W i cinesi! Comprate dai cinesi!

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Come è stato detto, la manodopera sfruttata IN CINA è la stessa sia che se ne giovino i cinesi che poi assaltano i mercati del mondo intero sia che serva a chi, italiano o tedesco, ha esportato là le lavorazioni industriali.

è evidentemente una concorrenza sleale, per il fatto che il basso costo di produzione è ottenuto calpestando i diritti della gente, spesso bambini.Diciamo meglio, è sleale solo per questo preciso motivo.

lì però si può fare poco, forse mettere qualche dazio in entrata, ma il provvedimento è di controversa lettura.

la cosa grave è quanto succede nei laboratori cinesi ITALIANI, prima che nei negozi cinesi ITALIANI.

passi (si fa per dire) che un negozio ove si vende soltanto, stia aperto violando le leggi italiane.

ma come si può pensare di permettere a questi signori di ricalcare ANCHE QUA DA NOI noi lo sfruttamento dei bambini ad esempio, nei laboratori CINESI delle provincie italiane che marciano a ciclo continuo per 24 ore???

questo è il punto.

Loro sono da ammirare finchè abnegano la durezza di lavorare 20 ore al giorno, lo sono anche quando evidentemente si accontentano
di margini minori dei commercianti nostri, NON LO SONO quando, ANCHE QUA IN ITALIA, ottengono quel costo di produzione anche calpestando i diritti delle persone, prima ancora che violando le leggi del paese che li ospita.

una cosa però fanno i cinesi, danno un'idea precisa alla sinistra storica italiana e al sindacato più vergognoso al mondo, il nostro appunto, di quale sia la cultura del lavoro acquisibile in un paese come la Cina dove il comunismo non è stato solo un'avventura per intellettuali dementi, malafedosi e un pò annoiati.

 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
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Khil,
il discorso dei diritti umani è ineccepibile, ma non trovi che sia un po' ipocrita questa levata di scudi su questo tema per giustificare la difesa dai prodotti cinesi?

Cioè...i diritti umani hanno rilevanza dopo che la Cina comincia a minacciare l'economia dei paesi maturi..prima non ce ne fregava niente

Detto questo, non è certo giusto ed etico fregarsene della questione: la domanda da porsi è: come si arriverà a demolire in Cina queste sacche di schiavismo?

In realtà più la Cina si apre e più si integra in una economia di scambio più è inevitabile che certe strutture arcaiche si demoliranno.

La crescita dei PIL (dalla mitica equazione della Economia Politica Y= C+ G + I+ X-M) uguaglia la crescita del reddito, e con la maggiore ricchezza domanda di libertù e di condizioni di vita più dignitose si faranno strada come conseguenza necessaria.-

Non vedo via piu diretta via d'uscita alla questione dei diritti umani che l'integrazione maggiore della Cina in una economia di libero scambio.

E' ovvio che quando un gigante di queste proporzioni si sveglia gli equilibri cambiano in modo drammatico, ma ai nostri piccolo imprenditori (piccoli piccoli) amanti del mercato occorre ricordare che ance la storia della industrializzazione italiana si è compiuta attraverso decenni in cui i diritti umani (e di condizioni di lavoro decenti) non sono stati rispettati.

Insommma la storia dagli stabilimenti dell'ENI a Porto MArghera, dei poveracci che ci hanno rimesso la vita e della battaglia (persa) Per avere giustizia non sono certo di 100 anni fa...e sono in Italia.

Questi piccoli piccoli impenditori si sono sognati di levare gli scudi contro l'ENI e rifiutare le forniture di gas sul loro business per la buona causa dei diritti umani?

Oppure coloro che si adontano per la presenza della mafia e delle criminalità hanno mai pensato che il denaro pagato sui prodotti di molti negozi nel sud italia alimenta in parte il business della criminalità organizzata?

Nessuno che abbia pensato ad agire per la difesa dei diritti umani e contro la criminalità organizzata anche in questo caso?

Oppure la difesa dei diritti umani va bene solo quando ci capita davanti il muso giallo?
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
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Brasi, a volte, sei ammirevole nei tuoi discorsi!!!Il Martin Luther King del forum!!!
[tp][tp][tp]
 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Braz che l'imprenditoria Italiana si caratterizzi per ipocrisia e rifiuto del mercato non è un mistero.
Ma questa imprenditoria, quella a cui ti riferisci tu, è la grande imprenditoria, che in Italia
incide poco sul pil in percentuale, essendo il nostro connettivo fatto da piccole/piccolissime
aziende.E' a queste che si deve pensare quando si guarda alla concorrenza sleale dei cinesi, che a loro volta sono capillarizzati nello stesso modo, almeno qua in Italia dove ogni cinese ha un impresa per conto suo.Ditemi infatti se avete mai visto un cinese lavorare per terzi che non fossero cinesi.

allora l'azienda italiana che dà lavoro a/da 2 a 20 persone e produce in Italia, con leggi italiane pagando per le tasse italiane e per gli impianti a norma, non merita di chiudere perchè il cinese accanto lavora 24 ore e fa fare i turni a chiunque compresi minori/bambini in ambienti fuori legge, che però regolarmnete nessuno controlla.

la concorrenza al made in italy da parte dei cinesi per ora è su prodotti basici e non hi-tech, caratterizzandosi proprio la nostra economia per la carenza di industrie settoriali di alto livello.

ora non so se integrare la loro siffatta economia a spese delle piccole aziende italiane abbia un senso sociale o umanitario.Personalmente ho grossi dubbi.