Sull’inutilità (o funzione marginale) degli anti dht mi sono già espresso. La mia posizione è di assoluta fede nella ricerca scientifica, alla quale peraltro ho fornito il mio contributo (come cavia).
Spero che il crescente allarmismo sull’utilizzo improprio degli inibitori della 5 alfa, da parte di coloro che “purtroppo” possiedono questo enzima (i quali, per quanto questo sia inutile, sembra non corrano rischi di ermafroditismo[

]), si rilevi alla fine infondato.
Non posso tuttavia che ancora stigmatizzare, proprio prendendo a prestito lo spirito dell' uomo di scienza (quale io non sono), le granitiche certezze che, sull’argomento, mostri di possedere. Ricordandoti quanto esse si rilevino oggi più che mai inopportune, messe alla prova dagli stessi, attuali imbarazzi della comunità scientifica dinanzi a coloro che, riguardati dalla faccenda (sempre come cavie), reclamano di esserne tranquillizzati.
Quanto al resto, beh, forse c’è un equivoco… (ed anche macroscopico). Secondo Weber con il protestantesimo nasce l’ETICA e lo spirito del capitalismo (e non il capitalismo): cioé, l’elaborazione di un sistema di valori a questo funzionale, idoneo a conferire un FONDAMENTO ANCHE METAFISICO al perseguimento del profitto e del successo nella vita mondana (il beruf luterano e la teoria della predestinazione divina).
Per questo parlavo prima di “coerenza” tra valori e comportamenti a proposito delle società nordamericane (dove l’arricchimento è vissuto senza alcun senso di colpa ed è il povero, anzi, ad esser guardato con sospetto e diffidenza: da noi accade esattamente l’inverso…).
Il capitalismo peraltro, come tale, nasce in medioriente. Conosce un'indubbia fioritura nell’ Italia medioevale (ma come economia mercantile e all’ombra di una società e di valori feudali, tutt’altro che capitalistici) dei Comuni (non a caso liberi); declina infine con la scoperta dell’America e per altri importanti fattori storico – culturali: fra i quali, in primis, la Controriforma cattolica, che reinstaura una sorta di “cappa feudale” sulla Penisola (specie nella “capitalista” Toscana, ove non a caso emergevano fra i ceti mercantili “strane” tendenze filoriformiste…) congiuntamente ad un severo regime inquisitorio ed oscurantista.
Gli stati cattolici del ‘600 (in primis la Spagna e il Vicereame borbonico del sud Italia) sono quelli anticapitalistici per eccellenza, riportando essi in auge i fasti e i vizi della più retriva e parassitaria aristocrazia terriera. Ancora oggi paghiamo le conseguenze di questo dato storico.
D’altra parte la riforma non solo preparò il terreno alla rivoluzione francese (e dunque a quella borghese), ma consentì l’espressione del libero pensiero, che da sempre vide (come “oppositrice”) la Chiesa romana (mi scuso dell’inversione… un po’ copernicana dei termini della questione).
Questo principalmente perché Lutero esortò ogni fedele ad istruirsi (cioè imparare a leggere e scrivere) per poter essere “sacerdote di se stesso”, sottraendo l’interpretazione e la dizione dei testi sacri al monopolio del prete. (Fattore che notoriamente determinò il permanere nell’ignoranza e nell’arretratezza dei popoli cattolici più a lungo di quelli riformati).
Non è un caso che l'editoria in larga scala, la diffusione tra le masse della lettura dei libri di testo e la formazione di una pubblica opinione ebbe luogo nel nordeuropa almeno 400 anni prima che da noi. E non è frutto di una congiura del destino se, ancora oggi, gli Italiani sono il popolo che legge di meno.
Peraltro è ovvio che la Chiesa non può considerare “liberi pensatori” coloro che, al massimo, le risulterebbero semplici pecorelle smarrite; e, d’altra parte, è con la censura e il potere repressivo (e i roghi, anche moderni) che essa ha, nolente o volente, fatto indegnamente assurgere ad “oppositori”, nella sua storia, anche coloro che oggi non meriterebbero nemmeno la qualifica di astrologi o cartomanti mediocri (o comunque adepti del paranormale, per non dire ciarlatani). No, per la Chiesa libertà ha sempre significato un'altra cosa, cioé la libertà di salvarsi (accettando la sua autorità e la grazia dei suoi sacramenti) o quella di non salvarsi. Tertium non datur.
Solo oggi possiamo affermare che, grandi liberi pensatori (e grandi solo ex post), sono stati coloro che trasformarono e modernizzarono la stessa Chiesa, ponendola dinanzi al tempo e ai suoi errori, ossia giganti di nome Galileo, Cartesio, Erasmo, Voltaire ecc, nel cui solco tracciato (e in nome dell'esempio da essi fornito) continuano a pensare (liberamente o meno) i nani di oggi. Chissà se giganti di domani.