Mi associo al pensiero geniale di Nanty!!!
Sulla fedeltà abbiamo ormai discusso in altri post e non voglio entrare nel merito.
Così essendo vi lascio con questo testo tratto di L'ebbrezza amorosa che tratta di quando l'amore viene tradito:
L'amore viene tradito quando viene affermato, evocato, e poi limitato, rimosso, distrutto. Questo avviene a tutti i livelli. L'amore viene tradito quando una persona non ama e non cura se stessa: così facendo non conosce direttamente l'amore. Amare vuol dire vivere, accogliere, sperimentare, un sentimento di gioia, di entusiasmo, di elevazione e di donazione, vissuto autonomamente nel proprio cuore, nella propria anima, nel proprio corpo, a prescindere dalle condizioni, dagli eventi e dalle persone esterne. Ma quando noi ci lasciamo vivere, subiamo, ci comportiamo meccanicamente, obbediamo passivamente alle istituzioni ed al potere, non accettiamo una parte del corpo o del carattere, sicuramente possiamo affermare che non viviamo l'amore, per noi ed in noi. Come poi potrebbero amarci gli altri, se non ci amiamo noi stessi? Non ci si ama quando ci si abbandona alle emozioni negative: se noi viviamo senza controllo le ansie, le insicurezze, le rabbie, le rinunce, le gelosie, le avidità, la depressione, la noia, certamente queste non ci trasformeranno in una persona amabile, né per noi, né per gli altri.
Il primo tradimento verso l'amore avviene quando non lo viviamo, non lo realizziamo, non lo conosciamo. Se non liberiamo le nostre emozioni, se non approfondiamo le nostre sensazioni ed intuizioni, se non coltiviamo la gioia, la fiducia, la stima, il coraggio, in ogni occasione, l'amore non ha la possibilità di conoscerci, di farci visita, di amarci, di sgorgare dal nostro cuore. L'amore di noi stessi comprende la cura della nostra autonomia. Se non coltiviamo la fiducia nelle nostre possibilità, l'esperienza del creativo, le mancanze si faranno sentire come complessi d'inferiorità, e quindi come proiezioni del bello e del bene solo sugli altri, o particolarmente sulle persone o sulle cose cui si rivolge la persona che ci ama. Se osserviamo bene, le bramosie, le gelosie, nascono quando sentiamo forme d'impotenza e di depressione dentro di noi. In questa situazione di vuoto interiore, l'innamoramento di una persona costituisce la nostra difesa antidepressiva, la consideriamo una felicità provvidenziale. Quando questa persona si rivolge ad altri e ad altro, pensiamo che per lei tutto costituisca una fonte di attrazione maggiore rispetto all'esperienza che vive con noi: ci spaventiamo di fronte al confronto indiretto con le altre persone, possibili oggetti di attenzione.
Avvertiamo il pericolo di una perdita del nostro stesso essere. Ma questa emozione è provocata dalla consapevolezza della nostra impotenza od inferiorità, e questa esisterebbe sempre, anche se l'amante ci riservasse in ogni momento tutte le sue cure. Le soddisfazioni ed i piaceri sarebbero soltanto delle forme provvisorie di occultamento della realtà interiore di vuoto, il vivere delle energie dell'altro ci potrebbe dare soltanto l'illusione di avere risolto qualcosa. Una persona dovrebbe quindi risolvere le proprie sensazioni d'inferiorità e d'incompletezza, prima o durante l'amore, senza difendersi ignorandole e coprendole. Se siamo aperti nel cuore, apprezziamo i sentimenti, ma li rivolgiamo prevalentemente verso le persone esterne, rischiamo di considerare la vita e l'amore presenti soltanto nelle persone che amiamo e nelle esperienze che viviamo. Se mi amo, mi curo, ma poi penso di dipendere da qualcosa, da qualcuno, in realtà non mi amo. Se siamo formati in un modo per cui il cuore e la sensibilità non trovano la saggia mescolanza con la volontà, il pensiero, lo sviluppo delle capacità, non possiamo contenere l'amore.
Tradiamo l'amore se non siamo capaci di realizzare i nostri interessi, i nostri desideri, i nostri sogni. La nostra stessa vita in costante realizzazione è il primo amante del nostro cuore. Chiaramente la vita presenta comunque sofferenze, prove, delusioni, fallimenti, impotenze, ma la forza dell'amore presenta quel mondo di entusiasmo, di visioni interiori, di possibilità di sentire, pensare e godere la vita, per cui si superano le prove con coraggio e con fiducia. Tutte le nostre abitudini di appoggiarsi sugli altri, di trovare l'oggetto dell'amore prima di tutto fuori di noi, di sentire che la nostra stessa vita ha significato soltanto se veniamo accettati ed amati da certe persone, tutto questo non è amore. Sarà molto umano, tristemente, continuamente umano, ma non è il vero amore. Cerchiamo gli amanti ideali, coloro che daranno significato alla nostra vita, che valorizzeranno la nostra persona. Se non abbiamo quella persona, ci arrabbiamo, ci lamentiamo, soffriamo, alimentiamo la sfiducia in noi stessi, fino a forme di ossessione. Ci hanno sempre insegnato questo, a cercare una relazione che ci renda interi e completi.
Altrimenti ci sentiamo soli. Ma non siamo mai soli, e l'eventuale solitudine diventa una possibile fonte di percezione nuova e profonda, un modo per scoprire e manifestare se stessi. Se nell'amore cerchiamo la sicurezza affettiva, la tranquillità, il rilassamento, la conferma degli altri, il rinforzo della fiducia in noi, creiamo una strana formazione alla rovescia, per cui costruiamo sul nulla degli eventi psicologici che poi ci sembrano reali. Crediamo di essere più forti, sicuri, creativi, tutte cose di per sé bellissime, se gli altri ci amano. Se poi gli altri ci lasciano, ecco che crollano miseramente tanti presunti successi. Un altro tradimento dell'amore riguarda la scelta di preferire l'affetto sicuro, fraterno e solidale alle intensità delle passioni: in questo modo non vivremo un vero amore sessuale. Molte volte viviamo rapporti amorosi completamente convinti che sia giusto, bello e desiderabile, cercare degli affetti sicuri e stabili, sui quali ci possiamo appoggiare. Abbiamo paura delle passioni, dell'intensità del sentire, abbiamo paura dei vortici amorosi che ci sembra ci allontanino dalla tranquillità superficiale della vita comune.
Tradiamo allora l'amore perché non vogliamo abbandonarci ai misteri ed alle profondità sconvolgenti dell'amore: abbiamo paura di perderci, per cui non vogliamo coinvolgimenti intimi, non crediamo al cuore, non ci facciamo liberare ed innalzare dai venti delle emozioni. Quando poi in qualche modo scegliamo dei rapporti, emergono altre forme di tradimento. Se non manteniamo la lealtà e la continuità della fedeltà a noi stessi, tradiamo noi stessi, l'amore e la persona che amiamo. Per due persone che si amano intensamente, il primo tradimento riguarda il non avere la cura costante di coltivare l'innamoramento permanente. Se riteniamo l'amore un fenomeno ricco soltanto di spontaneità, se condividiamo le abitudini di una vita esteriore, prima o poi la passione scenderà e si dissolverà, l'attrazione si cristallizzerà. Coltiviamo quindi la divinità dell'amore nostro intimo come in un santuario solenne. Se ci facciamo invadere dalle insicurezze, dalle depressioni, se scarichiamo tutto questo nel rapporto con il partner, tradiamo la giocosità dell'amore che vuole nutrirsi solo di ebbrezza. Senza dubbio l'amore è fatto di rinunce, attenzioni, sacrifici, solidarietà: ma tutto questo va indirizzato alla nostra crescita personale ed alla crescita della coppia.
L'amore implica lo sforzo personale di superare le emozioni negative, risolvendo le prove della vita con fiducia e con coraggio, per poi abbandonarsi con il partner alla condivisione del piacere, della gioia, dell'entusiasmo, della fantasia, dell'abbandono, della donazione della parte migliore di noi, che fiorirà bene soltanto se sapremo coltivarla. L'amore ha bisogno di continuità energetica, di presenza corporale ed animica; si coltiva nel mistero, nella bellezza, nell'impegno della volontà a proteggere ed espandere l'amore, in sé, nella coppia e verso il mondo. Un modo di tradire l