I capelli li ho sempre considerati un punto di forza, da ragazzino giocavo a creare pettinature stravaganti che ora non mi posso più permettere e bla bla bla...
Ma semplicemente non mi arrendo! Quest'estate ho lavorato sodo sui capelli, sul mio fisico, sul mio comportamento, la dieta, la cultura, lo svago...ho ripreso la mia vita in mano dopo che nel 2007 mi era un attimo sfuggita.
Pensate che quest'estate un'amica di mia sorella ci ha provato con me, e mi ha detto che gli piaccio e ci starebbe. Io ho lasciato perdere per il discorso legato all'età (23 io, 16 lei), tuttavia le ragazze non mi sono mancate. Un buon fisico e un comportamento sicuro, giovanile e modaiolo (ma non stupido o superficiale) mi hanno fatto guadagnare autostima e fiducia e ricevere parecchi apprezzamenti.
Se dovessi avere un figlio, mi interesserebbe solo la sua felicità, la sua salute e la sua soddisfazione personale.
Ahimé, stò iniziando a immaginarmi come sarebbe la giornata ideale tra me a lui (no, tranquilli, ho già deciso che i figli arriveranno tardi [
] ora ho altre cose a cui pensare, tra cui il divertimento) e tutto và a meraviglia. Non sò se sarà davvero così, me lo auguro, intanto posso tranquillamente affermare che non me ne fregherà proprio nulla della sua calvizie, o la celiachia, o l'anemia, o il diabete, lo supporterò in ogni modo e cercherò di fare il possibile per aiutarlo nel suo cammino.
Cioé, non riesco a credere che ci sia gente pronta ad affermare di poter rinunciare all'avere un figlio per il solo discorso legato alla calvizie.
Qui nella sezione psicologia ihmo cerchiamo di aiutarci a vicenda, per vivere il trauma legato alla perdita di capelli nel miglior modo possibile, ma quando si arrivano a fare certe affermazioni questa sezione non basta più e conviene ricorrere ad uno specialista.
E non lo dico per me ragazzi, ma per voi.
Vi lascio con questo bellissimo pezzo di Neruda, sperando possa offrire anche uno spunto di riflessione:
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca o colore dei vestiti, chi non rischia, chi non parla a chi non conosce.
Lentamente muore chi evita una passione, chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni; emozioni che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti agli errori ed ai sentimenti!
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, chi rinuncia ad inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia e pace in se stesso.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Pablo Neruda