Sono perfettamente d'accordo con Cloud.
Il matrimonio riguarda un uomo e una donna, che abbiano osservato sacramenti, castità e insegnamenti evangelici e che si promettono, davanti a Dio, fedeltà eterna.
Non è un mio film, lo dice la Chiesa questo, che poi l'uso comune sia un altro è un altro discorso, infatti la mia frase era sarcastica e conferma ciò che voglio dire.
E' proprio in virtù di questo fatto che da un lato il matrimonio si presenta come un'istituzione che, così com'è, poco si adatta ai nostri tempi, e dall'altro la Chiesa non intende riconoscere, oltre alle sue origini evangeliche, che l'uomo si evolve per natura e la tradizione non è una griglia di comportamento ma un patrimonio storico e culturale. (Secondo lo stesso ragionamento, dovremmo scrivere con i glifi sumeri, dato che l'alfabeto risulterebbe un'assurda modernità.)
In mezzo ci sono milioni di persone che non solo non si riconoscono più in quella tradizione (strettina, meglio una scappatella ogni tanto) ma hanno anche da contestare quelli che sono diritti, né più né meno, di cittadini al pari loro.
Ivo, allora secondo te dovevano fare una legge sui pacs tout court, per far sposare, divorziare, sposare, divorziare, sposare, divorziare una marea di gay che preferiscono le avventure? Che senso ha?, non vuol direriconoscere un diritto. Ci sono un sacco di etero, analogamente, che preferiscono vivere milioni di avventure anziché sposarsi. Mica dicono che il riconoscimento della coppia è inutile!