per Marlin e Julien, parere

marlin

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Julien questo è lo studio sull'hydrangea di cui abbiamo parlato anni fa e che era uno dei cavalli di battaglia del giapponese (appunto) Waseda con la sua cura tutta anti-TGF-beta circa 8 anni fa.

Per il resto come dicevo sopra non ci sono novità perchè i protagonisti sono conosciuti da tempo MAPK compreso, infatti almeno due vecchi studi avevano evidenziato il ruolo di questa chinasi per i follicoli dei capelli:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15617562?ordinalpos=3&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_DefaultReportPanel.Pubmed_RVDocSum

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630473?ordinalpos=2&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_DefaultReportPanel.Pubmed_RVDocSum

Non so invece se questo possa essere problematico:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19666112?ordinalpos=19&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_DefaultReportPanel.Pubmed_RVDocSum

Ciao

MA - r l i n
 

juliensorel

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newsletters dalla mathusaleah foundation fresche fresche http://methuselahfoundation.org/new_newsletter/SeptNL_Mid.html

 

juliensorel

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21 Marzo 2005
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http://www.bentham.org/lddd/sample/lddd4-1/009AJ.pdf
http://web.mit.edu/newsoffice/2000/guarente.html

A METABOLIC LINK

The researchers also found that SIR2 needs nicotinamide adenine dinucleotide (NAD) to be activated. Made by all cells, NAD are co-enzymes that help transfer electrons and hydrogen in some oxidation-reduction reactions. (Anti-oxidants in food have been tied to lower cancer rates as well as slowing the aging process.) Although NAD and NADH are frequent enzyme co-factors in oxidation/reduction reactions, this is the first example to our knowledge in which NAD drives a distinct enzymatic reaction, the authors wrote.
The NAD connection came out of the blue but it has an interesting implication: NAD could well be the signal for the metabolic status of cells, Guarente said. If an organism is starved for calories, the NAD level may go up. More NAD means activating SIR2, which silences sections of the genome and increases life span.
Guarente speculated that SIR2 taps into NAD levels in the cell to get a read on how metabolism is functioning, then decides what to do about silencing. If NAD levels are up, silencing takes place.
The next major test will be to try the calorie-reduction experiment on a population in which the SIR2 gene has been removed. If the organism's life spans are not increased, this would indicate a strong link between SIR2 and calorie reduction.

purtroppo il digiuno poduce anche i ketoni che sono però Histone deacetylase inhibitor. E' realistico che questi prodotti del metabolismo lipidico smorzino l'effetto? Cmq va a confermare anche gli studi sui farmaci antilipolitici da somministrare nel periodo del digiuno.

interessante anche:
http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=2556856
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Il mio sospetto sulla questione del digiuno è che i farmaci antilipolitici servano a deviare la gluconeogenesi sugli aminoacidi per produrre glucosio. Questo porta a livello cellulare ad autofagia con e alla proteolisi, ma anche a perdita globale di massa magra di muscoli.

Probabilmente invece l'assunzione di alcuni grassi durante il digiuno può attenuare il catabolismo senza alzare l'insulina, cosa che avverrebbe invece se somministrassimo dei carboidrati.

Sicuramente il grasso attenua il senso di fame e permette di fare digiuni più agevoli e prolungati.
In pratica nei giorni di digiuno si potrebbero prendere gli integratori tipo olio di cocco, olio di pesce, vit.E, olio di ribes e simili con gamma-linoleico, olio di oliva, questo per preservare la massa magra. Non so se però questo impedisce in parte lo scopo del digiuno ossia l'attivazione dell'autofagia cellulare (in pratica il problema posto da te sopra, ma rovesciato a favore della massa magra[:D]).

Andrebbe anche valutato se questi effetti si possono avere anche con digiuni inferiori alle 24 h, infatti nello studio sull'anti-lipolitico il gruppo di topi del digiuno a giorni alterni che otteneva risultati analoghi se non migliori a quello cui veniva somministrato l'anti-lipolitico digiunava solo 18h, cosa che io trovo fattibile abbastanza agevolmente perchè significherebbe poter mangiare qualcosa già a metà pomeriggio senza aspettare cena.
Il digiuno di un giorno seguito dal ad libitum di due ho invece visto che è stato testato solo con la C.elegans che non mi pare molto vicina alla nostra specie[:)]:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19079239

http://www.mun.ca/biology/scarr/4241_Devo_Caenorhabditis%20elegans.jpg

Ciao

MA - r l i n
 

juliensorel

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21 Marzo 2005
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http://inhumanexperiment.blogspot.com/2009/10/fats-and-ages-pufas-are-even-worse-than.html

articolo inquietante per tutti gli utilizzatori di olio di pesce.
 

pollino

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11 Dicembre 2006
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A mio avviso significa che bisogna evitare che gli acidi grassi polinsauri reagiscano con fattori ossidanti e tossine varie anche endogenamente. La reattività di queste molecole è indice secondo me della loro attività protettiva.
 

juliensorel

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21 Marzo 2005
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a mio avviso il mito degli omega 3 è da ridimensionare. Ho letto gli studi di S. Puca e altri ricercatori che si sono interrogati sulla relazione tra longevità e insaturazione degli acidi grassi di membrana. Dai loro risultati si evince che è meglio privilegiare gli omega 9 o 7 (che sono più rari), scartando ogni olio ricco di omega 6 o omega 3. L'assunzione fisiologica di questi ultimi è da riservarsi ai residui presenti in alcuni alimenti (pesce, noci oleose, senza esagerare). La natura provvede peraltro le fonti alimentari ricche di queste sostanze con altre sostanze che ne impediscono l'ossidazione. Ecco perché gli olii di semi sono molto più ricchi dell'olio di oliva di vitamina E, o peché il pesce grasso possiede cofattori che proteggono le sue carni da eccessiva ossidazionee (si pensi al salmone che contiene l'astaxantina, donde la colorazione rosa, o allo sgombro che è ricco di coenzima Q10: entrambi questi pesci sono molto ricchi di EPA e DHA).
 

matteo

Utente
6 Maggio 2003
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notavo che consigliano di friggere con grassi saturi piuttosto che con i vari oli cosi si hanno meno AGE....tipo lo strutto?
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Sino all'altro ieri ero in dubbio se riprendere la mia integrazione con Omega 3 proprio per queste pulci nell'orecchio ricevute negli ultimi tempi, ma poi ho deciso di farlo, perchè a mio avviso è questo il motivo per il quale il percorso benefico che porta agli ecosanoidi antiinfiammatori va protetto con alte dosi di vit.E, cosa che ho sempre fatto.

Non credo poi sia un caso che qui si tema soprattutto il perfido arachidonico, che appunto il motivo per cui si integra con EPA e DHA quando si vogliono fare le cose per bene. Non solo ma io prenderà anche olio di ribes perchè è il gamma-linolenico a garantire che il percorso verso gli eicosanoidi sia rispettato e mantenuto. Non parliamo poi della vit. C che va in sinergia con la E che pure assumo.

E' vero ho ripreso l'integrazione con Omega 3 anche perchè temevo scadessero[:)] o meglio si deteriorassero, ma la scdenza è addirittura nel 2011. Ho annusato il prodotto che era lì da tempo, ma niente nessun odore di ossidazione lipidica e tutto grazie a quel poco di vit. E che c'è in ogni perla....

Ad ogni buon conto per compensare ulteriormente con grassi meno ossidabili, continuo col saturo olio di cocco e non mi faccio mancare l'oleico dell'olio di oliva.

Del resto proprio di recente leggevo su Imminst forum che molti integrano con omega 3 (olio di pesce) ed è ben noto che quegli utenti sono sempre molto attenti a queste cose. Se dunque è vero che questi acidi grassi si devono trasformare in eicosanoidi più che andare a formare le membrane cellulari, allora è anche vero che hanno poco tempo per far danni prima di essere trasformati in sostanze antiinfiammatorie, soprattutto se si guida questo percorso con attenzione e impegno ossia con le sostanze migliori per tenerlo sui corretti binari che portano a questa azione benefica che non ha più nulla a che vedere con la perossidazione.

Ciao

MA - r l i n
 

juliensorel

Utente
21 Marzo 2005
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>>è vero che questi acidi grassi si devono trasformare in eicosanoidi più che andare a formare le membrane cellulari, >>allora è anche vero che hanno poco tempo per far danni prima di essere trasformati in sostanze antiinfiammatorie.

Non saprei Marlin... il primo step sarebbe dopo la digestione l'assorbimento di questi PUFA e il coseguente smistamento nelle lipoproteine ematiche che le trasporterebbero a tutte le cellule del corpo. Qui vengono incorporate nelle membrane citoplasmatiche e solo successivamente dislocate da queste per produrre leucotrieni (lo stesso mi pare accada con l'acido arachidonico). Piuttosto che puntare su ingenti quantità di costosissimo olio di pesce c'é già in natura uno dei più pontenti, e potenzialmente economici, anti-infiammatori a nostra disposizione, parlo della curcumina, peraltro potente anche anti-age.
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Beh la materia è dibattuta da qualche anno sui forum specialistici e gli studi si susseguono senza dimostrazioni definitive, una bella trattazione sull'argomento l'ho trovata in questo libro:

http://books.google.it/books?id=MQYNgHEaxZMC&pg=PA313&lpg=PA313&dq=EPA+DHA+peroxidation&source=bl&ots=JterCtijBI&sig=qyz22VhEaR1iW0UeS821NfIzmFQ&hl=it&ei=o93SSru0NJP-mQOq19iOAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CCMQ6AEwBg#v=onepage&q=EPA%20DHA%20peroxidation&f=false

Penso sia importante anche per chi al posto dell'olio di pesce punti sul pesce e basta per la propria dieta.

Ciao

MA - r l i n
 

funes

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18 Aprile 2009
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http://www.mdpi.com/1660-4601/6/10/2626/pdf

Int. J. Environ. Res. Public Health 2009, 6(10), 2626-2638; doi:10.3390/ijerph6102626

Food Choices and Coronary Heart Disease: A Population Based Cohort Study of Rural Swedish Men with 12 Years of Follow-up

Sara Holmberg 1,2,* , Anders Thelin 2 and Eva-Lena Stiernström 2
1 Research and Development Centre, Kronoberg County Council, Box 1223, SE-351 12 Växjö, Sweden
2 Department of Public Health and Caring Sciences, Family Medicine and Clinical Epidemiology Sections, Uppsala University, Box 564, SE-751 22 Uppsala, Sweden
* Author to whom correspondence should be addressed.
Received: 18 August 2009 / Accepted: 30 September 2009 / Published: 12 October 2009

Abstract: Coronary heart disease is associated with diet. Nutritional recommendations are frequently provided, but few long term studies on the effect of food choices on heart disease are available. We followed coronary heart disease morbidity and mortality in a cohort of rural men (N = 1,752) participating in a prospective observational study. Dietary choices were assessed at baseline with a 15-item food questionnaire. 138 men were hospitalized or deceased owing to coronary heart disease during the 12 year follow-up. Daily intake of fruit and vegetables was associated with a lower risk of coronary heart disease when combined with a high dairy fat consumption (odds ratio 0.39, 95% CI 0.21-0.73), but not when combined with a low dairy fat consumption (odds ratio 1.70, 95% CI 0.97-2.98). Choosing wholemeal bread or eating fish at least twice a week showed no association with the outcome.


Si tratta di 1752 maschi adulti svedesi seguiti per 12 lunghi anni, e cosa ti scoprono questi? Che il consumo di pane integrale e/o di pesce non influisce minimamente sul rischio di coronaropatie, la frutta e la verdura nemmeno loro ... a meno che non si faccia abbondante uso di latticini! Mi sembra, anzi, è l'esatto contrario di quanto quei quattro pirla di dietologi nostrani raccomandano nei telegionali e rotocalchi italici. Leggetevi bene la ricerca: quanti consumavano pochi latticini e molta frutta avevano un'aumentata (bada bene, aumentata) incidenza di malattie coronariche rispetto alla media, e di converso molti latticini e poca frutta hanno garantito una minore incidenza di coronaropatie.

Quindi sono i latticini a proteggere dai danni di frutta e verdura, e non viceversa. Avevano ragione i nostri vecchi a raccomandare il formaggio con le pere, ma nessuno immaginava il motivo: il primo protegge dai danni dalle seconde :)

Quanto agli omega-3, sposo in pieno i dubbi di Julien Sorel. A mio avviso se c'è qualcosa di buono nel pesce, questo va ricercato nella ricchezza di taurina e di zinco, selenio e iodio, nonché nella vit. D3 (nel caso del fegato di merluzzo).
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Daily intake of fruit and vegetables was associated with a lower risk of coronary heart disease when combined with a high dairy fat consumption (odds ratio 0.39, 95% CI 0.21-0.73)

Da questa frase non si arriva alla conclusione che la frutta e la verdura vadano ridotte, ma che al loro consumo vada associato un alto consumo di grassi da latticini. In pratica la tua è un'evidente forzatura, se avessero voluto dire quello che vuoi dire tu, non si sarebbero di certo espressi in questo modo.

Quanto ai dietologi nostrani devo dire che anche per motivi di produzione nazionale sono dei grandi fautori di latte e derivati, anche qui mi pare che hai visto un altro film.

Il DHA del pesce è il principale acido grasso del cervello, solo per questo andrebbe preso l'olio di pesce senza alcun dubbio [:D]

http://www.fi.edu/learn/brain/fats.html

The puzzle of the big brain change involved scientists putting together pieces that at first look had no relation. The first piece of the puzzle involved discovering early human populations that demonstrated greater intelligence. They found evidence in the East African Rift Valley and on the southern Cape of South Africa. The second piece of the puzzle was the discovery that docosahexaenoic acid, (DHA), was a large contributor to brain growth. The third piece was the discovery that DHA was found in seafood. When scientists put all the pieces together they found that the early humans who lived near water sources and ate seafood experienced the big brain change!

Ciao

MA - r l i n



 

funes

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18 Aprile 2009
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e la successiva but not when combined with a low dairy fat consumption (odds ratio 1.70, 95% CI 0.97-2.98)

quel 1.70 significa qualcosa ... devo spiegarlo io o fai tu?

Quanto ai dietologi, io sento sempre abbondante frutta e verdura, formaggi con moderazione perché ricchi di grassi saturi e colesterolo ovvero vogliono farci cadere in quel famigerato 1.70.

Ciao
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Allora userò le tue parole:

Leggetevi bene la ricerca: quanti consumavano pochi latticini e molta frutta avevano un'aumentata (bada bene, aumentata) incidenza di malattie coronariche rispetto alla media, e di converso molti latticini e poca frutta hanno garantito una minore incidenza di coronaropatie.

Io la poca frutta nella ricerca non l'ho proprio vista...

Dicono che frutta e verdura fanno bene, meglio se associate a derivati del latte, non dicono mangiate poca frutta e verdura e molti derivati del latte, questo lo dici solo tu (nel tuo caso il contadino mangia solo il formaggio e non le pere[:)]).

Seguendo la teoria degli antinutrienti che collegata con le paleodiete, proprio il latte e i derivati oltre ai cereali, andrebbero evitati. Il motivo è noto, sono prodotti di agricoltura e allevamento, quindi solo di recente hanno potuto influire sull'evoluzione della specie. Chi sostiene queste teorie fa notare appunte la correlazione tra le più diffuse intolleranze al giorno d'oggi e questi alimenti, abbiamo infatti l'intolleranza al glutine dei cereali, al lattosio e pure alla caseina che sono tra le più diffuse e in via di espansione. Si pensa che vi sia quindi una intolleranza generale che solo in alcuni casi diventi manifesta, ma che perlopiù resti incognita, causando però cattiva nutrizione attraverso un sistema digerente che non si è evoluto molto dal tempo di cacciatori e raccoglitori.
Questi consumavano anche molti grassi, ma non quelli del latte che sono arrivati con l'allevamento degli animali nel neolitico.

Ho voluto prendere sul serio questo discorso o almeno testarlo e da tre mesi a questa parte ho ridotto al minimo questo tipo di alimenti, ti posso solo dire che gli effetti sul fisico sono stati sorprendenti, spero solo di non cadere sulle cardiopatie[:)]

Ciao

MA - r l i n





 

funes

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18 Aprile 2009
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Fruit and vegetables daily was associated with lower odds of coronary heart disease in crude
analyses, and low consumption of dairy fat was associated with higher risk of coronary heart disease(Table 4). In the adjusted models, no effect of low dairy fat intake with regard to coronary heart disease was seen among men who did not eat fruit and vegetables daily (Table 5). However, men who ate fruit and vegetables daily had a lower risk of coronary heart disease if they reported a high intake of dairy fat (OR 0.39, 95% CI 0.21-0.73), but a tendency towards higher risk if combined with low dairy fat intake. Wholemeal bread or fish at least twice a week showed no association with coronary heart disease in either crude or adjusted analyses.

Se ti guardi la tabella 5 vedrai che:

preso a riferimento (base 100) il gruppo pochi vegetali - molti grassi del latte in termini di coronaropatie abbiamo:

1) pochi vegetali - molti grassi del latte 100
2) pochi vegetali - pochi grassi del latte 92

3) molti vegetali - molti grassi del latte 39
4) molti vegetali - pochi grassi del latte 170

Questo mi dice che vegetali e grassi del latte lavorano in sinergia, probabilmente i grassi del latte aiutano l'assorbimento della componente buona dei vegetali e inibiscono quella cattiva, e che le due facce della medaglia non si compensano in assenza dei grassi del latte, visto che il caso peggiore è il 4). Si può concludere che la frutta e la verdura sono tendenzialmente peggiorative nell'uomo, a meno che non intervenga qualcosa (grassi del latte) a separare i buoni dai cattivi [:D]
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Non credo che quel gruppo (il più piccolo) e quei dati siano considerati significativi statisticamente, perchè chi ha condotto lo studio avrebbe evidenziato questo fatto, invece lo ha trascurato.
La tua è una lettura forzata dello studio in questione anche perchè il pochi e il tanti frutta e vegetali non c'è pooprio in nessuna categoria e comunque una dieta non si compone solo di queste due parti (cosa che permetterebbe di dire automaticamente pochi o tanti).

Devo anche dire alla luce delle mie reminiscenze di antropologia, che quello che può valere per le popolazioni nordiche europee, può non valere per il resto del mondo, in particolare se c'è di mezzo il latte e i derivati.

I consumi di latte e derivati nel Nord Europa sono sempre stati i più alti e sono stati trasmessi pari pari alla popolazione (bianca) nordamericana. Il neolitico in queste zona è stato soprattutto allevamento, più che agricoltura (anche perchè ci si spostava spesso e i campi non te li puoi portare dietro), quindi una certa selezione con questi cibi è avvenuta e non solo: qui è avvenuta una delle selezioni recenti che più balzano all'occhio, ossia il biondismo.

Il biondismo è stato proprio caratterizzato dalla necessità di sintetizzare la vitamina D, quella detta anche vitamina antirachitismo. Si è ottenuto questo schiarendo pelle e annessi, che altrimenti non avrebbero fatto passare i raggi solari per la sintesi della vitamina in questione. Questo non è avvenuto altrove, per esempio negli eschimesi, proprio per la loro dieta ricca di pesce. Nel Nord Europa si è invece provveduto in questo modo...

Quindi il pesce è stato poco presente nella dieta di questi popoli che all'epoca stavano per lo più nei vasti spazi interni del continente e hanno sviluppato queste caratteristiche da tutti conosciute e anche apprezzate (se ci piacciono le bionde e se ci piacciono le gambe dritte e lunghe è per questo: antirachitismo).

Quando questi popoli di recente si sono espansi in tutto il mondo (America, Oceania, Africa del Sud) hanno portato con sè i propri modelli alimentari che sono poi stati proposti a tutti.

Il caso più clamoroso (e doloroso) è statoa proprio quello della diffusione mondiale del latte, perchè nel dopoguerra il modello alimentare USA ha imposto questo alimento qualificandolo come indispensabile per la nutrizione umana e per combattere la fame nel mondo imponendolo a popoli che non lo avevano mai apprezzato (e piuttosto anzi lo schifavano). Sono state distribuite quantità impressionanti di latte in polvere che hanno fatto contorcere le budella di mezzo mondo ossia di popolazioni che non avevano sviluppato l'enzima per digerire il lattosio (c'è un articolo molto divertente di uno scrittore africano su questa situazione penosa della sua infanzia).
Solo dopo alcuni anni si è arrivati a sapere che il modello lattocaseario nordeuropeo e americano non era applicabile alla maggior parte della popolazione mondiale, ma anche a molti europei del Sud.

Per questo dico che questi dati sono vagamente in controtendenza, ma la popolazione sui quali sono stati rilevati in questo caso fa testo proprio perchè si parla di latte e derivati. Gli studi ormai pluridecennali fatti su popolazioni meno sospette ci dicono invece cose diverse e non penso siano tutti sbagliati, piuttosto si deve tenere conto delle questioni genetiche ed evolutive per valutarli.

In altre parole sottoponi a questa dieta degli eschimesi e ti muoiono tutti nel giro di un anno[:)]

Al contratio da quanto da te ipotizzato, a mio avviso resta appunto ferma la base vegetariana perchè questa è comune alla stragrande maggioranza delle popolazioni risalendo alla preistoria più remota e alla prima lunghissima fase evolutiva della nostra specie.

Ciao

MA - r l i n

 

funes

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18 Aprile 2009
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> Non credo che quel gruppo (il più piccolo) e quei dati siano considerati
> significativi statisticamente, perchè chi ha condotto lo studio avrebbe
> evidenziato questo fatto, invece lo ha trascurato.

L'ha trascurato perché non rientra negli schemi mentali di questi ricercatori: fa a pugni con il modello dominante, quella dieta mediterranea che nessuno mette in discussione. In casi simili a questo, quando l'evidenza fa a pugni con il modello di riferimento, si ricorre al concetto di paradosso, come il celeberrimo paradosso francese: i cugini d'oltralpe di ingozzano di grassi saturi ma se la passano meglio della maggior parte degli altri popoli. Non può essere! Dev'essere quindi un paradosso ... anzi, è il vino!

Quanto alla base vegetariana della nostra evoluzione, faccio solo notare che lo scarto in avanti, da un punto di vista evolutivo, si ha proprio con la transizione ad un'alimentazione più densa di nutrienti (uova, molluschi, crostacei, insetti). Un erbivoro deve passare la maggior parte della giornata a masticare: non c'è tempo per dedicarsi ad altro. E non c'è materia prima per sostenere un cervello così voluminoso e metabolicamente oneroso. Puoi farmi un esempio di animale erbivoro intelligente? Andando avanti a banane saremmo ancora sugli alberi grattarci le pulci.
 

marlin

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9 Maggio 2004
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Milano
Non c'è tutta questa evidenza se si legge l'intero studio si nota che gli autori proteggono la loro scoperta, ma riconfermano il modello alimentare proposto dagli organismi nazionali con questa cosa da approfondira anche perchè frutta e verdura non vengono certo bandite:

Daily fruit and vegetables consumption was associated with a lower risk of coronary heart disease only when combined with a high intake of dairy fat. Low intake of dairy fat, choosing mostly wholemeal bread or eating fish at least twice a week was not associated with a reduced risk of coronary heart disease in this cohort of rural middle-aged men. The current nutritional recommendations were hence only partly supported.

Peraltro se vai a vedere al'inizio lo studio non divide tra tanti e pochi vegetali ma solo tra consumo giornaliero o meno (quindi ci si può pure abbuffare a giorni alterni di questi cibi, a me capita prioprio così e credo per molti sia lo stesso), mentre per quanto riguarda i grassi si è unito il consumo medio con quello alto (e la cosa mi pare arbitraria su un campione non molto esteso):

Men with the highest intake of dairy fat (butter and cream and full fat milk) had the same risk of coronary heart disease as men with a medium intake of dairy fat. Therefore the medium and high fat consumption groups were combined and denoted high consumption of dairy fat.

In pratica il consumo medio e quello alto diventano una sola categoria, mi pare arbitraria la cosa perchè parte poi a ritroso da un risultato acquisito.

Quindi descrivono loro stessi i limiti di questa analisi:

Individuals with heredity or other known risk factors might have modified their eating habits or be more inclined to report “healthy” food choices. We believe that part of this potential confounding is dealt with by adjusting for cardiovascular risk factors, although some residual confounding might still be present. Another limitation is the use of a not previously validated food questionnaire.

Diciamo che non mi pare uno studio decisivo perchè lascia molto a desiderare (all'inzio si usano peraltro delle aggregazioni estreme, dicotomie, che portano poi a queste conclusioni dubbie).

Inoltre hanno proprio pescato il campione in quella Svezia rurale che è l'epicentro (statisticamente convalidato) del biondismo di cui ho detto sopra. Noi come europei non ce ne rendiamo conto, ma se uno studio fosse stato condotto su degli ottentotti e si volessero universalizzare i risultati, avremmo molto da ridire.

Quando parlo di base vegetariana non intendo parlare in termini assoluti, ma appunto di cosa accomuna più popolazioni differenti nell'alimentazione. Sopra se non erro ho appunto esposto un passo in cui si dice che il consumo di pesce con l'acido grasso DHA ha portato allo sviluppo del cervello. (...ho l'impressione che tu non legga per intero le mie repliche...).

Ciao

MA - r l i n


 

funes

Utente
18 Aprile 2009
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biondismo o non biondismo, gli europei sono geneticamente frutto di invasioni di pastori-agricoltori neolitici dal medio-oriente. I cacciatori-raccoglitori presenti in europa nel paleolitico hanno lasciato pochissime tracce nel nostro materiale genetico. Italiani e svedesi non sono quindi così distanti geneticamente, come possono essere italiani e boscimani o coreani. E dato che è merce rara trovare uno studio che abbia come soggetti esclusivamente:

- maschi
- adulti
- europei

che è poi la categoria in cui ricadiamo entrambi, io uno studio del genere non lo prenderei sottogamba.

Resta comunque da giustificare un rischio quadruplicato (1.70/0.39) di coronaropatie tra il gruppo peggiore ed il migliore.
Quattro volte tanto è s-i-g-n-i-f-i-c-a-t-i-v-o.