Lopez ha scritto:
Non volevo postare in questo tipo di thread che io oserei definire lamentoso/trash, dei quali ne è piena zeppa la rete - persino su Yahoo Answer - della serie: ma perché i brutti non piacciono alle donne?. Però, avendo letto l'ottimo post di Nico problem, vorrei comunque lasciare la mia, così pour parler, perché in fondo questi pensieri ci attanagliano un po' tutti.
Nico ha centrato il problema: ne fa un cruccio chi vuole essere un po' sempre al centro dell'attenzione, chi vuole piacere quasi ad ogni costo e godere solo del fatto di essere apprezzato fisicamente. Una sorta di sottile droga dell'edonismo. Il semplice grazie detto con modestia quando si riceve un complimento estetico che in realtà cela un'intensa e appagante fibrillazione interiore.
Ed ecco, l'allontanarsi da quello, il sapere che ciò va pian piano sbiadendo, l'attaccarsi a quell'immagine che ci eravamo fatti di noi stessi e della vita, ci fa soffrire.
Mi sono sempre chiesto, e me lo chiedo ancora: come mai c'è il grassone che sta a casa depresso e il grassone, invece, che sa la ride spensierato in facoltà? Forse costui non vive nello stesso mondo? Eppure, a volte quasi sembra che certe persone ne abitino uno e certe un'altro. Non so se ci sia una matrice endogena in questa nostra visione delle cose e quanto, dal punto di vista prettamente psicologico, si possa mutarla. Mha, come recitava la canzone, lo scopriremo solo vivendo...
Grande intuizione Lopez... Bisogna vedere come uno proietta il suo mondo, perchè noi tutti , pur vedendo le medesime cose e frequentando le medesime persone, abbiamo un'idea personale sull'andamento della vita.
Ecco che ad esempio non ci capacitiamo di come certa gente viva e , per contro, altra gente penserà che siamo pazzi a stare qui a parlare di capelli.
Ragazzi parliamoci chiaro, qui non si parla di capelli in senso stretto, qui si parla dei risvolti che ha la calvizie nell'individuo.
C'è chi se ne frega e c'è chi ne fa un dramma, dipende da come abbiamo impostato la nostra vita, da quello che siamo o , meglio, crediamo di essere.
Per assurdo vi dico che avrei preferito perdere 3 dita pur di non soffrire di calvizie. Essere senza 3 dita è infatti giustificabile come incidente sul lavoro/automobilistico/missione di guerra, la virilità è intatta, anzi... Perdere i capelli, pur portandoti ad essere certamente meno handicappato del non avere 3 dita, ti mette in una condizione di difetto fisico che non puoi giustificare, un disagio non compatito che però può sortire non pochi risvolti a livello sociale.
Non importa che posizione hai, quanti soldi hai, e nemmeno chi sei. Diventi comunque quello calvo/pelato, una realtà alla quale non ti puoi sottrarre.
Il significato dei capelli è molto più profondo di quanto ad una prima analisi possa sembrare. Non è solo un difetto estetico, è una limitazione socialmente rilevante, dove la somma delle sfumature conduce obbligatoriamente ad un diverso approccio alla vita.
Chi ad esempoio si sente fermamente bello tenebroso , difficilmente potrà reggere la parte da pelato/diradato. Se questo vi sembra poco, vi dico che per certi individui è tutto.
Non sono i capelli il problema, ma la proiezione di noi stessi e del nostro mondo, quella che ci siamo(ci hanno) inculcato sin da piccoli.
La soluzione è il continuare ad essere se stessi nonostante tutto.
Altrimenti, cambiare in funzione di questo inestetismo. Ma questa non è più vita o, per lo meno, la vita che avremmo voluto.