Quello che non capisco è perché dire che il mercato non ha alcun interesse venga immediatamente relegato, da alcuni ignoranti in vena di polemica, alla teoria complottistica e opposto in atteggiamento al modello della 'accettazione'. Perché si creano opposizioni tra atteggiamenti che di fatto, possono anche essere compatibili tra loro. Dire che il mercato non ha interesse, per me, soggettivamente, significa essere consapevole di una certa forma di vischiosità del mercato, in particolare di quello orientato dalla medicina e dalla scienza, dove le case farmaceutiche, oltre a doversi destreggiare tra le burocrazie dei requisiti di efficacia e profili di tossicità, sono spesso orientate allo sfruttamento dei loro brevetti e dei costi di ricerca di prodotti già sul mercato. Detto questo, ovvio, sono consapevole che l'aga è una patologia complessa - grazie per l'illuminante e profonda analisi - ma sono anche consapevole che dietro questa esibita 'complessità' c'è anche il pezzo giustificatorio di chi si prende i tuoi soldi senza assumersi la responsabilità della cura che ti offre. Perché, quando il soggetto umano è implicato, non vi è nulla che non sia complesso, eppure le cure si trovano. Ma nel caso dell'aga, mi interrogo quanto meno sul perché in 30 anni di tempo siamo ancora al Minoxidil-Finasteride-Keto o giù di lì. Tutto qui. Niente paranoie da complotto, niente 'scaricare addosso blah blah blah e idiozie varie'.
Per sua struttura, la scienza tende a chiudersi entro i suoi paradigmi e, fortunatamente, prima o poi, sono persone come Socrate, Copernico, Galilei, Newton, Freud... che sfidano questi paradigmi a caro prezzo di una fama spesso acquisita solo in modo postumo. Questo a dispetto di chi pensa che l'unica via sia una miope 'accettazione' genuflessa e capra e che alla fine vedrà salvi gli ultimi peli che si trova sul deretano solo da chi ha saputo guardare oltre.