Dell'articolo di Attivissimo, a me piace soprattutto l'ultima parte, che riassume bene il senso di questa storia:
Come ben sappiamo, qualsiasi storia di maltrattamento di animali, vera o falsa, fa perdere il lume della ragione a tanta gente e risveglia nei giornalisti la voglia di scoop che riempie intere pagine con poca fatica. La voglia di credere al luogo comune dell'artista moderno incomprensibile e insensibile, combinata col fatto che gli avvenimenti hanno avuto luogo in un paese lontano e primitivo, ha fatto il resto.
In sintesi, la storia funziona perché gioca sui nostri luoghi comuni: gli artisti moderni sono indecifrabili e farebbero qualsiasi cosa in nome della cosiddetta arte; i visitatori di queste mostre sono snob insensibili; i paesi latinoamericani sono rozzi e primitivi; la gente è crudele con gli animali e nessuno fa nulla per fermarli.
Ma paradossalmente funziona anche su un altro livello: ha dimostrato pienamente la tesi di Vargas, ossia che la gente è ipocrita. Con pochissime, nobili eccezioni, s'indigna e si mobilita per un animale messo in mostra a morire (apparentemente) di stenti, mentre fa finta di nulla quando incrocia la stessa creatura per strada.
Per questa storia si è mossa l'Organizzazione Italiana Protezione Animali e si è attivato persino il commissario UE Frattini per trovare la maniera di bandire Guillermo Vargas dall'Unione Europea. Ma scusate, il principio dell'innocenza fino a prova contraria che fine ha fatto? Allo stesso modo, temo che molta gente firmerà questa petizione assolutamente inutile e crederà con questo di aver fatto il proprio dovere di animalista DOC.
Io avrei una proposta: invece di firmare pigramente, andare a comperare una scatoletta di cibo per cani e portarla al rifugio per animali più vicino. Costa più fatica, ma è sicuramente un gesto più utile. E con lo stipendio di un commissario UE, o di un giornalista che ha riportato come assolutamente certa la notizia senza verificarla, chissà quante scatolette si potrebbero comperare.