Ciao a tutti, è da un po’ che mi sono dato alla macchia, a febbraio ho dovuto affrontare una difficile situazione personale, per fortuna poi risolta… e anche una volta uscito ho preferito tenermi in ombra sul forum, leggendo ma evitando di postare
questo autunno stavo finalmente entrando in un periodo pieno di speranza per tante cose della mia vita, insomma uno di quei momenti in cui ti sembra di essere riuscito a mettere a posto un sacco di casini, e di essere sulla via per riuscire a mettere a posto anche quello che non va ancora… quando oggi ho ricevuto una notizia che è una mazzata e mi ha fatto ripensare a moltissime cose. Alcune di queste riguardano anche il mio tormentato rapporto con l’alopecia.
ho iniziato a scrivere qui due anni fa mi pare, quando avevo da poco iniziato a prendere di petto la questione, curandomi (prima non ero riuscito anche per motivi economici) e quindi non sono mai stato su questi lidi nella mia fase più pessimistica, ma vi assicuro che dal 2012 al 2016 mi sono letteralmente distrutto psicologicamente: il pensiero di perdere i capelli era un chiodo fisso che mi accompagnava sempre, e ha condizionato molti momenti della mia vita, con picchi durissimi in cui mi sembrava fosse impossibile essere felice. Cercavo di non parlarne con nessuno, perché mi vergognavo sia del mio aspetto, sia di come lo vivevo, ma mi sfogavo con le persone a me più vicine, i miei genitori e la ragazza con cui stavo all’epoca. Ci sono stati dei momenti in cui li ho letteralmente tormentati.
Ho passato giornate in cui ero intrattabile, nottate in cui piangevo come un pazzo, ho chiesto a queste persone aiuti che non potevano darmi, senza riuscire a lavorare minimamente sull’accettazione della cosa. Ricordo, ad esempio, una vacanze in un posto splendido in toscana, con io che mi rifiutavo di uscire dalla tenda perché troppo depresso, perché “non ne valeva la pena”. Ma soprattutto ricordo tanti momenti passati con mio padre, nel mio letto mentre piangevo con lui che mi ascoltava, oppure tante passeggiate con me completamente giù di morale mentre lo inondavo di infelicità, mentre gli dicevo che non vedevo speranza, che la vita faceva schifo perché ero diventato brutto, e cose del genere.
Credo che un po’ tutti voi sappiate bene come la valutazione oggettiva dell’aga conti fino a un certo punto: ogni diradamento è soggettivamente vissuto come grave. Oggi guardo le foto del 2013 ed è assurdo, perché quando furono scattate mi vergognavo, mentre ora è come se fossero altre foto, e come se mi vedessi diverso da com’ero allora, è come se quelle foto fossero mutate nel mentre. Mi chiedo come potessi stare così male, in fondo vedendomi in paragone ad adesso avevo più capelli, però allora era un dramma.
Mio padre fu con me anche quando nel febbraio del 2017 feci la mia prima visita da Gigli: mi accompagno in treno fino a Torino, mangiammo dei panini nel parchetto lì di fianco a porta Susa, poi dopo che uscì di lì ero felice come una pasqua, camminavo a 30 cm da terra… perché il dottore mi aveva detto che non ero messo male, mi aveva ascoltato, suggerito una cura più attenta, quindi non mi sentivo più passivamente incamminato verso un triste destino.. insomma mi aveva fatto entrare in una nuova modalità mentale, quella in cui perlomeno si pensa che si può provare a lottare, e si prova a difendere un po’ il buono che è rimasto, accettandolo. Ricordo che quella fu una grande giornata soprattutto per mio padre, che finalmente dopo anni mi vedeva con un atteggiamento completamente diverso. Da allora ci sono stati momenti in cui pensavo di non aver neanche più il problema, tipo il natale dell’anno scorso, ad altri in cui mi sono visto incredibilmente peggiorato (questo Giugno stavo riprendendo a sentirmi a terra, poi sempre Gigli mi ha tirato un po’ su dicendomi che secondo lui ero invece migliorato…)
Oggi è stato diagnosticato a mio papà un tumore alla pleura, ancora non ho capito in che stadio, di che gravità, quale sarà la cura, ma insomma si tratta pur sempre di una delle forme più terribili di tumore e le prospettive paiono veramente nefaste.
E quindi ripenso a tante cose del nostro rapporto, che non starò qui a raccontare, ma vi assicuro che c’è veramente una lunga storia complessa di situazioni in cui mi sono letteralmente aggrappato a lui. Ho trent’anni e credo siano 20 che mio padre non mi vede più veramente felice, gli ho addossato tutto, tutto il mio dolore e spesso anche le responsabilità… E una parte di queste cose riguardano appunto la mia fobia per l’alopecia. Lui è una persona forte, ma ha un amore sconfinato verso i figli e so che darebbe qualsiasi cosa pur di vederli felici.
Ovviamente ripenso a quelle lunghe passeggiate, le rivedo in modo completamente diverso, mi chiedo se avrò più la possibilità di passeggiare con lui e stavolta sfruttare questa opportunità senza affossarlo con tutta quella negatività, senza torturarmi e torturarlo. Fino a ieri pensavo a quei momenti come dei brutti ricordi che volevo solo rimuovere, adesso non so cosa darei per tornare lì. Non sto a giudicarmi per aver sofferto, però per aver trasmesso questa sofferenza a qualcuno a cui volevo bene, beh sì, stasera mi sento molto in colpa per averlo fatto.
Con questo messaggio non voglio dirvi che il vostro (nostro anzi) problema non è grave e siete dei piagnoni, oppure prima di disperarvi di pensare a questa storia, o cose del genere. Io capisco ancora bene come ci si sente. Mi dicevano ca**o piangi per i capelli, pensa se tu fossi malato, o uno dei tuoi genitori fosse malato... no, non serve veramente a nulla sentirselo dire...
Ho sempre preso il forum non come un luogo di istruzione ma di condivisione, (perlomeno da parte mia, che da insegnare non credo di avere nulla... da alcune persone qui però ho imparato molto), stasera dopo tanti anni rivedo tutta questa faccenda in modo completamente diverso e volevo raccontarvela. Magari mi fa stare un po' meglio, magari torna in qualche modo utile a qualcuno
questo autunno stavo finalmente entrando in un periodo pieno di speranza per tante cose della mia vita, insomma uno di quei momenti in cui ti sembra di essere riuscito a mettere a posto un sacco di casini, e di essere sulla via per riuscire a mettere a posto anche quello che non va ancora… quando oggi ho ricevuto una notizia che è una mazzata e mi ha fatto ripensare a moltissime cose. Alcune di queste riguardano anche il mio tormentato rapporto con l’alopecia.
ho iniziato a scrivere qui due anni fa mi pare, quando avevo da poco iniziato a prendere di petto la questione, curandomi (prima non ero riuscito anche per motivi economici) e quindi non sono mai stato su questi lidi nella mia fase più pessimistica, ma vi assicuro che dal 2012 al 2016 mi sono letteralmente distrutto psicologicamente: il pensiero di perdere i capelli era un chiodo fisso che mi accompagnava sempre, e ha condizionato molti momenti della mia vita, con picchi durissimi in cui mi sembrava fosse impossibile essere felice. Cercavo di non parlarne con nessuno, perché mi vergognavo sia del mio aspetto, sia di come lo vivevo, ma mi sfogavo con le persone a me più vicine, i miei genitori e la ragazza con cui stavo all’epoca. Ci sono stati dei momenti in cui li ho letteralmente tormentati.
Ho passato giornate in cui ero intrattabile, nottate in cui piangevo come un pazzo, ho chiesto a queste persone aiuti che non potevano darmi, senza riuscire a lavorare minimamente sull’accettazione della cosa. Ricordo, ad esempio, una vacanze in un posto splendido in toscana, con io che mi rifiutavo di uscire dalla tenda perché troppo depresso, perché “non ne valeva la pena”. Ma soprattutto ricordo tanti momenti passati con mio padre, nel mio letto mentre piangevo con lui che mi ascoltava, oppure tante passeggiate con me completamente giù di morale mentre lo inondavo di infelicità, mentre gli dicevo che non vedevo speranza, che la vita faceva schifo perché ero diventato brutto, e cose del genere.
Credo che un po’ tutti voi sappiate bene come la valutazione oggettiva dell’aga conti fino a un certo punto: ogni diradamento è soggettivamente vissuto come grave. Oggi guardo le foto del 2013 ed è assurdo, perché quando furono scattate mi vergognavo, mentre ora è come se fossero altre foto, e come se mi vedessi diverso da com’ero allora, è come se quelle foto fossero mutate nel mentre. Mi chiedo come potessi stare così male, in fondo vedendomi in paragone ad adesso avevo più capelli, però allora era un dramma.
Mio padre fu con me anche quando nel febbraio del 2017 feci la mia prima visita da Gigli: mi accompagno in treno fino a Torino, mangiammo dei panini nel parchetto lì di fianco a porta Susa, poi dopo che uscì di lì ero felice come una pasqua, camminavo a 30 cm da terra… perché il dottore mi aveva detto che non ero messo male, mi aveva ascoltato, suggerito una cura più attenta, quindi non mi sentivo più passivamente incamminato verso un triste destino.. insomma mi aveva fatto entrare in una nuova modalità mentale, quella in cui perlomeno si pensa che si può provare a lottare, e si prova a difendere un po’ il buono che è rimasto, accettandolo. Ricordo che quella fu una grande giornata soprattutto per mio padre, che finalmente dopo anni mi vedeva con un atteggiamento completamente diverso. Da allora ci sono stati momenti in cui pensavo di non aver neanche più il problema, tipo il natale dell’anno scorso, ad altri in cui mi sono visto incredibilmente peggiorato (questo Giugno stavo riprendendo a sentirmi a terra, poi sempre Gigli mi ha tirato un po’ su dicendomi che secondo lui ero invece migliorato…)
Oggi è stato diagnosticato a mio papà un tumore alla pleura, ancora non ho capito in che stadio, di che gravità, quale sarà la cura, ma insomma si tratta pur sempre di una delle forme più terribili di tumore e le prospettive paiono veramente nefaste.
E quindi ripenso a tante cose del nostro rapporto, che non starò qui a raccontare, ma vi assicuro che c’è veramente una lunga storia complessa di situazioni in cui mi sono letteralmente aggrappato a lui. Ho trent’anni e credo siano 20 che mio padre non mi vede più veramente felice, gli ho addossato tutto, tutto il mio dolore e spesso anche le responsabilità… E una parte di queste cose riguardano appunto la mia fobia per l’alopecia. Lui è una persona forte, ma ha un amore sconfinato verso i figli e so che darebbe qualsiasi cosa pur di vederli felici.
Ovviamente ripenso a quelle lunghe passeggiate, le rivedo in modo completamente diverso, mi chiedo se avrò più la possibilità di passeggiare con lui e stavolta sfruttare questa opportunità senza affossarlo con tutta quella negatività, senza torturarmi e torturarlo. Fino a ieri pensavo a quei momenti come dei brutti ricordi che volevo solo rimuovere, adesso non so cosa darei per tornare lì. Non sto a giudicarmi per aver sofferto, però per aver trasmesso questa sofferenza a qualcuno a cui volevo bene, beh sì, stasera mi sento molto in colpa per averlo fatto.
Con questo messaggio non voglio dirvi che il vostro (nostro anzi) problema non è grave e siete dei piagnoni, oppure prima di disperarvi di pensare a questa storia, o cose del genere. Io capisco ancora bene come ci si sente. Mi dicevano ca**o piangi per i capelli, pensa se tu fossi malato, o uno dei tuoi genitori fosse malato... no, non serve veramente a nulla sentirselo dire...
Ho sempre preso il forum non come un luogo di istruzione ma di condivisione, (perlomeno da parte mia, che da insegnare non credo di avere nulla... da alcune persone qui però ho imparato molto), stasera dopo tanti anni rivedo tutta questa faccenda in modo completamente diverso e volevo raccontarvela. Magari mi fa stare un po' meglio, magari torna in qualche modo utile a qualcuno