Innanzitutto ricambio il saluto affettuoso a Paolo Gigli ed un grazie ancora a Claudia per la stima che ha di me.
Giusto per riprendere la discussione, rispondo a olaaa ch invece si sa già abbastanza sui meccanismi che determinano il danno ai capelli, si conoscono le connessioni con le patologie che accellerano tale processo, altre che simulano lo stesso(parlo naturalmente della calvizie), altre situazioni patologiche o parafisiologiche che slatentizzano la tendenza ad avere il danno e che non si ha poi più la capacità di veder regredire spontaneamente.
Non solo ma ci sono principi terapeutici abbastanza validi ed efficaci per intervenire sul fenomeno e per noi terapeuti è semplice riuscire ad ottenere un risultato tecnicamente valido e cioè poter dimostrare che si è riusciti a deviare il decorso del fenomeno: ma il problema che rimane e che diventa prioritario è vedere se tale risultato riesce a soddisfare le aspettative di chi vive su di se il problema della calvizie.
Altro problema collaterale ma non meno importante è che noi terapeuti giornalmente dovremmo utilizzare dei composti già confezionati da chi non sapeva, nel momento in cui li ha concepito, chi l'avesse mai usato o meglio se l'avesse acquistato ed usato la diciassettenne con l'ovaio micropolicistico ed il 2o grado di Ludwig o sua zia in menopausa con un'inizio di rarefazione frontoparietale che ricorda la calvizie di suo padre buonanima; il ventenne marinaio in missione nel Golfo Persico con un defluvium iniziale o suo fratello trentacinquenne col 3o vertex di Hamilton, impiegato di banca.
E poi c'è la legge che vieta ai farmacisti di sconfezionare un prodotto per miscelarlo con altri; e poi ci sono molti farmacisti che millantano il credito di essere ottimi diagnosti e terapeuti quando non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire miscibilità di un soluto in un solvente.
E poi ci sono anche quelli che non fidandosi ahimè della professionalità e la conoscenza del problema da parte della classe medica ( e li capisco pure) cercano nel fai da te la risoluzione del loro problema così come Diogene con la lanterna e senza occhi cercava l'uomo.
Sino a quando ci saranno pazienti che non saranno disposti a pronunciare l'atto di fede nei confronti del medico e sindacheranno confutando sempre e comunque il suo operato e non ci sarà la libertà per il medico di formulare una qualsivoglia terapia frutto della sua scienza e coscienza senza doverla necessariamente spiegare o giustificare, non ci sarà mai la soluzione a questo annoso problema di naturale fenomeno di precoce invecchiamento di quest'affascinante organo del nostro corpo che è il cuoio capelluto.