la calvizie nella storia..............

castanochiaro

Utente
25 Maggio 2006
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“..se è vero com’è vero, che l’uomo è fra tutte le creature la più divina fra gli uomini che hanno avuto la fortuna di perdere i capelli, l’individuo completamente calvo è in assoluto l’essere più divino sulla terra” (Sinesio di Cirene 370-413 d.C.)

Correva il I sec. d.C. quando il sofista Dione di Prusa scrisse “l’Elogio della capigliatura”.
Tre secoli più tardi, A.D. 396, gli rispose Sinesio di Cirene, un particolarissimo spelacchiato, sofista anch’esso: pagano convertito, divenuto vescovo senza aver ancora ricevuto il battesimo, concentra nella sua personalità le contraddizioni del tempo.
Sullo sfondo delle invasioni barbariche, del conflitto non ancora sopito fra paganesimo e cristianesimo, proprio dello stesso autore (“Vescovo pagano”), il secolo IV d.C. è dominato da profondi contrasti: animato dalla speranza di conciliare gli opposti, il nostro, impregnato di un neoplatonismo prossimo all’ascesi, malgrado una sofferta e opportunistica conversione, non riuscì mai a sradicare la solida formazione ellenista assimilata dalla maestra Ipazia.
La testimonianza più evidente di questo dualismo è proprio “l’Elogio della calvizie”, la sua opera più nota: a pieno titolo un “divertimento” assimilabile ai paigna (archetipo nell’Encomio di Elena e uno sviluppo negli elogi paradossali della Seconda Sofistica).
L’opera di Sinesio non appare solo un mero esercizio dialettico volto a rivelare la tecnica del retore e spu***nare il capellone di turno: le agghiaccianti vicissitudini del pelo in caduta libera, del capello deceduto, conferiscono all’Elogio un palpito di verità e di sofferenza mal tollerata, magari pregna di quel timore chiamato “sindrome da bieco capelluto soffia-femmine”, che l’abbondanza di citazioni classiche, mitologiche, con tutte le loro debolezze e forzature, non riescono a celare.
L’urgenza di riconciliarsi col suo cranio disadorno lo spinge a una sequela di consolanti paradossi: il lettore moderno, più o meno ipertricotico, che sappia navigare leggero fra rimembranze omeriche e citazioni platoniche, potrà apprezzare.
Come non rimanere ammirati dalla capacità di Sinesio, oltre ogni dogmatismo estetico, di vedere il meglio dove gli altri vedono l’abominio?
I calvi: le loro teste “levigate e liscie come uova”, segno di saggezza, di integrità morale e di buona salute, sono assimilate ai pianeti, alla sfericità perfetta dei corpi celesti. Crani privi di residui animali (manco lupeschi? n.d.r.), diventano il tempio della divinità che alberga n
 

castanochiaro

Utente
25 Maggio 2006
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“..se è vero com’è vero, che l’uomo è fra tutte le creature la più divina fra gli uomini che hanno avuto la fortuna di perdere i capelli, l’individuo completamente calvo è in assoluto l’essere più divino sulla terra” (Sinesio di Cirene 370-413 d.C.)

Correva il I sec. d.C. quando il sofista Dione di Prusa scrisse “l’Elogio della capigliatura”.
Tre secoli più tardi, A.D. 396, gli rispose Sinesio di Cirene, un particolarissimo spelacchiato, sofista anch’esso: pagano convertito, divenuto vescovo senza aver ancora ricevuto il battesimo, concentra nella sua personalità le contraddizioni del tempo.
Sullo sfondo delle invasioni barbariche, del conflitto non ancora sopito fra paganesimo e cristianesimo, proprio dello stesso autore (“Vescovo pagano”), il secolo IV d.C. è dominato da profondi contrasti: animato dalla speranza di conciliare gli opposti, il nostro, impregnato di un neoplatonismo prossimo all’ascesi, malgrado una sofferta e opportunistica conversione, non riuscì mai a sradicare la solida formazione ellenista assimilata dalla maestra Ipazia.
La testimonianza più evidente di questo dualismo è proprio “l’Elogio della calvizie”, la sua opera più nota: a pieno titolo un “divertimento” assimilabile ai paigna (archetipo nell’Encomio di Elena e uno sviluppo negli elogi paradossali della Seconda Sofistica).
L’opera di Sinesio non appare solo un mero esercizio dialettico volto a rivelare la tecnica del retore e spu***nare il capellone di turno: le agghiaccianti vicissitudini del pelo in caduta libera, del capello deceduto, conferiscono all’Elogio un palpito di verità e di sofferenza mal tollerata, magari pregna di quel timore chiamato “sindrome da bieco capelluto soffia-femmine”, che l’abbondanza di citazioni classiche, mitologiche, con tutte le loro debolezze e forzature, non riescono a celare.
L’urgenza di riconciliarsi col suo cranio disadorno lo spinge a una sequela di consolanti paradossi: il lettore moderno, più o meno ipertricotico, che sappia navigare leggero fra rimembranze omeriche e citazioni platoniche, potrà apprezzare.
Come non rimanere ammirati dalla capacità di Sinesio, oltre ogni dogmatismo estetico, di vedere il meglio dove gli altri vedono l’abominio?
I calvi: le loro teste “levigate e liscie come uova”, segno di saggezza, di integrità morale e di buona salute, sono assimilate ai pianeti, alla sfericità perfetta dei corpi celesti. Crani privi di residui animali (manco lupeschi? n.d.r.), diventano il tempio della divinità che alberga n
 

castanochiaro

Utente
25 Maggio 2006
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“..se è vero com’è vero, che l’uomo è fra tutte le creature la più divina fra gli uomini che hanno avuto la fortuna di perdere i capelli, l’individuo completamente calvo è in assoluto l’essere più divino sulla terra” (Sinesio di Cirene 370-413 d.C.)

Correva il I sec. d.C. quando il sofista Dione di Prusa scrisse “l’Elogio della capigliatura”.
Tre secoli più tardi, A.D. 396, gli rispose Sinesio di Cirene, un particolarissimo spelacchiato, sofista anch’esso: pagano convertito, divenuto vescovo senza aver ancora ricevuto il battesimo, concentra nella sua personalità le contraddizioni del tempo.
Sullo sfondo delle invasioni barbariche, del conflitto non ancora sopito fra paganesimo e cristianesimo, proprio dello stesso autore (“Vescovo pagano”), il secolo IV d.C. è dominato da profondi contrasti: animato dalla speranza di conciliare gli opposti, il nostro, impregnato di un neoplatonismo prossimo all’ascesi, malgrado una sofferta e opportunistica conversione, non riuscì mai a sradicare la solida formazione ellenista assimilata dalla maestra Ipazia.
La testimonianza più evidente di questo dualismo è proprio “l’Elogio della calvizie”, la sua opera più nota: a pieno titolo un “divertimento” assimilabile ai paigna (archetipo nell’Encomio di Elena e uno sviluppo negli elogi paradossali della Seconda Sofistica).
L’opera di Sinesio non appare solo un mero esercizio dialettico volto a rivelare la tecnica del retore e spu***nare il capellone di turno: le agghiaccianti vicissitudini del pelo in caduta libera, del capello deceduto, conferiscono all’Elogio un palpito di verità e di sofferenza mal tollerata, magari pregna di quel timore chiamato “sindrome da bieco capelluto soffia-femmine”, che l’abbondanza di citazioni classiche, mitologiche, con tutte le loro debolezze e forzature, non riescono a celare.
L’urgenza di riconciliarsi col suo cranio disadorno lo spinge a una sequela di consolanti paradossi: il lettore moderno, più o meno ipertricotico, che sappia navigare leggero fra rimembranze omeriche e citazioni platoniche, potrà apprezzare.
Come non rimanere ammirati dalla capacità di Sinesio, oltre ogni dogmatismo estetico, di vedere il meglio dove gli altri vedono l’abominio?
I calvi: le loro teste “levigate e liscie come uova”, segno di saggezza, di integrità morale e di buona salute, sono assimilate ai pianeti, alla sfericità perfetta dei corpi celesti. Crani privi di residui animali (manco lupeschi? n.d.r.), diventano il tempio della divinità che alberga n
 

the cure

Utente
7 Ottobre 2005
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Ho letto con piacere questo post, lo ammetto. Un approccio interessante e poi Marlin conosce bene le virtù del peperoncino in questo senso, non può che confermare l'antica sapienza calabrese!
 

tempions

Utente
15 Maggio 2003
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Citazione:Messaggio inserito da castanochiaro

infine i rimedi degli antichi....

Papiro Ebers: grasso di leone 1 dose, grasso di ippopotamo 1 dose, grasso di coccodrillo 1 dose, grasso di gatto 1 dose, grasso di serpente 1 dose, grasso di stambecco 1 dose. Fare un’unica cosa, ungerne la testa di un calvo [:D]

Ippocrate: barbabietola, oppio, piccione ed equiseto.[8)]

Plinio il Vecchio: strofinare con della soda la parte dei capelli dove sono caduti, quindi applicare un infuso di vino, zafferano, pepe, aceto, laserpizio e sterco di topo.[:eek:)]

Monaci medievali: mandragola e feci di gatto, laudano e mirra.[xx(]

Vecchia lozione calabrese: far macerare al buio per otto giorni 3 peperoncini in un litro di alcool. Filtrarla e frizionare due volte al giorno.[ov]

Pietro Donavita (XVIII sec.): strofinare la pelata con grasso d’orso mescolato a cenere di ghiande. Oppure: piglia tre rane vive, e falle abbrustiare in una pignatta; mescola la cenere con miele, e con questo ungi il luogo ove tu vuoi che nascano i capelli, et in breve abbondantemente nasceranno [tp]





ahauahu
Mi chiedo se fra 200 anni qualcuno su un forum (se esisteranno ancora) scriverà tra i rimedi degli antichi :
- minox + agenti 2 volte al di' x 1ml ; fina al mattino, locoidon a giorni alterni e serenoa la sera...

Dai che qualche progresso c'è stato!
 

klaus meine

Utente
8 Febbraio 2006
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Domanda: chi sovvenzionava all'epoca tali ricerche?[:p]E soprattutto, come si faceva a scoprire le proprietà taumaturgiche di questi ingredienti???[:D]


 

listadevil

Utente
24 Settembre 2005
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ragazzi questo post è decisamente off-topic e quindi verrà bloccato!

Chi proverà a riaprire di nuovo verra bannato ho passerà 24 ore della sua vita in compagnia di castano chiaro.
CHIARO!!
 

ronald

Utente
6 Maggio 2003
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915
ho letto quel libercolo di sinesio, proprio quando iniziavano i primi problemi lo trovai in libreria per caso, ero al mare mi ricordo. purtroppo al contrario dell'autore non mi considerai mai un essere divino. sob
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
12,792
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Citazione:Messaggio inserito da ListaDevil
ragazzi questo post è decisamente off-topic e quindi verrà bloccato!

Chi proverà a riaprire di nuovo verra bannato ho passerà 24 ore della sua vita in compagnia di castano chiaro.
CHIARO!!


Ahahaha!!! Lista per moderatore!!![:D][:D][:D]