il concetto è che la giovinezza è solo una convenzione, non è che ci sia un'età biologica precisa (diciamo che dai 23-25 anni si attiva il processo di invecchiamento, ma per un medico un quarantenne è classificabile come soggetto giovane), in società che richiedono un alto livello di responsabilizzazione (paesi poveri dove si lavora subito e non c'è istruzione) si è già abbastanza uomini a 15 anni, mentre in società - chiamiamole - lassiste, ricche e dove lavoro non manca uno può anche programmare la propria vita con più calma e più in là negli anni (conosco un uomo di sessant'anni che ha un figlio di 10 anni!). La questione della giovinezza infatti è entrata prepotentemente nella retorica di questi ultimi anni perché si sta assistendo al crollo della Società del Benessere, e si vede come un ragazzo finito il liceo non può davvero perdere più tempo ma deve responsabilizzarsi il più presto per evitare di cadere nella povertà.
Ma in linea sociale, il concetto di giovinezza, e i margini di integrazione e discriminazione che ne conseguono, è riferibile nei termini di integrazione nei particolari contesti micro-culturali, micro comunitari. Per esempio: io a 32 anni ho ancora qualche chance di essere accettato in un gruppo di studenti universitari dottorandi, ma ho zero chance di essere accettato in una comitiva di studenti triennali.
Se un ragazzo di liceo, o dei primissimi anni di università, ha una sua cultura fatta di: vestiario leggero, cuffie grosse in testa per ascoltare la musica, un modo un po' cafone di relazionarsi e magari anche arrogante e irrispettoso, la tendenza a non sentirsi obbligato a seguire delle regole, o pure quella di poter avere la propria cameretta a casa dei propri genitori, di parlare sguaiatamente e magari anche urlare per strada insieme ad amici... ecco, se io mi comportassi così sarei considerato un pazzo.
Se andassi in un parco pubblico a fare skate sarei visto come ridicolo
Se andassi a una festa per studenti universitari magari mi tollererebbero, ma non mi starebbero troppo vicino.
Questo perché quella dimensione non è più mia, e chi ne fa parte inconsapevolmente applica meccanismi di emarginazione proprio per preservare la propria comunità. La società da un uomo di 30 anni si aspetta un comportamento nettamente diverso: parlare con calma e rispetto, evitare di essere sguaiato o disordinato per strada, soprattutto essere diplomatico e cercare di risolvere potenziali conflitti con equilibrio.
Io ho un parente più vecchio di me che al contrario pretende di essere ancora un ragazzo, e rutta sonoramente, attacca le gomme da masticare sotto il tavolo, fa il maleducato e sta a letto con le scarpe leggendo fumetti giapponesi. Il problema è che alla sua età viene considerato un deficiente uno che si comporta così, e di fatto non è integrato. lui soffre perché vorrebbe tornare quello che era, ma è ridicolo. Lui deve formattare l'hardware e cercare di integrarsi nel mondo degli adulti. Probabilmente c'è qualcosa di traumatico dietro il suo comportamento.
Fatto sta che pure lui è narcisista e ha una crisi ossessiva legata alla perdita dei capelli. Ma bambino mio (non te, è retorico), hai l'età che hai, è normale che sei diradato! sei tu che credi che alla tua età non sia una cosa normale, ma lo è eccome, ecco