Università Italiana

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
941
0
265
Riporto una intervista di alcuni anni fa di Modigliani, e sarei interessato a sapere dagli studenti italiani piu giovani quanto c'è di vero.

ciao

Modigliani: Servono numero chiuso e competizione tra gli atenei
La ricetta del Premio Nobel per rilanciare l'università italiana e attrarre i cervelli.

L'università americana è un luogo straordinario di ricerca e innovazione, mentre quella italiana è bloccata da nepotismo e burocrazia.

Con queste parole, e il suo ben noto tocco diplomatico, il professor Modigliani aveva commentato le ragioni della fuga dei cervelli italiani all'estero, intervenendo a New York alla prima Riunione Annuale di Nova (l'associazione di Studenti ed ex alunni italiani di Mba negli Usa).
Un giudizio duro, che abbiamo cercato di comprendere meglio andando a trovare il professore nel suo ufficio all'MIT di Boston , che da più di trent'anni rappresenta il suo laboratorio di ricerca e il suo personale osservatorio della realtà italiana ed internazionale.

Un approccio didattico pragmatico e una forte interazione intellettuale. Il primo elemento di straordinarietà del sistema USA, a detta di Modigliani, è l'ambiente che si crea all'interno degli atenei, un ambiente vivo e stimolante, in cui l'apprendimento e lo scambio d'idee rappresenta un obiettivo reale, perseguito con coerenza. Attraverso quali strumenti? Innanzi tutto l'approccio didattico. Un approccio - dice il Professore - basato sulla combinazione di strumenti di base (statistica, matematica, lingue, e metodi di ricerca operativa a carattere quantitativo) con un senso coltivato della rilevanza dei problemi correnti.
Elemento chiave è l'importanza attribuita alle lezioni, che non sono la noiosa ripetizione delle cose scritte sui libri. Sono estremamente importanti e gli studenti ci vanno perché capiscono di imparare veramente, perché c'è una grande enfasi sull'interazione tra studenti e professori.

La tipica classe di un corso universitario e post-universitario negli Usa è di poche decine di persone. La partecipazione è, quindi, non solo possibile, ma diviene un'abitudine radicata ed è attivamente stimolata dagli insegnanti, fino a costituire una parte determinante del voto finale. Su queste basi, nelle università Usa è possibile impiegare il metodo un po' socratico di imparare attraverso la discussione.

A ciò si aggiunge una collaborazione molto stretta tra gli studenti. Questa collaborazione è incentivata dai docenti che assegnano compi
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
941
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Riporto una intervista di alcuni anni fa di Modigliani, e sarei interessato a sapere dagli studenti italiani piu giovani quanto c'è di vero.

ciao

Modigliani: Servono numero chiuso e competizione tra gli atenei
La ricetta del Premio Nobel per rilanciare l'università italiana e attrarre i cervelli.

L'università americana è un luogo straordinario di ricerca e innovazione, mentre quella italiana è bloccata da nepotismo e burocrazia.

Con queste parole, e il suo ben noto tocco diplomatico, il professor Modigliani aveva commentato le ragioni della fuga dei cervelli italiani all'estero, intervenendo a New York alla prima Riunione Annuale di Nova (l'associazione di Studenti ed ex alunni italiani di Mba negli Usa).
Un giudizio duro, che abbiamo cercato di comprendere meglio andando a trovare il professore nel suo ufficio all'MIT di Boston , che da più di trent'anni rappresenta il suo laboratorio di ricerca e il suo personale osservatorio della realtà italiana ed internazionale.

Un approccio didattico pragmatico e una forte interazione intellettuale. Il primo elemento di straordinarietà del sistema USA, a detta di Modigliani, è l'ambiente che si crea all'interno degli atenei, un ambiente vivo e stimolante, in cui l'apprendimento e lo scambio d'idee rappresenta un obiettivo reale, perseguito con coerenza. Attraverso quali strumenti? Innanzi tutto l'approccio didattico. Un approccio - dice il Professore - basato sulla combinazione di strumenti di base (statistica, matematica, lingue, e metodi di ricerca operativa a carattere quantitativo) con un senso coltivato della rilevanza dei problemi correnti.
Elemento chiave è l'importanza attribuita alle lezioni, che non sono la noiosa ripetizione delle cose scritte sui libri. Sono estremamente importanti e gli studenti ci vanno perché capiscono di imparare veramente, perché c'è una grande enfasi sull'interazione tra studenti e professori.

La tipica classe di un corso universitario e post-universitario negli Usa è di poche decine di persone. La partecipazione è, quindi, non solo possibile, ma diviene un'abitudine radicata ed è attivamente stimolata dagli insegnanti, fino a costituire una parte determinante del voto finale. Su queste basi, nelle università Usa è possibile impiegare il metodo un po' socratico di imparare attraverso la discussione.

A ciò si aggiunge una collaborazione molto stretta tra gli studenti. Questa collaborazione è incentivata dai docenti che assegnano compi
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
941
0
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Riporto una intervista di alcuni anni fa di Modigliani, e sarei interessato a sapere dagli studenti italiani piu giovani quanto c'è di vero.

ciao

Modigliani: Servono numero chiuso e competizione tra gli atenei
La ricetta del Premio Nobel per rilanciare l'università italiana e attrarre i cervelli.

L'università americana è un luogo straordinario di ricerca e innovazione, mentre quella italiana è bloccata da nepotismo e burocrazia.

Con queste parole, e il suo ben noto tocco diplomatico, il professor Modigliani aveva commentato le ragioni della fuga dei cervelli italiani all'estero, intervenendo a New York alla prima Riunione Annuale di Nova (l'associazione di Studenti ed ex alunni italiani di Mba negli Usa).
Un giudizio duro, che abbiamo cercato di comprendere meglio andando a trovare il professore nel suo ufficio all'MIT di Boston , che da più di trent'anni rappresenta il suo laboratorio di ricerca e il suo personale osservatorio della realtà italiana ed internazionale.

Un approccio didattico pragmatico e una forte interazione intellettuale. Il primo elemento di straordinarietà del sistema USA, a detta di Modigliani, è l'ambiente che si crea all'interno degli atenei, un ambiente vivo e stimolante, in cui l'apprendimento e lo scambio d'idee rappresenta un obiettivo reale, perseguito con coerenza. Attraverso quali strumenti? Innanzi tutto l'approccio didattico. Un approccio - dice il Professore - basato sulla combinazione di strumenti di base (statistica, matematica, lingue, e metodi di ricerca operativa a carattere quantitativo) con un senso coltivato della rilevanza dei problemi correnti.
Elemento chiave è l'importanza attribuita alle lezioni, che non sono la noiosa ripetizione delle cose scritte sui libri. Sono estremamente importanti e gli studenti ci vanno perché capiscono di imparare veramente, perché c'è una grande enfasi sull'interazione tra studenti e professori.

La tipica classe di un corso universitario e post-universitario negli Usa è di poche decine di persone. La partecipazione è, quindi, non solo possibile, ma diviene un'abitudine radicata ed è attivamente stimolata dagli insegnanti, fino a costituire una parte determinante del voto finale. Su queste basi, nelle università Usa è possibile impiegare il metodo un po' socratico di imparare attraverso la discussione.

A ciò si aggiunge una collaborazione molto stretta tra gli studenti. Questa collaborazione è incentivata dai docenti che assegnano compi
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
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Condivido: in Italia si diventa ricercatori e professori per malattia venerea o per discendenza famigliare; i nostri docenti sono ingessati, hanno scritto 5-6 lavoretti spesso nello stesso Istituto dove hanno portato in giro fotocopie e attaccato manifestini per anni. Nepotismo? Parliamo invece del proliferare delle cattedre! Nelle facoltà umanistiche paghiamo centinaia di docenti ad insegnare discipline simili all'antropologia, alla storia della cultura orientale ed altre amenità...; in questi dipartimenti il rapporto docenti / studenti è di 10 a 8. Abbiamo facoltà assurde affollatissime (e completamente inutili) quali scienza della comunicazione o dams, cui i nostri pargoletti si iscrivono per scaldare la sedia e prendere tempo. Mancano ingegneri, fisici. Prima o poi il loro Comune li chiamerà a fare i co/co/co se hanno la tessera giusta.
Manca una cultura di ricerca internazionale, i nostri ordinari perlopiù non sanno nemmeno l'inglese; a medicina molti docenti non sanno l'organizzazione delle AzUSL e non sanno scrivere una ricetta.
Insomma l'università italiana è un disastro. Costa tantissimo e non produce un tubo.
[V]
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
941
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265
non vorrei fare la parte del vecchio rompiballe, ma non capisco perchè gli studenti non si organizzano per fare una protesta massiva e dura, visto che saranno loro a pagare il prezzo di una formazione approssimativa.

Quando facevo l 'università io, alla fine degli anni 80 inizio 90, l'Università era semplicemente un disastro rivedendo tutto con gli occhi di adesso, una cosa vergognosa.

Purtroppo all'epoca non c'era Internet e la possibilità di scambiarsi in modo cosi veloce e preciso informazione ed esperienze, e la critica non andava al di là di uno scerto scettiscismo.

Ma oggi che il mondo è molto più integrato e lo scambio di informazioni piu intenso, fare valutazione comparative e critiche costruttive è relativamente semplice.

Partendo da questo presupposto è chiaro che la forza di un paese è molto nel suo sistema educativo e se esso è inefficiente, corrotto ed approssimativo chi ne porterà la zavorra sara la generazione che passa attraverso questo sistema.

Queste riflessioni sono costanti da qualche tempo..vedendo (senza la minimia presunzione ed orgoglio) come funziona un programma educativo americano.

Nella nostra classe abbiamo fatto una valutazione che il professore di una determinata materia non sia all'altezza del corso che deve insegnare, non come preparazione ma come metodo di insegnamento. Io sono l'unico italiano ma la classe è composta da Olandesi, Americani e Tedeschi in prevalenza, e non hanno esistato un istante ad andare a lamentarsi. La scuola (dopo averne visionato le lezioni) ha assicurato che provvederà alla sostituzione se lo richiederemo.

Alla fine di ciascun corso il professore di riferimento riceve una valutazione da parte degli studenti, e se questa valutazione è complessivamente negativa il professore l'anno dopo non insegna più quel corso a quella scuola.

Certamente tutto questo sistema ha il presupposto di un vero interesse ad imparare, insomma nessuna logica di scambio.

Vorrei tanto che una mentalità del genere si pervadesse anche in Italia, ma purtroppo leggendo anche qualche commento di utenti che sono studenti universitari vedo che prevale il sacro terrore del professore, abbassare la testa, passare l'esame e prendere il pezzo di carta.

E' una strategia miope, perchè non produce un ambiente dove si favorisce l'apprendimento, ma solo la memorizzazione.

Spero vivamente che le cose cambino.

ciao
 

haga

Utente
7 Maggio 2003
2,553
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Le università italiane non preparano lo studente al mondo del lavoro, quinid gia per qst motivo il mio giudizio è estremamente negativo!!!!
Serve più pratica e meno teoria e nozioncine da imparare a pappagallo.
 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
1,883
1
615
Lo studente italiano non è supportato dalla possibilità non solo reale ma regolamentativa o legale che ad una lamentela anche diffusa e ripetuta possa corrispondere la sostituzione del docente o anche solo il suo richiamo.Questo perchè il garantismo ad oltranza nei confronti della categoria docenti, come di mille altre , penalizza fortemente l'altro termine del rapporto che in questo caso sono gli studenti.

Ne abbiamo parlato mille volte, la parificazione dei rapporti si ottiene non per atto eroico di colui che allo stato è subalterno, ma dietro a leggi e regolamenti più seri.Introdurre la valutazione dell'efficienza dei docenti in un sistema bloccato come questo significa andare in contro a manifestazioni e scioperi annosi e assolutamente antielettorali.
 

tempions

Utente
15 Maggio 2003
1,728
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Sono contrario all'università del 3+2 sopratutto alla luce del fatto che molti corsi universitari svolti soltanto fino al raggiungimento del 1° livello sarebbero alquanto incompleti in quanto a contenuti.
Il problema a mio modo di vedere è nel mondo esterno (quello delle aziende per intenderci) che crea raramente una sinergia con l'università e spesso il grande cervello di turno o si brucia o si accontenta di qualche occupazione marginale mal retribuita e poco appagante professionalmente.
Altro discorso critico : l'università italiana non privilegia l'intelligenza quanto la memoria. Frequento economia , non conosco nessuno con cui è possibile parlare di economia, molti sono soltanto grandi memorizzatori di informazioni che non capiscono...e io che ho più intelligenza che memoria (perchè 500 pagine non le ricordo!) più di una volta sono stato mortificato in sede di esami da gente meno intelligente ma che ricordava cose che non capiva..
 

gordon

Utente
4 Marzo 2004
3,106
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Braz non ho avuto il tempo di leggere tutto pero ti posso dire che a Bologna ci passavano un foglio in cui davamo una opinione sulla prof titolare del corso. Dovevamo mettere dei segni sui vari livelli di professionalita' del corso e poi avrebbero fatto passare i fogli al computer per ottenetere le %.

A parte questo, secondo me il problema dell'uni italiana penso che sia sopratutto nel modo di concepire la stessa. Mancano spesso le strutture (classi strapiene) e le lezioni sono unidirezionali (prof ---> studente) senza alcuna interazione tra i due. Manca sopratutto l'interesse dei prof. a coinvolgere la classe in modo attivo: Lavori di gruppo, ricerche, compiti da svolgere.
L'universita italiana e' un monologo infinito unicamente indirizzato verso il fatidico giorno dell'esame che vale il 100% della valutazione finale, una valutazione spesso improvvisata che rispecchia poco o nulla della reale preparazione.
Qua in America si studia di piu' rispetto all'italia perche' ogni giorno sei costretto a studiare per uno o piu nuovi assignments, essays e lavori di gruppo che dovrai presentare entro e non oltre un data prefissata e tutto fa parte della % del tuo risultato finale.

Secondo me bisognerebbe cambiare alla radice il modo di concepire l'universita' in italia ma manca la voglia, sia da parte dei docenti sia da parte degli studenti perche in questo modo lavoriamo tutti meno e ci va bene a tutti.
 

gordon

Utente
4 Marzo 2004
3,106
0
915
per non parlare poi di tutti i controlli che ci sono qui inerenti al problema del plagiarism (plagio su internet, articoli copiati, libri ecc..), e riguardo al copiare durante l'esame (se ti sgamano copiare qua sei bandito automaticamente dall'universita e dubito che altre ti accetteranno, ti rimane il record nel tuo file personale a vita).

in italia ho passato esami tosti copiando spudoratamente, o facendo copia-incolla da internet, e c'ho preso pure 30!! perche' il prof era vecchio e mezzo ciecato!! cmq tutti copiano, si portano bigliettini o bisbigliano durante l'esame.
Qua ho dovuto cambiar rotta repentinamente perche' per un bigliettino rischio il ban dall'uni. nessuno copia per cui farlo e' considerata una cosa molto grave. Negli assignment tutte le idee e le conclusioni NON proprie dello studente vanno espresse tramite footnote e va menzionato l'autore che l'ha espressa, altrimenti e' gia plagiarism e sei fottuto.
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
941
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Citazione:Messaggio inserito da khil
Lo studente italiano non è supportato dalla possibilità non solo reale ma regolamentativa o legale che ad una lamentela anche diffusa e ripetuta possa corrispondere la sostituzione del docente o anche solo il suo richiamo.Questo perchè il garantismo ad oltranza nei confronti della categoria docenti, come di mille altre , penalizza fortemente l'altro termine del rapporto che in questo caso sono gli studenti.

Ne abbiamo parlato mille volte, la parificazione dei rapporti si ottiene non per atto eroico di colui che allo stato è subalterno, ma dietro a leggi e regolamenti più seri.Introdurre la valutazione dell'efficienza dei docenti in un sistema bloccato come questo significa andare in contro a manifestazioni e scioperi annosi e assolutamente antielettorali.


Gli studenti sono portatori di interessi legittimi nei confronti del sistema educativo, e una loro protesta massiccia e non volatile potrebbe portare a qualche cambiamento.

Questo è un caso esplicito di cambiamento che deve partire dal basso, non c'è via per i politici di fare una riforma del genere se non c'è una protesta sociale. ovviamente civile.

Quanto alle regole...se tu sei laureato come me, sai benissimo che tutti gli esami che abbiamo fatto all'Università sarebbero teoricamente da annullare se si rispettasse la procedura ufficiale.

Certo puoi mettere il controllore, ma se poi non controlla o controlla male c'è bisogno del controllore del controllore e cosi via ad infinitum

Un sistema maturo è quello in cui le ragole sono la formalizzazione di comportamenti consuetudinari coerenti con principi di civiltà e di onestà.

Quando esse mirano a rovesciare consuetudini ritenute accettabili, rimangono solo pezzi di carta con inchiostro.
 

gordon

Utente
4 Marzo 2004
3,106
0
915
mah, nella mia classe al liceo abbiamo fatto spostare la prof di filosofia perche' era incompetente. certo non l'hanno licenziata ma l'hanno spostata di sezione perche' ci eravamo lamentati in troppi. poi le e' preso un esaurimento nervoso proprio perche' ormai s'era fatta una reputazione orribile e tutti la conoscevano.

Neanche riguardo la mia esperienza universitaria bolognese posso lamentarmi in merito a cose del genere. Nella mia facolta' c'e' un consiglio di studenti che viene eletto dagli studenti stessi ovviamente e posso assicurarvi che la maggior parte degli eletti e' gente assai inca**osa che si e' candidata proprio perche' la facolta' presentava molti, troppi problemi. Si' e' creato un bel gruppo e se c'e' qualcosa che non va non e' che gliela mandano a dire ai prof, gliela cantano come si deve in consiglio di facolta' davanti al Preside e il prof. in questione non e' che ci fa una bella figura anzi, sono convinto che spera vivamente che sia la prima e l'ultima volta che accade..
I prof non sono onnipotenti, o almeno non lo sono mai stati nella mia esperienza scolastica [X]

La rappresentanza studentesca serve proprio a questo, poi se ci mandano dei pecoroni in consiglio di Facolta' allora sono gli stessi studenti a pagare per essere stati dei rinco***oniti votando dei lecchini [sp]
 

akiraaa

Utente
29 Settembre 2005
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Certo che ai ragazzini come me che sono in un limbo fermi a scegliere a quale facoltà iscriversi fate proprio passare la voglia^_^
quasi quasi non mi iscrivo più!
 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
1,883
1
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Sono d'accordo nella sostanza Braz, ricalchi quanto sto dicendo di là, ma protestare contro un'altra categoria e non contro il governo centrale presuppone maturità e consapevolezze civiche che in questo paese non si hanno a 60 anni.Sovversioni di sistema di questo ordine di grandezza necessitano di regole, non necessariamente di controllori.Se io studente so che con 50 firme di miei colleghi posso salire in presidenza e ottenere un confronto immediato, codificato, diretto e ineludibile col prof e col preside ecco che la mia istanza di maggiore efficienza viene corroborata fin dal suo nascere.Le regole non fanno gli uomini, ma permettono loro di esprimersi meglio e se ne esistono potenzialmente di più giuste da applicare con vantaggio di molti e svantaggio teorico di nessuno, sempre rispetto a posizioni di equità, è difficile sostenere che non debbano venire introdotte.

 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Citazione:Messaggio inserito da Akiraaa
Certo che ai ragazzini come me che sono in un limbo fermi a scegliere a quale facoltà iscriversi fate proprio passare la voglia^_^
quasi quasi non mi iscrivo più!


Se, anzichè per amore come ho sempre fatto, io avessi fatto i pompini per carriera ora sarei (minimo) un professore associato, invece sono un dirigente della AzUSL. E comunque ho più soddisfazione: perchè il lavoro uno se lo deve conquistare.
Rifletti poi se andare all'università. Tieni conto di quanto abbiamo scritto. Credo che comunque ne valga la pena. Ma un bel chiosco di piadine a Cesenatico non è malaccio come idea...
[:D]
 

soukrates

Utente
3 Aprile 2006
420
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Dopo la laurea, ho avuto la (S)/fortuna di lavorare piuttosto a contatto col mondo accademico, con finanziamenti ottenuti tramite borse di studio assegnate ad incarico. NN so quanto durerà questa situazione (poco probabilmente) che è estremamente precaria, ma posso assicurarvi che la professionalità e il rendimento di molti docenti italiani, almeno nel settore delle discipline umanistiche dell'Università di Firenze (ma potrei dire lo stesso anche se più indirettamente ad esempio per Siena, Padova, Roma La Sapienza), è davvero alto...si tratta di persone che lavorano 14 ore al giorno sei giorni la settimana, e che svolgono col dovuto impegno la loro attività didattica e di ricerca.
Per quel che concerne questo ambito, è vero purtroppo che esistono nei concorsi di dottorato ad esempio, dinamiche politiche interne concernenti una sistematica spartizione di posti tra i docenti, ma fortunatamente è possibile anche accedere a borse di studio e ai suddetti dottorati sulla base del merito...è accaduto a miei colleghi e a conoscenti.
Per quanto riguarda infine la superiorità della formazione Universitaria statunitense su quella italiana, vedo una contrapposizione meno dicotomica, non necessariamente opponendo un migliore/peggiore sistema: l'Università italiana versa in difficili condizioni ormai da decenni, ma garantisce cmq un tipo di formazione di livello più che discreto, tanto che molti laureati italiani sono ricercati all'estero, sia specificamente nel settore medico, che in quello scientifico-tecnico che in quello umanistico (migrazione dei cervelli, o anche semplicemente, fuori dalla ricerca, di professionisti preparati e competenti). Molti ricercatori o aspiranti al ruolo emigrano negli States (perchè in Italia i posti disponibili sono pochi) dove sono accolti a braccia aperte, e dopo qualche anno tornano in patria e trovano la cattedra senza problemi..
Per le Università americane, credo che un problema facilmente individuabile riguardi gli altissimi costi dell'offerta formativa per gli utenti: costi dovuti alla elevata qualità dell'attrezzatura messa a disposizione, delle infrastrutture, etc., a cui, a mio avviso, non sempre corrisponde una eguale puntualità e precisione nei risultati finali e nell'elaborazioni di progetti efficaci (si veda ad esempio come l'Italia abbia ottenuto in alcuni settori della ricerca medica, archeologica, fisica risultati migliori, pur disponendo di risorse inferiori).
Per l'alto costo delle rette, è pur vero (ed è lodevole) che esiste un sistema di prestiti che garantisce di poter frequentare anche ai nn abbienti colleges e università di alto livello, ma un tale sistema nn sempre funziona ed è attuabile, e persiste, di fondo, una condizione di disparità rilevante tra i graduates di istituti affermati e prestigiosi (con rette da 40-50000 dollari l'anno: Harvard, Princeton, Columbia, MIT nello specifico, Stanford, Yale etc) e di medio o basso livello. I posti migliori sono assegnati a chi si laurea negli istituti migliori; in più, esiste un test, che viene affrontato alla fine del quinto anno di medie superiori dagli studenti americani, in base al quale uno può/non può frequentare certi indirizzi.
A mio avviso, questo è assurdo: perchè a 18 anni la formazione intellettuale e culturale di una persona NON E'COMPLETA, ed possibile che uno di questi ragazzi, pur nn dimostrando in un TEST le attitudini per la matematica, sia pur invogliato a diventare ingegnere o architetto molto più di un altro che magari è andato bene ma della matematica si interessa punto o poco..
Ciò nn toglie che la scuola italiana conservi pecche gravissime, si nell'organizzazione che nell'offerta formativa, soprattutto nell'Italia meridionale.
Scusate la prolissità. Concludo dicendo che a mio avviso un sitema davvero avanzato di studi è quello dei paesi scandinavi (primi su tutti) di Inghilterra e Germania (e guarda caso, sempre secondo me, in questi paesi esistono le forme più complete e articolate di democrazia, e di partecipazione attiva alla vita politica da parte dei cittadini)....
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Akiraaa , iscriviti alla facoltà che credi possa soddisfare le tue esigenze. Non pensare mai al fatto che l'università italiana fa schifo, anche perchè è vero. Sarò prolisso, palloso, noioso ma nella vita si può fare tutto con la buona volontà e le proprie capacità. Certamente, e non credo a coloro che pensano il contrario, ci saranno sempre privilegiati e raccomandati che avranno subito posti di lavoro magari anche prestigiosi, anche senza saper fare un tubo. Il mondo, per quanto sia sbagliata la cosa, è fatto male ma questo storpiamento della struttura universitaria non deve farci desistere dalla voglia di fare di più e bene. L'università è un punto di partenza per costruire poi, con calma e passione, il proprio futuro. Vai all'università senza timori, fai quello che puoi e anche di più ma - se posso darti un consiglio- senza mai rinuncuare alla tua vita. Poi vedrai che sarai contento di quello che hai fatto.

In bocca al lupo per tutto.
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
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Citazione:Messaggio inserito da soukrates
Dopo la laurea, ho avuto la (S)/fortuna di lavorare piuttosto a contatto col mondo accademico, con finanziamenti ottenuti tramite borse di studio assegnate ad incarico. NN so quanto durerà questa situazione (poco probabilmente) che è estremamente precaria, ma posso assicurarvi che la professionalità e il rendimento di molti docenti italiani, almeno nel settore delle discipline umanistiche dell'Università di Firenze (ma potrei dire lo stesso anche se più indirettamente ad esempio per Siena, Padova, Roma La Sapienza), è davvero alto...si tratta di persone che lavorano 14 ore al giorno sei giorni la settimana, e che svolgono col dovuto impegno la loro attività didattica e di ricerca.


Mi ricordo bene la situazione didattica nelle facoltà umanistiche a Roma, un assoluto DISASTRO.
Proliferazione di cattedre e corsi inutili, a cui nessun studente andava, ma che rimanevano negli anni, apprendimento visto come memorizzazione, assenza di feedback da parte degli studenti sulla capacità di insegnamento del professore, lezioni a monologo senza l'interazione che è un must nel processo di apprendimento, nessun assignment di gruppo.
Si passava l'esame di greco antico portando all'esame orale un certo numero di pagine di autori, e ti veniva chiesto di tradure all'interno di quelle all'impronta un brano,. Ma ti sembra questo il modo di certificare l'abilità di un futuro insegnante di greco???? Nessuna valutazione per la partecipazione in classe, nessun lavoro di gruppo, nessun esame intermedio, nessun esame scritto (troppa fatica correggerne migliaia...peccato che siano quelle migliaia di persone a mantenere queste strutture inefficienti)Ed è uno dei mille esempi.
Io mi chiedo perchè dobbiamo mantenere in piedi un sistema e un corpo docente che nella sua stragrande maggioranza succhia i soldi dei contribuenti e in cambio ha trasformato l'università in un esamificio. E perchè dovremmo dare piu soldi all'Università se questa li usa in grandissima parte per alimentare clientele e non per fare ricerca seria e per migliorare il sistema educativo. Veramente..dovrebbero (quasi) tutti andare a lavorare...
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Citazione:Messaggio inserito da brasileiro
Citazione:Messaggio inserito da soukrates
Dopo la laurea, ho avuto la (S)/fortuna di lavorare piuttosto a contatto col mondo accademico, con finanziamenti ottenuti tramite borse di studio assegnate ad incarico. NN so quanto durerà questa situazione (poco probabilmente) che è estremamente precaria, ma posso assicurarvi che la professionalità e il rendimento di molti docenti italiani, almeno nel settore delle discipline umanistiche dell'Università di Firenze (ma potrei dire lo stesso anche se più indirettamente ad esempio per Siena, Padova, Roma La Sapienza), è davvero alto...si tratta di persone che lavorano 14 ore al giorno sei giorni la settimana, e che svolgono col dovuto impegno la loro attività didattica e di ricerca.


Mi ricordo bene la situazione didattica nelle facoltà umanistiche a Roma, un assoluto DISASTRO.
Proliferazione di cattedre e corsi inutili, a cui nessun studente andava, ma che rimanevano negli anni, apprendimento visto come memorizzazione, assenza di feedback da parte degli studenti sulla capacità di insegnamento del professore, lezioni a monologo senza l'interazione che è un must nel processo di apprendimento, nessun assignment di gruppo.
Si passava l'esame di greco antico portando all'esame orale un certo numero di pagine di autori, e ti veniva chiesto di tradure all'interno di quelle all'impronta un brano,. Ma ti sembra questo il modo di certificare l'abilità di un futuro insegnante di greco???? Nessuna valutazione per la partecipazione in classe, nessun lavoro di gruppo, nessun esame intermedio, nessun esame scritto (troppa fatica correggerne migliaia...peccato che siano quelle migliaia di persone a mantenere queste strutture inefficienti)Ed è uno dei mille esempi.
Io mi chiedo perchè dobbiamo mantenere in piedi un sistema e un corpo docente che nella sua stragrande maggioranza succhia i soldi dei contribuenti e in cambio ha trasformato l'università in un esamificio. E perchè dovremmo dare piu soldi all'Università se questa li usa in grandissima parte per alimentare clientele e non per fare ricerca seria e per migliorare il sistema educativo. Veramente..dovrebbero (quasi) tutti andare a lavorare...


Nel mondo delle professioni - ed in generale della produzione scientifica - chi fa carriera universitaria sono spesso i peggiori, i mediocri; quelli appunto che, per molti anni, hanno fatto i borsisti per quattro soldi negli istituti; mentre i brillanti facevano concorsi altrove e li vincevano. Un bravo e brillante avvocato non insegna certo all'Università. [:D] A un certo punto alla 45enne occhialuta che ha passato vent'anni ad attaccare manifestini alla bacheca dell'istituto, o al 50enne sf***to, senza una vita di relazione, che ha passato la vita a fare lezioni a studenti svogliati per conto dei docenti di ruolo... beh a questa gente il posto di ricercatore non glielo nega nessuno. [|)] E l'Università va avanti così. Un venticinquenne brillante negli USA sarebbe OSANNATO; qui è tagliato fuori salvo che sia:
a) massone
b) affiliato alla potentissima cordata C.L. dei docenti cattolici
c) amante di un professore
d) figlio, nipote, moglie/marito dello stesso.
Se non hai uno di questi 4 punti tu difficilmente vinci anche un inutilissimo dottorato di ricerca da 620 euro al mese.
[cc]
 

soukrates

Utente
3 Aprile 2006
420
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265
Mi sembra un modo di vedere le cose un po' totalizzante..cmq, dove lavoro, ci sono due persone con dottorato e borsa che nn rispondono a nessuno dei casi elencati sopra. Io stesso ho avuto una borsa ma: nn sono figlio di professori nè lontano parente; nn sono ciellino; nn sono amante di professori; nn sono massone.
Ripeto, magari poi alla fine lo prendo nel didietro cmq, ma secondo me criteri meritocratici nell'assegnazione di borse e posti di ricercatore esistono: nn saranno la maggioranza, ma esistono..e posso dirlo portando un'esperienza diretta in merito.