La cosa più importante di uno shampoo sono i TENSIOATTIVI e non i cosiddetti principi attivi che spesso di attivo non hanno niente, considerando la bassa concentrazione, la soluzione impropria in cui sono dispersi e soprattutto il fatto che restano in testa solo pochissimi minuti e poi vengono completamente risciaquati.
Un discorso a parte meritano gli antiforfora i cui principi attivi essendo degli antibatterici (ketoconazolo, piroctone olamine, triclosan) sono in grado di dare una, seppur veloce, “disinfettata” alla cute e ai capelli.
Oltre il 90% degli shampoo in commercio hanno come base tensioattiva il “sodium laureth sulfate” assieme alla “cocamidopropyl betaine”, da evitare invece quelli a base di “sodium LAURYL sulfate” (da non confondere con LAURETH) e, ancora più aggressivi, quelli a base di “ammonium LAURYL sulfate”.
Oggi esistono dei tensioattivi semi-naturali derivati dal glucosio, uno zucchero (decyl glucoside, lauryl poliglucose, coco glucoside ecc) e dalle proteine idrolizzate dei cereali, soia, frumento, riso (potassium cocoyl hidrolyzed soy protein, ecc.. ecc..) .
Hanno ottimo potere detergente, sono VERAMENTE delicati e vale la pena spendere qualche euro in più..
Ad esempio alcune linee erboristiche come Helan e dottor Taffi sono stati in grado di sostituire nei loro shampoo completamente il sodium laureth sulfate e spesso anche la betaine (comunque sufficientemente delicata) con questi nuovi tensioattivi.
Insomma impariamo a leggere le etichette INCI e non solo ciò che è scritto sulla confezione, e tantomeno a valutare lo shampoo per l’effetto estetico di morbidezza che lascia appena dopo averlo usato.
Anche se uno si lava i capelli con il detersivo dei piatti del discount, a cui basta aggiungere una tazzina di olio di silicone (soprattutto) o di cloruro di cetrimomio, ci lascerà i capelli da subito morbidi e lucidi.
Ma alla lunga (e nemmeno tanto)…..