fatto che gli i soggetti colpiti da questo tipo di calvizie hanno una situazione ormonale e genetica diversa dai soggetti colpiti da calvizie a modello maschile (stempiatura e diradamento del vertex) e potrebbe inoltre spiegare perchè in tutti quei soggetti che hanno una casistica non perfettamente riconducibile al modello maschile il trattamento medico risolve solo parzialmente il problema.
Sebbene la calvizie nella donna sia sempre più diffusa (forse anche legata a fattori non solo ormonali e genetici, ma anche ambientali, alimentari e psicologici) lo stadio III è molto raro e riscontrato nel 5% circa delle donne affette da calvizie comune.