Si sta cercando un colpevole,il simbolo di un male-malessere collettivo,un capo a cui dare una colpa o LA colpa, un nemico.
Oggi sono i rumeni, ieri erano gli albanesi, domani sarà qualcun'altro, altrove sono stati gli ebrei o la gente dalla pelle ambrata o dal culto diverso.
E mi chiedo: esiste davvero UN nemico ben identificato? O come per l'uomo è importante aggrapparsi ad un dio (lo scrivo in minuscolo non per distrazione) è altrettanto importante avere un nemico contro cui scagliare la propria rabbia e repressione personale?
Viviamo in un'epoca stanca, smollata, rabbiosa, insoddisfatta. Cosa c'è di più facile per venire a capo di questo clima mefitico del trovare un capro espiatorio e un qualcosa contro cui riversare tutta questa bava, tutta questa sete di vendetta?
Se le cose vanno bene è perché c'è Dio.
Se le cose vanno male evidentemente è colpa di qualcuno al di fuori di me. E' colpa dell'Altro - o merito dell'Altro.
Cosa significa questo? Per me rappresenta molto banalmente la repulsione che l'uomo prova nei confronti della parola RESPONSABILITA'. Facile relegarla agli altri, molto più difficile assumersela.
E se le cose non ci piacciono, anziché migliorare ciò ch'è ancora sano è più facile decidere di demolire ciò ch'è malato o che potrebbe diventarlo. Creare un nemico per poter convogliare tutta l'energia dell'uomo i un'unica direzione, senza dispersione di pensiero, senza perciò la possibilità di renderci conto che siamo noi i primi a farle andare male LE COSE.
Solidarietà al popolo rumeno e a tutti i popoli contro cui si scaglia questa dannata ondata xenofoba e repressiva: non è un popolo a stuprare o derubare la gente. E' il singolo. E il singolo è apolide -ma anche prodotto di una società malata come quella occidentale.
E solidarietàin primis a tutte quelle donne o uomini o bambini che subiscono anche la più violenza più piccola da parte di chichessia, italiano, croato, americano, rumeno, africano, inglese bianco, nero giallo, rosso donna o uomo che sia. C'è qualcosa che sta marcendo alle soglie del 2007 e non è fuori da noi. E' dentro.
Oggi sono i rumeni, ieri erano gli albanesi, domani sarà qualcun'altro, altrove sono stati gli ebrei o la gente dalla pelle ambrata o dal culto diverso.
E mi chiedo: esiste davvero UN nemico ben identificato? O come per l'uomo è importante aggrapparsi ad un dio (lo scrivo in minuscolo non per distrazione) è altrettanto importante avere un nemico contro cui scagliare la propria rabbia e repressione personale?
Viviamo in un'epoca stanca, smollata, rabbiosa, insoddisfatta. Cosa c'è di più facile per venire a capo di questo clima mefitico del trovare un capro espiatorio e un qualcosa contro cui riversare tutta questa bava, tutta questa sete di vendetta?
Se le cose vanno bene è perché c'è Dio.
Se le cose vanno male evidentemente è colpa di qualcuno al di fuori di me. E' colpa dell'Altro - o merito dell'Altro.
Cosa significa questo? Per me rappresenta molto banalmente la repulsione che l'uomo prova nei confronti della parola RESPONSABILITA'. Facile relegarla agli altri, molto più difficile assumersela.
E se le cose non ci piacciono, anziché migliorare ciò ch'è ancora sano è più facile decidere di demolire ciò ch'è malato o che potrebbe diventarlo. Creare un nemico per poter convogliare tutta l'energia dell'uomo i un'unica direzione, senza dispersione di pensiero, senza perciò la possibilità di renderci conto che siamo noi i primi a farle andare male LE COSE.
Solidarietà al popolo rumeno e a tutti i popoli contro cui si scaglia questa dannata ondata xenofoba e repressiva: non è un popolo a stuprare o derubare la gente. E' il singolo. E il singolo è apolide -ma anche prodotto di una società malata come quella occidentale.
E solidarietàin primis a tutte quelle donne o uomini o bambini che subiscono anche la più violenza più piccola da parte di chichessia, italiano, croato, americano, rumeno, africano, inglese bianco, nero giallo, rosso donna o uomo che sia. C'è qualcosa che sta marcendo alle soglie del 2007 e non è fuori da noi. E' dentro.