Parenti : fino a che punto buoni e giusti?

tempions

Utente
15 Maggio 2003
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Sono contento che il post sia sempre ricco di nuovi spunti.
Per ciò che mi riguarda spesso si deve prescindere dalle vedute della propria famiglia.
Ancora oggi per esempio la mia famiglia mi critica che sono uno studente anzichè un militare (perchè lo sono stato tra i 18 e 19) e che inseguo la chimera della laurea anzichè una occupazione fissa che magari non rispondeva più alle mie attese.
Ho cercato qualcosa di più per me stesso ma non sono stato capito...vado avanti..pazienza.
 

paolina

Utente
21 Aprile 2006
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può capitare nella vita di doversi rendere conto che è necessario crescere in parallelo ai propri genitori...magari perchè in alcuni casi sono più portati al giudizio che alla comprensione,al desiderio di plasmarti più che d ascoltarti.
alcuni,solo x anzianità, ritengono di aver ormai capito tutto ciò che la vita aveva da insegnare,pensano quindi di riuscire a priori a guardare oltre tt ciò che tu puoi dire o dare...
è inutile accanirsi nel tentativo di farsi conoscere e capire...bisogna accettare e...andare avanti...
 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Citazione:Messaggio inserito da cloud
devo dire ch e non son od'accordo con khil. la consapevolezza non è scontata e automatica. e i sensi di colpa si instillano anche e a partire dalle piccole cose che ho citato io,
i sensi di colpa in particolare, come tu stessa dici, sono una questione percettiva e personale, e in questo contesto si può certamente parlare di inconsapevolezza da parte del genitore.Rispondere di no ad un figlio che vuole uscire la sera, o rispondergli nel modo esatto in cui riporti tu, può avere come conseguenze quelle che tu richiami come possibili o probabili, ma anche no.Lo stesso preciso gesto nell'ottica del genitore può avere effetti dei quali il medesimo è consapevole, ma anche no.

Difficile pensare che tutti i padri che negano l'uscita serale al figlio o che gliela fanno vivere nel modo in cui tu dici, debbano presupporre di suscitare, o di fatto sucitino in lui, sensi di colpa, anche perchè quel tipo di risposta può avere una serie di motivazioni plausibili a seconda del caso, ancorchè le stesse non vengano spiegate al figlio dal genitore.

Quindi se tu restringi l'ambito dell'analisi a questo genere di interazioni sicuramente hai ragione a parlare di consapevolezza non automatica.

ma questa fattispecie non esaurisce davvero la totalità
delle relazioni patologiche o cmq sbagliate occorrenti tra genitori e figli.

e quello di cui parla Tempions non è a mio avviso il senso di colpa che lui vive, quanto qualcosa di dimensionalmente più inequivocabile e netto, vale a dire la sfiducia profonda e il disinteresse mostrati nei confronti delle sue istanze vitali da chi gli vive accanto e magari lo ha messo al mondo.

sul senso di colpa si può 'lavorare', ove compaia, così come si può speculare a ragione o a torto sulla consapevolezza di chi lo infligge.Sulla irresponsabilità di chi nei fatti non vorrebbe permettere al figlio di seguire una propria strada, formativa prima e professionale poi, c'è poco da speculare e ancora meno da domandarsi.

Io credo cha a lui nn interessi in questo caso il modo giusto o sbagliato in cui glielo dicono, ma la sostanza del loro messaggio.

Cmq.....appurato che problemi ai figli se ne possono creare anche per semplice ignoranza o inconsapevolmente, è importante capire che la libertà di scegliere e quindi di esercitare la potestà genitoriale consiste anche nel rispondere di quelle scelte, anche se poi il figlio perdona, o ama come e più di prima.

Ma nel percorso a due che è la vita con un figlio trovo doveroso che da quest'ultimo escano out-put indirizzati al genitore riguardo le sue azioni educative, prima di un fumoso quanto in quella fase improvvido perdono.La crescita interiore di un uomo che a sua volta cresce suo figlio, 'occasione' che non conosce alternative equivalenti, avviene solo se il padre accetta tali input per mettersi in discussione, ma per farlo bisogna che il figlio, prima di eventualmente perdonarlo, quegli input glieli invii, nel modo in cui può, nel modo in cui in quel momento sente.