parlando con molti anziani ho capito che raggiungere quegli obiettivi è impossibile, l'uomo non è mai soddisfatto di niente. Magari tu pensi che uno abbia vissuto di più, ma pensa a Freddie Mercury che continuava a sentirsi vuoto e insoddisfatto (lui che aveva vissuto più di tutti i suoi contemporanei nella sua breve vita).
Anche i pensionati, parlando con loro la cosa che emerge spesso è il loro sentirsi "stanchi", che è proprio una stanchezza di tipo esistenziale, come a dire che la loro parte l'hanno fatta, e chiedono ora di essere congedati per vivere in tranquillità gli ultimi anni.
A me queste riflessioni hanno sempre inquietato molto, perché in tutto il nostro trafficare facciamo anche moltissime cose, ma non abbiamo il tempo per considerarle. Spesso trovi una tua vecchia foto di anni, e pensi che quei tempi fossero particolarmente felici. Invece quella foto cattura un momento della giornata che non tiene conto di fatiche, delusioni, attese, magari un litigio fatto dopo la foto...
E' una vita che non lascia molto, e non abbiamo proprio il tempo di apprezzarla.
Io per fortuna ho il pianoforte, che mi permette sia di dare uno sfogo alla mia emotività, sia di partecipare a quel grande rituale creativo a cui partecipiamo da sempre, e sempre si parteciperà. La musica è eterna, e mi piace l'idea di ricreare quelle stesse vibrazioni che probabilmente percuotevano le pareti di un salotto del XIX secolo. Pensare che quelle frequenze erano le stesse che arrivavano alle orecchie di chi aveva vissuto e ora non c'è più. E ancora quando io non sarò nemmeno polvere, qualcuno raccoglierà quegli spartiti - che non sono altro che papiri di codici da decifrare per avere un senso - e potrà tornare a dare alla musica che raccontano nuova vita. Questo per me è bellissimo, ed è il solo conforto alla vacuità del tutto. La musica stessa evoca idea di impermanenza, perché non è materica, è immateriale e temporanea. Finita l'esecuzione si dissolve e non rimane più niente.
Però non è sufficiente, io vorrei continuare a vedere e sentire. Non posso tollerare che cadiamo nell'oscurità per sempre. Che ci disattiviamo come robot. Anche l'idea del nostro cervello, come archivio di immagini destinato a deteriorare una volta che sono interrotti i flussi vitali. Pensare che in un corpo alto 1 metro e una settantina di centimetri, tutta la dignità dell'esistenza di un individuo sia racchiusa in una piccola porzione del cervello. Come se io fossi un hardware con montato in testa una cpu, una ram e una scheda di memoria organica. Tutto quello che sono è lì dentro, l'anima non esiste. Anche il mio stesso credere di Essere è un'illusione.
A voi non manda in tilt tutto questo?