Welby

sad

Utente
20 Novembre 2006
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mah.. l'atto di staccare la spina in questo caso è un atto di bontà-- dunque anhce se dovessero farlo i parenti non vedo cosa si possa dire.. se lo fanno i medici sarebbe sol per liberare un posto all'ospedale e non per pietà o chissa cos'altro.
 

miki

Utente
19 Ottobre 2005
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non si potrebbe dire nulla se lo facessero i parenti per bonta', ma sempre e solo su richiesta del malato, e con regolamentazione giuridica.

idem per i medici, ma a loro la pieta' non e' richiesta. Ovvio che, sono certa, non tutti avrebbero il coraggio di farlo, anche se abilitati.
 

the cure

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7 Ottobre 2005
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certamente Miki, un eventuale regolamentazione giuridica in materia dovrebbe prevedere e considerare anche la figura del medico obiettore di coscienza.

Non solo i parenti ma anche una qualsiasi persona vicina emotivamente al malato potrebbe staccare la spina ma con criterio, sarebbe tragico se quell'atto si traducesse in una sofferenza per il morente.
Non credo però che un medico non possa aver pietà di un paziente ed agisca solo per liberare un posto letto in più.
 

miki

Utente
19 Ottobre 2005
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Io pero' materialmente non compierei mai il gesto, non me ne darei pace.

E' per questo che dico che devono farlo i medici che si sentono di farlo, nel pieno rispetto del desiderio del malato.
 

the cure

Utente
7 Ottobre 2005
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Certamente. Capibilissimo. Io non posso dirlo a priori, dovrei trovarmici. Simbolicamente se fossi io ad averne bisogno, vorrei però che non fosse un estraneo ma qno a me vicino che se la sentisse. Un ultimo e disperato atto d'amore.

Non dimentichiamo però che c'è chi in un polmone d'acciaio per esempio, è vissuta per anni ed ha cercato di non arrendersi ad una sorte avversa finchè ha potuto.
Qualora la vita potesse regalare soltanto qualche ultimo scampolo di sofferenza nessun dubbio su cosa vorrei, parlando di me.
Nel mezzo però si può trovare ancora di tutto quindi generalizzare non è mai la cosa migliore.
 

miki

Utente
19 Ottobre 2005
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Esattamente.

e' vero, dico non me ne darei pace, ma in effetti non so'!

e non possiamo giudicare chi non desidera piu' soffrire, rispetto a chi per un attimo di vita in piu' e' disposto a sopportare tutto.

sono situazioni talmente disperate, in qualsiasi modo si risolvano, lasciano sempre un altrettanto disperato dolore.
 

batgirl

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28 Giugno 2003
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Qdo amiamo un essere e lo vediamo soffrire, la sua sofferenza diventa nostra. Ogni sul lamento, ogni sul dolore diventa un nostro dolore, un nostro lamento, anche se muto. In quel momento,ci diamo conto che anche se faremmo di tutto per averlo vivo accanto a noi;nulla potrebbe paragonarsi al sentimento di sapere che lui non soffre più... Che la sua agonia è finita. Cosí essendo, con le lacrime negli occhi per un vuoto che non sarà mai riempito, desideriamo ed accettiamo quella perdita quasi come una vittoria senza trofeo...Ed in quel momento capiamo perché l'amore non riesce ad essere egoista;ma, magnanimo...

 

akiraaa

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29 Settembre 2005
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Cloud, sinceramente non so cosa farei al posto di quell'uomo che hai citato, ma dire che solo qualcuno molto spaventato dalla morte che piuttosto resterebbe attaccato ad una macchina pur di non rischiare non mi sembra giusto, magari è così magari no.
Noi non possiamo sapere il motivo che spinge quell'uomo a voler restar vivo, ma mi viene da pensare che sia molto coraggioso e molto in gamba ed evoluto per riuscire a sopportare una situazione simile(non parlo di welby), ad ogni modo un vegetale spesso può ancora pensare, meditare, pregare, viaggiare con la mente, sognare, fantasticare, vedere, ascoltare, provare emozioni, tutto ciò non è poco, può anche essere che quest'uomo abbia una fede di ferro e sappia che ha ancora qualcosa da imparare anche così, o magari si aspetta un miracolo.
Comunque Cloud le altre domande non mi piacciono e scusa ma non voglio neanche pensarci[:D]
 

the cure

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7 Ottobre 2005
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L'inferno? No, non si tema l'inferno. All'inferno non ci va nessuno e non solo perchè non esiste. La cultura del porgere l'altra guancia rende inutile l'inferno, chi ci insegna a perdonare sarà certamente il primo a farlo. Detto in maniera elementare. Possiamo quindi peccare senza ritegno compreso il suicidio o l'eutanasia che tanto di là incontreremo sia Anna Frank che Hitler.
Possiamo quindi star sereni[:D]
 

klimt

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8 Febbraio 2006
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Akiraaa chi sia ridotto allo stato vegetale difficilmente può pensare e viaggiare con la mente, poichè si definisce vegetale colui che ha un elettroencefalogramma quasi piatto e che non esprime più un attività cerebrale.

In quel caso però è lecito sperare poichè vi sono stati pochi fortunati casi in cui alcuni pazienti sono tornati alla vita anche dopo anni di coma profondo.

Nel casi di welby invece le cure non fanno altro che prolungare una vita fatta solo di sofferenze inumane e insopportabili e in merito la posizione ufficiale della chiesa e degli altri oscurantisti-conservatori è una mera ipocrisia.

Una volta quando si condannava al rogo qualcuno, si pagava una somma al boia perchè quest'ultimo usasse un piccolo stiletto per uccidere la vittima prima che le fiamme l'avvolgessero, era la cosiddetta morte misericordiosa, la stessa che chiede welby.




p.s. L'inferno di cui parla the cure somiglia molto all'ade del mondo classico ellenistico che in effetti era semplicemente il regno dei morti, ove confluivano tanti gli eroi come achille che i suicidi come didone che i traditori come bruto ed i malvagi; il cosiddetto regno delle ombre.
 

miki

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19 Ottobre 2005
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Citazione:Messaggio inserito da Batgirl
Qdo amiamo un essere e lo vediamo soffrire, la sua sofferenza diventa nostra. Ogni sul lamento, ogni sul dolore diventa un nostro dolore, un nostro lamento, anche se muto. In quel momento,ci diamo conto che anche se faremmo di tutto per averlo vivo accanto a noi;nulla potrebbe paragonarsi al sentimento di sapere che lui non soffre più... Che la sua agonia è finita. Cosí essendo, con le lacrime negli occhi per un vuoto che non sarà mai riempito, desideriamo ed accettiamo quella perdita quasi come una vittoria senza trofeo...Ed in quel momento capiamo perché l'amore non riesce ad essere egoista;ma, magnanimo...




Egoismo.

Non riuscire a staccare la spina di qualcuno che sta soffrendo disperatamente e' egoismo?
Ok, consideriamolo tale per un momento.

Andiamo avanti.

Arriva da me qualcuno con ampi poteri, diciamo Dio va', e mi dice:

Miki, tu sei una grande egoista perche' preferisci vedere questa persona a te cara soffrire pur di non perderla, piuttosto che liberarla dal questo inferno.
Allora IO ti metto d'avanti ad una scelta.
Faro' guarire questa persona, la rendero' sana e felice, ma tu di lei non avrai piu' notizie fino alla fine della tua vita.
Sei disposta a perderla in questo modo, oppure, pur di averla con te, a vederla soffrire?

Bat, cosa pensi che sceglierei?




 

the cure

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7 Ottobre 2005
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Citazione:Messaggio inserito da Klimt

p.s. L'inferno di cui parla the cure somiglia molto all'ade del mondo classico ellenistico che in effetti era semplicemente il regno dei morti, ove confluivano tanti gli eroi come achille che i suicidi come didone che i traditori come bruto ed i malvagi; il cosiddetto regno delle ombre.


Esatto [;)] che poi esista è un altro paio di maniche[:)]
 

batgirl

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28 Giugno 2003
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Miki,
devi imparare che non tutto quello che si dice va rivolto a te oppure ha l'intenzione di criticarti o ferirti. Caspita!!! Parlavo nel senso generale di che qdo amiamo sia una persona che un animale la morte è quasi un sollievo se lo paragoniamo alla sua agonia e che in quel momento non riusciamo ad esseri egoisti volendo mantenerlo vivo, anche sapendo che vivere sarebbe come una tortura. Tu non ami Welby e questo non è stato scritto per te. ed aggiungo, io solo mi deciderei per l'eutanasia nel caso fosse consapevole che la persona in questione l'avrebbe voluta più che altro come nel caso di Welby e che non soffrirebbe.
Un paio di anni fa, ho dovuto decidere se lasciare il mio cane morire di morte naturare o meno. Molti forse rideranno, era solo un cane, diranno. Eppure erano piú di 18 anni di amicizia, notti senza dormire con paura che lui potesse morire per mancanza di cura, giorni accanto a lui in cliniche veterinarie perché la vecchiaia lascia l'organismo più fragile e lui già non produceva i globuli rossi di prima. I veterianri , a volte, sono un po' mercenari ed il padrone della clinica mi ha suggerito di dare una medicazione per aiutarlo ad andare nell'al di là. Solo non volevo che lui soffrisse ancora di più;ma, allo stesso tempo mi domandavo se il cane avrebbe voluto una simile morte...Lui che, a volte, sembrava che voleva ancora vivere...che lottava e lottava. Dopo parlare con un altro veterinario che mi ha detto che dovrei lasciare che la natura facesse il suo ruolo e che se veramente credesse che il cane stava soffrendo lo chiamasse che in questo caso sí, lui darebbe la famosa iniezione, sono tornata a casa. In quel giorno, lui è morto tra le mie braccia, dopo forse 5 minuti di agonia cercando l'aria che non trovava. Volevo che smetesse di lottare che simplicemente si lasciasse andare anche sapendo che mi mancherebbe.
Tutto quà, Miki!!!
 

miki

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19 Ottobre 2005
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sinceramente, non credo che stiano tutti li' a volermi criticare o ferire.

la mia era semplicemente una scenetta per porre l'accento sul fatto che non avere il coraggio di staccare la spina a qualcuno si possa definire egoismo, pur non sapendo come definirlo.

e sono sicurissima che come me, tantissime persone non avrebbero mai il coraggio di farlo.

voleva essere una riflessione generale, anche se l'ho messa sul personale.

Tutto qua, Bat!


 

batgirl

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28 Giugno 2003
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Neppure io credo che questo sia un atto di egoismo. Ritengo solo assurdo lasciare un uomo vivere con l'aiuto di macchine, qdo lui ha detto di non volere più questa tortura.
Saluti!!![;)]
 

the cure

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7 Ottobre 2005
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Mi è venuta in mente una cosa, una ragazza che per me è stata molto importante è stata in coma un annetto prima di svegliarsi. Non saprei dire a quale livello fosse ma evidentemete speranze potevano e dovevano essercene. Se per caso i suoi genitori, scoraggiati, avessero fatto staccare le macchine non avrebbero mai potuto rivedere loro figlia sveglia e con piena padronanza delle sue facoltà. In seconda battuta non avrebbe nemmeno mai arricchito la mia vita.
E' forse materia troppo delicata per esprimere concetti assoluti.
 

the cure

Utente
7 Ottobre 2005
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Il punto è che nulla si sapeva prima su quanto sarebbe rimasta in tale condizione.
Quando ci si dovrebbe fermare? dopo 15 mesi? dopo 24? Dopo 6? o quando lo sconforto di chi è accanto vince? Io sono più che a favore dell'eutanasia ma forse se una speranza rimane e non si tratta di una malattia dal decorso certo, insomma forse un dubbio può rimanere. No? certamente nessuno aspetterebbe 15 anni per staccare una spina ma dovremmo trovarci nel bel mezzo per capire che forse a volte ci si attacca a tutto. Non lo so, continuo a preferire l'analisi caso per caso e non la generalizzazione.
 

listadevil

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24 Settembre 2005
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vabbè lo sappiamo che la speranza sopratutto quella di un genitore verso il proprio figlio è eterna.

Ma stiamo usando esempi impropri.
Questo uomo è condannato geneticamente a morire, stanno lentamente(con i farmaci) prolungarli il punto di non ritorno.

Ora, la sua malattia e inregredibile, neanche statica. Lo curarano semplicemente per non farlo morire secondo natura.

Gia c'è la cultura di obbiettore di coscienza contro i farmaci per attenuare il dolore, in più aggiungini che chi stà soffrendo adesso non ha speranze reali su una sua guarizione, in più dichiara di soffrire enormemente, L'lalia che ne fà? Un caso politico....

E il buon senso? la ricerca della ragione? chi se occupa?
Insomma sono questi gli insegnamenti che sentiamo da una vita.
 

the cure

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7 Ottobre 2005
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Ho parlato di malattia con esito certo prima, Welby è parte di questo caso e più o meno siamo d'accordo tutti. Non ho dubbi su cosa farei in questo caso. Ci sono però molte altre realtà a comporre questo tipo di casistica e non sarebbe male allargare il campo per fare riflessioni più amplie. Come ho scritto altrove è difficile riuscire a generalizzare senza considerare l'unicità o quasi di ogni situazione e delle persone coinvolte. Fermo restando che il diritto ad una morte dignitosa e priva di una lenta, inutile e dolorosa agonia è o dovrebbe essere, sacrosanto bene di noi tutti.