http://www.fortunecity.it/stadio/campioni/2/hel80.htm
Citazione:
(...) La partitissima che si giocó domenica 7 giugno a Roma fu preceduta da due fatti straordinari che contribuirono ad accrescere le emozioni. Il 27 maggio, l'Inter affrontò e battè al Prater di Vienna il leggendario Real Madrid nella finale di Coppa dei Campioni. E il 3 giugno a Milano nella sede della Lega morì di crepacuore Renato Dall'Ara, presidente del Bologna dal 1934: era lì per concordare con Angelo Moratti, presidente dell'Inter, la portata dei premi-partita da elargire ai vincitori, in modo da evitare disparitá clamorose.
L'Inter sconfisse per 3-1 i madridisti in una partita che mostrò al mondo la terrificante efficacia del catenaccio di Helenio Herrera. Il Mago si difese togliendo la catena ai suoi mastini: Facchetti su Amancio, Burgnich su Gento, Guarnieri su Puskas e Tagnin su Di Stefano.Il contropiede micidiale fece il resto: due gol di Mazzola e uno di Milani. Alla fine Mazzola fu premiato direttamente da Puskas che gli regalò la sua maglia numero 10 e Moratti senior andó a godersi il trionfo in campo, lì chiamato dai nerazzurri che allora erano una squadra compatta e con gli attributi. La Milano interista impazzì di felicità. Come i giocatori che, esausti, si lasciarono un po' andare per togliersi di dosso i residui dell'enorme tensione. Mazzola per esempio si sposò, Suárez fece una vacanza a Parigi. Brera aggiunse che i nerazzurri erano stremati anche perché sicuramente avevano abbondato in additivi per sopportare il campionato ed il torneo continentale.
Se a Milano si gioiva, Bologna si preparava a piangere la morte del leggendario presidente che ai rossoblú aveva giá regalato 4 dei 6 scudetti in bacheca. La squadra guidata da Fulvio Bernardini, che dei suoi aveva detto cosí si gioca soltanto in Paradiso, andó in ritiro a Fregene e tenne gli allenamenti a Tor di Quinto fin dal lunedì. Fuffo conosceva bene il clima che incombeva su Roma giá da inizio giugno, (aveva giocato lí, ndt) e voleva abituare i suoi alla calura. In piú pretese, e ottenne, di giocarsela con l'Inter di pomeriggio anziché in notturna: il sole, pensava, avrebbe finito di cuocere gli interisti giá rosolati dalle fatiche di coppa. Fu a Fregene che quattro giorni prima dell'incontro il Bologna apprese della morte del suo presidente. E potete immaginare lo scoramento di tutti.
Il Mago HH, arrivato a Roma con i suoi soltanto il sabato, vigilia del match, sapeva di non poterne cavare tante energie Poteva contare sull'orgoglio, quello sì: quell'Inter ne aveva da vendere. Ma forse non sarebbe bastato nemmeno quello. E qui lasciamo la parola a Brera (Storia critica del calcio italiano, Bompiani, 1975) Accacone, giustamente preoccupato dal Bologna, avrebbe voluto ricorrere ai subdoli riti d'una volta. Un mago suo amico, metá olandese metá africano, certo Wanono, gli aveva garantito da Parigi che le tracce anfetaminiche scomparivano del tutto con un infuso di picciòli di ciliegia: era deciso a tentare. Lo seppero i medici dell'Inter e gli opposero dapprima l'obiezione dell'anti-doping. Caduta la ridicola gherminella dei picciòli di ciliegia, Herrera ebbe quest'altra gaia trovata: entusiasti per la vittoria, i tifosi interisti avrebbero invaso il campo dell'Olimpico, malamente protetto da un vallicello non piú largo di un fosso, e avrebbero rapito i suoi beniamini, portandoli subito fuori della portata dei medici antidoping. Moratti gli domandó se per caso era diventato matto. Herrera si rassegnó a perdere. Queste rivelazioni le debbo al medico Manlio Cipolla, mio amico papiensis, che faceva parte con Klinger e Quarenghi dello staff sanitario dell'Inter
Forse il Mago non era completamente rassegnato, se é vero che ricorse a rimedi-placebo: fece massaggiare i muscoli dei suoi con aceto e a ognuno fece trangugiare un intruglio amarissimo e verdognolo che altro non era se non una sorta di tè giapponese. Poi li mandò in campo sperando negli dei.
Voglio precisare che il quote non è per dare addosso all'Inter, credo che altre squadre abbiano fatto esattamente come lei nè piu nè meno. Lo faccio solo per permettere a chi forse è piu giovane e malato di calcio di come si sia disposti a tutto pur di vincere e che questa malattia di imbrogliare era presente anche 40 anni fa.
ciao
B.