La poesia che ho inserito è stata scritta da S.Mallarmè, uno dei massimi esponenti della poesia decadente francese, fu genio sperimentatore e visionario. La poesia narra l'ultimo pomeriggio d'un fauno che, in questo caso, incarna allegoricamente il simbolo dell'amore puro che muore per la forza della sua stessa intensità;
nel contesto d'un paesaggio agreste e incantato .
Prelude a l'apremidi d'un faune (sintesi):
Quelle ninfe.. io le voglio eternare...
Così chiare sono le loro carni lievi,
che nell'aria assopita, volteggiano di folli sonni.
..Amai forse un sogno?
Dirama il dubbio.., antica notte,
tra fronde sottili che rimaste il bosco vero,
provano ch'io solo ahimé!
mi offrivo per trionfo, alla caduta ideale delle rose.
Pensiamo...
O se le donne di cui parli
fossero solo l'augurio dei tuoi sensi favolosi..
Come un illusione..
Fauno,
dagli occhi azzurri e freddi..,
come sorgente in pianto.
Nello stanco ed immobile deliquio,
fresco il mattino soffoca i calori.
Se non lotta nessun mormorio d'acqua..
che il mio flauto non versi alla boscaglia,
irrorata d'accordi
prima che perda il suono in una pioggia..
Inerte.. tutto brucia l'ora fulva del meriggo,
diritto e solo, sotto un'onda antica di luce,
gigli.. ed uno di voi tutti
per il candore dolce del loro labbro divulgato,
Il bacio..,
che assicura a bassa voce dalle perfidie,
il petto miope sempre intatto da prove,
testimonia un misterioso morso, dovuto a qualche dente augusto;
Sogno in un luogo assolo, d'incantare..
la bellezza dei luoghi
con fallaci mescolanze tra essi e il nostro canto.
Far così, per quanto alto si moduli l'amore,
far svanire dall'ordinario sogno..
il dorso, fianco puro, seguito dai miei sguardi chiusi,
una sonora, vana, uguale linea.
Torna dunque, strumento delle fughe,
O maligna siringa, a rifiorire
Ai laghi ove m'attendi!
Io, di mia voce fiero..
voglio parlare lungamente di dee..
e con pitture d'idolatra,
all'ombra loro.. sciogliere cinture
Ancora: così quando lo splendore
ho succhiato dell'uve..
per bandire un rimorso già eluso da finzione,
alzo beffardo... al cielo dell'estate
il grappolo vuoto e le chiare bucce.
Soffiando, avido ed ebbro, fino a sera
In esse guardo.
Oh ninfe,
rigonfiamo Di RICORDI diversi:
Aprendo i giunchi
Il mio occhio dardeggiava su ogni fo
nel contesto d'un paesaggio agreste e incantato .
Prelude a l'apremidi d'un faune (sintesi):
Quelle ninfe.. io le voglio eternare...
Così chiare sono le loro carni lievi,
che nell'aria assopita, volteggiano di folli sonni.
..Amai forse un sogno?
Dirama il dubbio.., antica notte,
tra fronde sottili che rimaste il bosco vero,
provano ch'io solo ahimé!
mi offrivo per trionfo, alla caduta ideale delle rose.
Pensiamo...
O se le donne di cui parli
fossero solo l'augurio dei tuoi sensi favolosi..
Come un illusione..
Fauno,
dagli occhi azzurri e freddi..,
come sorgente in pianto.
Nello stanco ed immobile deliquio,
fresco il mattino soffoca i calori.
Se non lotta nessun mormorio d'acqua..
che il mio flauto non versi alla boscaglia,
irrorata d'accordi
prima che perda il suono in una pioggia..
Inerte.. tutto brucia l'ora fulva del meriggo,
diritto e solo, sotto un'onda antica di luce,
gigli.. ed uno di voi tutti
per il candore dolce del loro labbro divulgato,
Il bacio..,
che assicura a bassa voce dalle perfidie,
il petto miope sempre intatto da prove,
testimonia un misterioso morso, dovuto a qualche dente augusto;
Sogno in un luogo assolo, d'incantare..
la bellezza dei luoghi
con fallaci mescolanze tra essi e il nostro canto.
Far così, per quanto alto si moduli l'amore,
far svanire dall'ordinario sogno..
il dorso, fianco puro, seguito dai miei sguardi chiusi,
una sonora, vana, uguale linea.
Torna dunque, strumento delle fughe,
O maligna siringa, a rifiorire
Ai laghi ove m'attendi!
Io, di mia voce fiero..
voglio parlare lungamente di dee..
e con pitture d'idolatra,
all'ombra loro.. sciogliere cinture
Ancora: così quando lo splendore
ho succhiato dell'uve..
per bandire un rimorso già eluso da finzione,
alzo beffardo... al cielo dell'estate
il grappolo vuoto e le chiare bucce.
Soffiando, avido ed ebbro, fino a sera
In esse guardo.
Oh ninfe,
rigonfiamo Di RICORDI diversi:
Aprendo i giunchi
Il mio occhio dardeggiava su ogni fo