Ho letto già il link a cui mi rimandi, e nonostante si parli anche di pubblicazioni scientifiche, ho parlato di persona con il mio medico dermatologo, e con il dottor Gigli. Mi fido più di medici che lavorano sul campo che di pareri da parte di non addetti ai lavori, o di laboratori di sperimentazione o (e soprattutto) di notizie vecchie di almeno 4 anni (che in campo medico possono essere molti: e la sperimentazione è ferma appunto da allora: esiste un motivo, presumo).
Premesso ciò, non ho mai detto che la Dutasteride sia veleno, ma solo che mi pare rischioso assumere un farmaco che non è stato sperimentato in via definitiva per l'alopecia androgenetica, magari assumendolo senza controllo medico regolare...se un malato di prostata lo prende, va bene perchè a lui fa bene e lo prenderà nell'ambito delle cure che segue per la sua patologia, sotto stretta osservazione medica e con la posologia decisa da un medico. Se uno usa la Duta come una panacea (dato che diversi medici la osteggiano e si rifiutano di prescriverla contro l'alopecia) in quantità e modalità decise arbitrariamente, o secondo posologie consigliate su Internet (!!!!) allora lo fa a suo rischio e pericolo...magari riprende i capelli, magari no, magari li perde perchè ha rinuncato ad altri prodotti certificati e la duta non gli fa effetto, quindi la caduta ha il via libera...e magari, infine, i sides che lo colpiscono sono più pesanti e prolungati di quelli di finasteride, e possono causare danni maggiori, forse permanenti...
Faccio un'ultima osservazione: la documentazione che si può raccogliere su internet (su alcuni argomenti in particolare, e molti rientrano in ambito medico-sperimentale) è spesso decisamente variegata, frammentaria, contraddittoria: alle info indicatemi qua sul forum, corrispondono altrettanti info negative facilmente reperibili (una è stata già postata su uno dei topic relativi alla dutasteride); una situazione tanto confusa è indice, in definitiva (a mio avviso) di una reale incertezza e ancora prematurità nell'ambito delle conoscenze inerenti al farmaco in questione.
Quando si è, nel campo della ricerca, allo stadio iniziale o nel bel mezzo delle attività di test, questo è abituale e non c'è nulla di male; i problemi nascono per venire risolti. Ma ci vuole tempo. E un tentativo di affrettare le conclusioni senza conoscere fino in fondo la situazione (non intendo completamente, al 100%, ma approfonditamente) può portare ad errori di valutazione che, nel caso in cui venga coinvolta la salute delle persone, sono ingiustificabili. Questo è già successo con farmaci ritenuti sicuri e utilizzati su donne in stato di gravidanza, con antibiotici sperimentati in modo insufficiente etc...