Dott. di ricerca prendono meno di un op. ecologico

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
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615
SIAMO PROPRIO IL PAESE DEI CAMPANELLI... C'E' DA MERAVIGLIARSI CHE OGNI GIORNO APRIAMO LA FINESTRA E LA NOSTRA NAZIONE C'E' ANCORA...

Stipendi tre volte inferiori rispetto all’estero, alti costi di formazione, titoli non riconosciuti ai fini dei concorsi pubblici. Lo “spreco” italiano dei cervelli e le difficoltà nei rapporti col mondo del lavoro. Intervista a Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, associazione dei dottori e dottorandi di ricerca. [X][X][X]
C’è una figura che si aggira come un fantasma all’interno delle università e del mercato del lavoro d'Italia. E' il dottore di ricerca. Quanti saprebbero dare un’esatta definizione del suo status? Le persone, se interpellate, di solito rispondono in modi molto diversi: è uno studente, no, è già un lavoratore, meglio, è un assistente dei professori universitari. “L’unica cosa certa - dice Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani - è che il nostro ruolo non è riconosciuto dalla normativa italiana. La legge sul dottorato di ricerca è del 1980, ma da allora non è mai stata aggiornata, e le varie amministrazioni non hanno mai recepito quei decreti che avrebbero potuto riconoscere il dottorato come terzo livello di istruzione universitaria in Italia. Ancora oggi noi stessi abbiamo delle difficoltà a definirci”.
[tp][tp][tp][tp][tp]
L’Adi, che si riunirà nella sua assemblea generale il 14 e 15 aprile a Bologna, si batte da dieci anni per la promozione e la valorizzazione del dottorato di ricerca nel contesto sociale e politico: “In tutto il mondo i dottori di ricerca formano il quadro dirigenziale delle aziende - continua Fraleoni Morgera - in Italia invece non è così per diversi motivi, prevalentemente di cultura e tradizione. Il problema del calo di iscrizioni universitarie nasce anche da qui: i giovani non vedono un futuro nel campo della ricerca. Basta pensare ai compensi. All’estero un ricercatore guadagna circa 3.000 euro al mese, in Italia, se va bene, 1.000-1.200: tre volte di meno. Chi ha il coraggio di investire sulla propria formazione, con queste prospettive?”.
[sp]
“La questione – aggiunge Franca Moroni, coordinatrice delle politiche per il pubblico impiego dell’Adi - è che nel nostro Paese non c’è un vero riconoscimento di questa figura professionale: ancora oggi, è difficile trovare dei concorsi in cui il titolo di dottore di ricerca consenta degli innalzamenti di punteggio. E nelle pubbliche amministrazioni la
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
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615
SIAMO PROPRIO IL PAESE DEI CAMPANELLI... C'E' DA MERAVIGLIARSI CHE OGNI GIORNO APRIAMO LA FINESTRA E LA NOSTRA NAZIONE C'E' ANCORA...

Stipendi tre volte inferiori rispetto all’estero, alti costi di formazione, titoli non riconosciuti ai fini dei concorsi pubblici. Lo “spreco” italiano dei cervelli e le difficoltà nei rapporti col mondo del lavoro. Intervista a Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, associazione dei dottori e dottorandi di ricerca. [X][X][X]
C’è una figura che si aggira come un fantasma all’interno delle università e del mercato del lavoro d'Italia. E' il dottore di ricerca. Quanti saprebbero dare un’esatta definizione del suo status? Le persone, se interpellate, di solito rispondono in modi molto diversi: è uno studente, no, è già un lavoratore, meglio, è un assistente dei professori universitari. “L’unica cosa certa - dice Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani - è che il nostro ruolo non è riconosciuto dalla normativa italiana. La legge sul dottorato di ricerca è del 1980, ma da allora non è mai stata aggiornata, e le varie amministrazioni non hanno mai recepito quei decreti che avrebbero potuto riconoscere il dottorato come terzo livello di istruzione universitaria in Italia. Ancora oggi noi stessi abbiamo delle difficoltà a definirci”.
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L’Adi, che si riunirà nella sua assemblea generale il 14 e 15 aprile a Bologna, si batte da dieci anni per la promozione e la valorizzazione del dottorato di ricerca nel contesto sociale e politico: “In tutto il mondo i dottori di ricerca formano il quadro dirigenziale delle aziende - continua Fraleoni Morgera - in Italia invece non è così per diversi motivi, prevalentemente di cultura e tradizione. Il problema del calo di iscrizioni universitarie nasce anche da qui: i giovani non vedono un futuro nel campo della ricerca. Basta pensare ai compensi. All’estero un ricercatore guadagna circa 3.000 euro al mese, in Italia, se va bene, 1.000-1.200: tre volte di meno. Chi ha il coraggio di investire sulla propria formazione, con queste prospettive?”.
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“La questione – aggiunge Franca Moroni, coordinatrice delle politiche per il pubblico impiego dell’Adi - è che nel nostro Paese non c’è un vero riconoscimento di questa figura professionale: ancora oggi, è difficile trovare dei concorsi in cui il titolo di dottore di ricerca consenta degli innalzamenti di punteggio. E nelle pubbliche amministrazioni la
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
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SIAMO PROPRIO IL PAESE DEI CAMPANELLI... C'E' DA MERAVIGLIARSI CHE OGNI GIORNO APRIAMO LA FINESTRA E LA NOSTRA NAZIONE C'E' ANCORA...

Stipendi tre volte inferiori rispetto all’estero, alti costi di formazione, titoli non riconosciuti ai fini dei concorsi pubblici. Lo “spreco” italiano dei cervelli e le difficoltà nei rapporti col mondo del lavoro. Intervista a Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, associazione dei dottori e dottorandi di ricerca. [X][X][X]
C’è una figura che si aggira come un fantasma all’interno delle università e del mercato del lavoro d'Italia. E' il dottore di ricerca. Quanti saprebbero dare un’esatta definizione del suo status? Le persone, se interpellate, di solito rispondono in modi molto diversi: è uno studente, no, è già un lavoratore, meglio, è un assistente dei professori universitari. “L’unica cosa certa - dice Alessandro Fraleoni Morgera, presidente dell’Adi, l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani - è che il nostro ruolo non è riconosciuto dalla normativa italiana. La legge sul dottorato di ricerca è del 1980, ma da allora non è mai stata aggiornata, e le varie amministrazioni non hanno mai recepito quei decreti che avrebbero potuto riconoscere il dottorato come terzo livello di istruzione universitaria in Italia. Ancora oggi noi stessi abbiamo delle difficoltà a definirci”.
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L’Adi, che si riunirà nella sua assemblea generale il 14 e 15 aprile a Bologna, si batte da dieci anni per la promozione e la valorizzazione del dottorato di ricerca nel contesto sociale e politico: “In tutto il mondo i dottori di ricerca formano il quadro dirigenziale delle aziende - continua Fraleoni Morgera - in Italia invece non è così per diversi motivi, prevalentemente di cultura e tradizione. Il problema del calo di iscrizioni universitarie nasce anche da qui: i giovani non vedono un futuro nel campo della ricerca. Basta pensare ai compensi. All’estero un ricercatore guadagna circa 3.000 euro al mese, in Italia, se va bene, 1.000-1.200: tre volte di meno. Chi ha il coraggio di investire sulla propria formazione, con queste prospettive?”.
[sp]
“La questione – aggiunge Franca Moroni, coordinatrice delle politiche per il pubblico impiego dell’Adi - è che nel nostro Paese non c’è un vero riconoscimento di questa figura professionale: ancora oggi, è difficile trovare dei concorsi in cui il titolo di dottore di ricerca consenta degli innalzamenti di punteggio. E nelle pubbliche amministrazioni la
 

joy

Utente
31 Marzo 2006
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AGGHIACCIANTE,ho alcuni amici nella ricerca e fanno la fame!

Ottimo post IVO,l'ho letto di frettissima,appena ho tempo gli riserverò più attenzione

A presto
 

jack

Utente
2 Gennaio 2004
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in questo mondo non ce niente che va bene purtroppo.
dalla politica all economia allo sport ecccc ci sono dell po*cate in giro pazzesche.
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Feci riferimento a questa cosa già quando Ivo aprì il post sui salalri italini in generale. Già allora palesai la mia estrema vergogna nel ricordare questa situazione insopportabile per la società italiana. E' mai possibile che persone che si fanno il sedere così debbano essere sfruttati in questa maniera?
Sinceramente anche a me piacerebbe fare ricerca, ovviamente non qui in italia, ma per motivi sentimentali non potrei mai trasferirmi fuori dall'italia.

Vorrei far notare una cosa.
CAsualmente mi sono passati per le mani i contratti di ricerca di alcuni dottori della mia università. Ovviamente, ma la cosa era risaputa, ho potuto convalidare quanto detto da Ivo: stipendi da miseria.
Tuttavia ho anche notato come un ricercatore straniero avesse uno stipendio minimo di 2000 euro, e tranquillamente si superavano i 4000 euro. In effetti nessun ricercatore straniero verrebbe in italia per essere mal pagato, per cui in quel caso la stessa università è costretta ad aumentare i salari.

Non ha senso aggiungere altre parole, fatto sta che l'italia deve solo vergognarsi!
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
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La fuga di cervelli per paesi come gli Stati Uniti è ormai nota ovunque. Cmq, qui e lí troviamo pure giovani italiani che si distacano per il loro intelletto, ricevendo dei premi in concorsi all'estero.
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
12,792
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2,015
Aggiungo pure una questione a quella messa da Ivo. Fino a che punto il lavoro intellettuale deve essere socialmente ritenuto superiore a quello manuale? E perché? Se abbiamo soltanto intelletuale e nessuno per fare i servizi ritenuti meno edificante, alla fine, non finiremo in mezzo agli scarafaggi?
Pensate che in India, nonostante la Costituizione abbia messo una fine alle caste, queste esistino ancora nella pratica. Solo che se prima, un cosiddetto intoccabile era costretto ad essere povero;mentre un bramane in genere apparteneva ad una famiglia ricca;adesso,vediamo pure bramani poverissimi convivendo accanto ad intoccabili ricchi. Sarebbe allora un cambio dei tempi moderni? O soltanto un caso particolare?
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Bat, quello che dici ha una buona parte di verità. Non c'è dubbio che molti lavori giudicati umili vengano ripudiati dalla maggior parte delle persone (sfido chiunque a preferire il lavoro del muratore rispetto ad altri, per fare un esempio), ma questo è cmq un discorso,indubbiamente interessante, ma che non ha niente a che vedere con il post aperto da Ivo.
Il problema affronato è un altro, anche se la tua considerazione è interessante.
C'è però anche da dire una cosa. Indubbiamente nessuno vuole fare i lavoro meno agiati (chiamiamoli, forse impropriamente, così) ma va anche detto che, ringraziando a Dio non tutti possono fare lo stesso lavoro.
Ci sono persone dall'intelletto acuto che possono fare tanto con il loro lavoro intellettuale, ce ne sono altre che non hanno questo dono ma magari sono molto più portati per la vita militare, per i lavori pesanti come si dice in gergo. Ognuno ha delle qualità e per quanto si voglia fare il muratore non potrà mai fare il ricercatore, dal momento che è richiesta, oltre che una certa abilità di raziocinio, anche una preparazione alle spalle di un certo livello.
E' sbagliatissimo pensare che i lavori pesanti siano meno edificanti. Se non ci fosse il contadino che ci darebbe il grano per la pasta? E senza il macellaio chi ci darebbe la carne? E senza i muratori chi ci darebbe gli erdifici in cui i ricercatori possono svolgere la loro attività di ricerca? nsomma, ognuno ha bisogno dell'altro, e questa è una cosa importante.
Il vero problema è che magari la gente non vuole lavorare, al di là del tipo di lavoro, e per questo aumenta la criminalità. Il vero motivo per cui molti lavori sono evitati è legato essenzialmente al loro tasso di guadagno. Purtroppo più si va avanti pià diminuisce il motivo che porta a fare un certo alvoro, ossia la passione. Ma questa cosa non mi sorprende. Se gli stipendi sono da fame c' da meravigliarsi che un qualunque individuo cerchi di fare il lavoro più redditizio? Indubbiamente no!

I mali princpali del modno in cui viviamo sono il frutto della degenerazione dell'attività di amministrazione del nostro paese, per cui accuso lo stat, la politica, il governo di quello che siamo oggi e di quello che diventeremo, perchè una buona parte della colpa non è nostra.
 

akiraaa

Utente
29 Settembre 2005
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Citazione:Messaggio inserito da Batgirl
Aggiungo pure una questione a quella messa da Ivo. Fino a che punto il lavoro intellettuale deve essere socialmente ritenuto superiore a quello manuale? E perché? Se abbiamo soltanto intelletuale e nessuno per fare i servizi ritenuti meno edificante, alla fine, non finiremo in mezzo agli scarafaggi?
Pensate che in India, nonostante la Costituizione abbia messo una fine alle caste, queste esistino ancora nella pratica. Solo che se prima, un cosiddetto intoccabile era costretto ad essere povero;mentre un bramane in genere apparteneva ad una famiglia ricca;adesso,vediamo pure bramani poverissimi convivendo accanto ad intoccabili ricchi. Sarebbe allora un cambio dei tempi moderni? O soltanto un caso particolare?


Non è questione di lavoro intellettuale e manuale, la questione riguarda gli anni che una persona ha perso preparandosi e studiando, poi si parla di responsabilità, poi si parla di sacrifici, non si può mettere in dubbio che un medico con il lavoro che fa, con gli anni che ha impiegato a studiare e con le responsablità che ha non debba guadagnare più di un operatore ecologico che non ha alcuna preparazione nè responsabilità,
poi vabbè per macellai, salumieri e vari dipendenti, se gli piace quel mestiere nessuno gli vieta di mettersi da parte un bel gruzzolo con un pò di anni di sacrifici e poi aprirsi un negozietto e quindi tentare di crescere, persone così ci saranno sempre, come ci saranno persone a cui non piace studiare o che amano lavori manuali e semplici.

Comunque secondo me non è affatto vero che nessuno vuole fare lavori manuali, infatti c'è chi lo fa ed è contento.
Il problema è che spesso c'è un degrado ed uno sfruttamento assurdo dietro questi lavori, io non mi scomodo neanche per un lavoro in cui si prende 800 al mese, se il prezzo da pagare è lavorare dalla mattina alla sera, a prescindere dal fatto che si lavori molto o non si faccia nulla, non so proprio che farmene...preferisco studiare, uscire alla mia ragazza, cazzeggiare e stare con gli amici che rinunciare a qualcosa per così poco, però sarei disposto a farmi il sedere e dare tutto me stesso per un lavoro in cui si guadagnano 1500-1600 euro al mese, a prescindere dal fatto che sia manuale o intellettuale, è sbagliato come ragionamento?:)

Bè, sentire di intoccabili ricchi non può che farmi piacere, dato che la maggiorparte di questi intoccabili si è trovata in questa situazione semplicemente perchè ha deciso di dire basta a queste assurde divisioni in Caste chiuse, una parte di induismo che andrebbe bruciata-.-
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Avevo un amico (...) che faceva il ricercatore a Oxford, con un contratto, guadagnava esattamente quattro volte lo stipendio di un dottore di ricerca in Italia.
Questo la dice lunga sulla motivazione dei nostri cervelli. E' una vergogna del nostro sistema che non investe in INNOVAZIONE E SVILUPPO ma è ancorato a logiche assurde.
Siamo impantanati, cosi' come lo è l'Università del resto. La produzione scientifica delle nostre Facoltà rispetto a quella degli USA è semplicemente ridicola e lo sanno tutti.
Vorrei sapere.
Questo è un tema che i nostri carissimi governanti e onorevoli - a 19mila euro al mese - possono affrontare si o no?
E' una semplice domandina.
[cc]
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Citazione:Messaggio inserito da ivobernardini
Avevo un amico (...) che faceva il ricercatore a Oxford, con un contratto, guadagnava esattamente quattro volte lo stipendio di un dottore di ricerca in Italia.
[cc]


Questa è una prova ma non solo ad Oxford funziona così. E' in italia che la situazione è assurda e incresciosa.
L'italia potrebbe essere un grande poese, invece deve essere sempre considerata l'ultima ruota del carro.
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
2,492
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Ivo, hai ragione, ma mi viene lo sconforto a vedere quello che siamo oggi. Come faremo a risollevarci? Ovunque si gaurdi ci si trova di fronte un muro di corruzione e menefreghismo!
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
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X Exterior: avevo capito la questione alzata da Ivo;ma, come per coincidenza il lunedì stavamo ad analizzare la questione delle caste in India, ho voluto inserire la questione qui, invece di aprire un nuovo post.

X Akiraa:pensa che il grande Gandhi lottava contro il pregiudizio e l'esistenza degli cosiddetti intoccabili (fuori casta);ma, era favorevole alla divisione della società in caste, non come forma di manutenzione dello status quo;ma, come forma di fare con che l'individuo potesse svolgersi come essere. Tutto sommato, l'idea centrale delle caste si basa sul principio della purificazione. Ovviamente, come in tutte le realzioni di potere fra dominante e dominati, la religiosità serve pure come allucinogeno per calmare eventuale conflitti. Anche se per un occidentale ritengo difficile capire la forza della spiritualità indú.
Qto alla questione che ho aggiunto a quella presentata da Ivo, volevo soltanto sentire il vostro parere.
Saluti!!!
 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
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La questione dei finanziamenti alla ricerca dovrebbe essere approcciata in modo differente , non certo con queste frasi fatte e scandalistiche.

Il problema della ricerca non è certo solo legato ai fondi...ma a come si gestiscono questi fondi e alla vergognosa struttura clientelare che fa capo alla rete di molti professori università.

Vogliamo che gli stipendi dei ricercatori siano più alti e promuovere la meritocrazia nella ricerca?
Facciamo come negli USA: chi si è laureato in una Università NON PUO' PER LEGGE fare domanda e sostenere esami per diventare ricercatore nella stessa Università in cui ha studiato: sciò, via, se vuoi provare prova in un altro posto. Perchè non facciamo un bel controllo incrociato sul nome dell'Università che si è frequentati da studenti e quella in cui si è ricercatori (almeno per i primi anni)?

In Italia sappiamo bene cosa si deve fare per diventare ricercatore...e allora se uno accetta di stare in un sistema clientelare ne paghi anche le conseguenze.

Che i ricercatori italiani pensino al loro stipendio invece di scendere in piazza e denunciare in modo duro e irrevocabile la situazione in cui sono costretti ad operare, beh mi fa abbastanza sorridere.

I soldi arrivano se la ricerca non solo è finanziata, ma si finanzia con risultati e mentalità diversa da quella di attendere sempre l'obolo e piangere costantemente miseria. E molti ricercatori italiani sono più o meno consciamente parte di quel sistema che li relega, tutto sommato giustamente ad essere l'ultima ruota del carro.

mah.....
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
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Bentornato, Brasi!!!
Per un attimo ho pensato che non tornassi più da noi:http://www.ieson.com/topic.asp?TOPIC_ID=26200
Qto riguarda a quello detto da te, vedo che la questione è ancora più grossa. Ossia, non passa solo a livello della valorizzazione o meno del lavoro intellettuale;ma, vedo che esiste tutta una politica quasi nepotista o paternalista nelle Università.
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Brasileiro, quello che dici è giusto, ma affronta un altro tipo di problema, che probabilmente ha poco a che vedere con il discorso dei fondi.
Non è vero che i fondi ci sono. Magari ci fossero.
la maggior parte dei ricercatori hanno uno stipendio di 800 euro che indubbiamente non è uno stipendio con cui poter costruirsi una casa e una famiglia.
Pochi superano i 1000 e raggiungono i 1200-1300, stipendio che, nonostante sia sicuramente confortevole, non credo premi tanto lo sforzo di giovani e non che lavorano come muli per migliorare questo paese.
Questi sono i numeri, come si dice, carta canta!

Io ho la fortuna di stare in una università giovane, con grande potenziale, dove nessuno lavora per conoscenze e/o raccomandazioni (oltretutto è risultata la miglior università in italia nel campo informatico e scientifico), ma solo per le proprie capacità. Certo, non è così dappertutto, però l'italia non ha mai finanziato adeguatamente l'università. Quindi, anche se attualmete in molti posti l'assegnazione dei posti di ricerca funziona in base alle raccomandazione è cmq il frutto di un'italia che è marcia alla base, non certo per la mancamza di fondi.


 

brasileiro

Utente
28 Novembre 2003
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Facciamo un discorso più ampio.

Pensiamo alle Università coma a delle Aziende, non nel senso che l'istruzione dovrebbe essere finalzzata al profitto, ma nel senso che le aziende possano acquistare ricerca e capitale di conoscenza dall'Università. Questo sarebbe un eccellente modo di finaziarsi, per non parlare di consulenza (perchè questi guru malpagati non si mettono a farla?) e forme più estese di partnership sponsorship. Pensa ancora ai tanto decantati USA. Le Business School e le Università stanno sul mercato e si finanziano anche attraverso il mercato.

Perchè le aziende italiano non lo fanno con le Università italiane, o se lo fanno lo fanno in misura molto minore di quello che dovrebbe essere? Sappiamo bene che R&D è un settore in cui il rischio correlato agli investimenti è alto, e difficile spesso da stimare. Un ente educativo può operare in condizioni di pressione molto inferiori a quelle di una azienda (il che può portare spesso l'azienda a scartare progetti ottimi ma dai ritorni non immediati)

Il motivo è che quelle che c'è nelle Università è visto, quasi sempre a ragione, come un mondo totalmente separato dalla realtà produttiva. Un mondo in cui tutte le qualità indispensabili per portare un business al successo sono scoraggiate attraverso una attenta selezione delle persone che vanno avanti, relegando qualsiasi atteggiamento di iniziativa e di innovaazione sbranato dalle staticità dei comportamenti delle convinzioni e delle azioni.

In tutto questo i ricercatori italiani che fanno? Lamentano per lo stipendio...io se lavorassi in una struttura come l'Università vedrei il loro stipendio come l'ultimo anello della catena di una serie di problemi che loro passivamente, accettano.

Io potrei veramente simpatizzare per loro se cominciassero, a livello di categoria, a ribaltare tutto a costringere i professori ad andarsene o a cambiare.

Ma sono stati selezionati secondo il criterio misto della capacità e della amicizia / deferenza, sono complici di quella mentalità che criticano.

E quindi, credo proprio che quegli 800 euro che si beccano se li meritino del tutto,e che tutti gli anni di studio che hanno alle spalle non hanno fatto loro capire che i diritti ad una vita migliore nessuno li regala.

Si conquistano.

ciao

B,

ciao

B.
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Brasi fai della filosofia spicciola, con cui non si mangia e non si campa una casa e una famiglia.
Quando mi sono laureato in medicina avevo l'opportunità di un dottorato di ricerca. Avrei dovuto fare lo scopino in Istituto ad attaccare fotocopie per sperare (un giorno dopo molti anni) di diventare ricercatore, con una paga da BIDELLO precario.
[?]
Poi è uscito un mega concorso alla USL l'ho vinto e ho guadagnato quattro volte quello stipendio.
Lo Stato ha perso uno scienziato, ma io ho guadagnato di che vivere. Ecco perchè l'Italia va male: perchè NON VALORIZZA LE INTELLIGENZE MA SOLO I LECCHINI e non valorizza chi sa le cose.
Non fare della filosofia spicciola, tu non avresti vissuto in una città cara come la mia con 800mila lire di allora (400 euro).
CAPITO?